È un po’ come una lunga corsa a tappe. Quando senti ogni traguardo come decisivo, o almeno un po’ più importante di quello precedente, anche se sai che se non ci fossero stati gli altri, col cavolo che saresti arrivato fin qui. Più o meno con questo spirito gli attivisti del comitato “Una spiaggia per tutti”, si sono recati questa mattina all’esterno della sede del consiglio comunale in via Verdi, in attesa di una buona notizia che avrebbe potuto anche non arrivare mai.
Mentre fuori si presidiava, infatti, battagliando per ottenere la “concessione” di lasciar entrare un paio di militanti ad assistere al consiglio, all’interno si discuteva l’approvazione della delibera di iniziativa popolare proposta da quattordicimila napoletani – coordinati appunto dal comitato – che hanno chiesto la destinazione a spiaggia pubblica e gratuita di tutto il litorale bagnolese, compreso tra Nisida e Pozzuoli.
Entrare dentro, però, è tutt’altro che facile. Il palazzo è presidiato da una ventina di poliziotti e qualche vigile urbano, ben decisi a impedire che una delegazione di cittadini possa addirittura assistere i propri rappresentanti nell’esercizio delle proprie funzioni. All’esterno dell’edificio, con il passare delle ore, si radunano così più di cento persone: oltre al comitato per la spiaggia, infatti, ci sono i lavoratori della NapoliSociale (senza stipendio da tre mesi) e quelli del Caan, il centro agro alimentare di Napoli. Questi ultimi, in particolar modo, le tentano tutte per far presente ai giornalisti che mentre loro sono a spasso (non si capisce bene se tutti, qualcuno o nessuno percepisca la cassa integrazione), l’azienda fa lavorare ogni giorno decine di extracomunitari, «a nero e a dieci euro al giorno».
La promessa ricevuta da ciascuno dei gruppi, di poter fare entrare una delegazione all’interno del palazzo, in ogni caso, si rivela una bufala, e così fuori si comincia a rumoreggiare. Si invoca la discesa dei consiglieri (ognuno sembra avere un proprio referente), ma ogni qualvolta qualcuno si fa vedere, sempre attento a non allontanarsi troppo dagli agenti della municipale, ne vien fuori un buco nell’acqua. Nonostante le proteste dei consiglieri, infatti, la seduta resta blindata, per espresso ordine del presidente Pasquino. Mentre i lavoratori rumoreggiano, in un tripudio di insulti ai politici, fischietti e campanelli di biciclette suonati all’impazzata, un consigliere del Pdl, Stanislao Lanzotti scende per provare a parlamentare con loro. L’accoglienza però non è buona, e ne vien fuori l’ennesimo parapiglia. Lanzotti ha la malsana idea di rispondere male, vola qualche parola grossa, e il risultato è un movimentato ritorno nel palazzo, prima che a quelli del Caan si presenti davanti la possibilità linciarlo definitivamente.
Le schermaglie vanno avanti per un po’, mentre il consiglio comunale inizia con più di un’ora di ritardo. Durante uno degli accesi confronti, una signora finisce a terra, non si capisce se colpita da un agente o da un malore, anche se l’evento sarà la scintilla capace di provocare finalmente il via libera: le delegazioni possono salire, il consiglio comunale sarà pubblico, per gentile concessione del professor Raimondo Pasquino. Dopo l’ingresso dei delegati, il presidio perde decisamente di appeal. Una buona parte dei NapoliServizi abbandona il campo, mentre quelli della spiaggia rimangono in attesa della notizia che deciderà le sorti della battaglia per il litorale pubblico.
È questo il momento in cui i giornalisti, di carta stampata e web soprattutto, possono sbizzarrirsi. Qualcuno si rammarica per aver perso i vari (anche se minimi) contatti tra la polizia e i manifestanti. «Ma l’hann’ caricat’?», fa un fotografo, rimanendo sollevato quando gli rispondono che tutto sommato non è accaduto niente di serio; tutti, però, possono rifarsi riprendendo i soliti sfoghi dei poveri lavoratori, che approfittano del microfono per spiegare (per l’ennesima volta) la propria situazione, e tirare fuori tutta la rabbia che hanno in corpo. Il momento più bello lo regala una giornalista di Repubblica, che solo dopo aver ricevuto dieci minuti di spiegazione da quelli di Una spiaggia per tutti, si rende conto che la protesta non è contro il cambiamento della mission di Bagnolifutura (provvedimento che doveva inizialmente essere discusso in consiglio oggi, ma che è slittato di almeno una settimana, e soprattutto da almeno una settimana). E così, con magica leggerezza, dopo aver compreso la propria defaillance, annota qualcosa sul taccuino, saluta tutti sorridendo, e va via.
Restano fuori invece gli altri, aspettando – mentre il sole va e viene – il proprio Godot. Alle 15:49 ricomincia il consiglio dopo una pausa, ma del provvedimento ancora non si è discusso, nonostante dovesse essere il primo all’ordine del giorno. Intorno alle 17:00, quando qualcuno già non ci sperava più, arriva dalle finestre l’ufficialità: la delibera è stata approvata, con un solo voto contrario e due astenuti. Una delle paure, all’interno del movimento, era che qualche emendamento potesse sconvolgere la proposta popolare. Anche questo pericolo, però, è scongiurato, dal momento che il testo è stato approvato così come proposto dal comitato, salvo un paio di mozioni di accompagnamento. L’entusiasmo è palese, si tratta indubbiamente di una grossa vittoria, ma come si diceva sopra, non certo dell’ultima tappa: «Adesso – sottolineano i portavoce del comitato – bisogna far si che quello che è scritto nella delibera diventi realtà, e nei tempi più veloci possibili. Senza nascondersi dietro il dito delle risorse da investire, che sono molto inferiori rispetto a tante altre, a cominciare da quelle utilizzate per i grandi eventi».
Come dire, ogni tanto, anche in questo porco mondo, è bello portare a casa i tre punti. (riccardo rosa)
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