«E con questa abbiamo rotto il cazzo proprio a tutti! Mancano solo Putin e Zielinski». Commenta così, Giovanni – elettricista di formazione, ma di fatto disoccupato, eppure fuori dai parametri del reddito di cittadinanza – l’incontro di questa mattina tra una delegazione del gruppo dei disoccupati organizzati 7 Novembre e il presidente della Repubblica Mattarella, in visita a Napoli per l’inaugurazione dell’anno accademico della Federico II. Mattarella arriva in città intorno alle 11, attraversando il centro blindato dalle forze dell’ordine e scortato da una fila chilometrica di auto blu e van con targa militare. Il presidente trova ad accoglierlo un gruppo di circa cento disoccupati che, dopo essere stati bloccati dagli agenti in tenuta antisommossa all’altezza di piazza Borsa, erano riusciti a raggiungere attraverso vie laterali lo scalone della Minerva, ingresso principale della sede centrale dell’università. Dopo una trattativa non troppo complicata, ai disoccupati viene concesso di incontrare il presidente in delegazione, per la consegna di un documento. È un incontro molto veloce, mentre i punti più politici verranno affrontati successivamente all’esterno della sede universitaria con il prefetto Iannielli, direttore dei servizi di sicurezza del Quirinale. È a quest’ultimo che vengono illustrate, in vista dell’incontro interministeriale di questa settimana a Roma, le difficoltà che la platea incontra rispetto allo sblocco della vertenza, giunta a un momento decisivo, dopo i corsi di formazione effettuati negli ultimi mesi, sfruttando le risorse di Garanzia giovani e Garanzia occupabilità lavoratori. Quello che manca, per l’inserimento lavorativo, è però la modifica dello statuto di due cooperative che implementano i servizi comunali di manutenzione del verde e pulizia, senza la quale le stesse cooperative non possono procedere ad alcuna assunzione.
Mentre i disoccupati incontravano Mattarella, ma praticamente tutti i vigili urbani si radunavano per gestire gli ingorghi tra piazza Borsa e piazza Nicola Amore, poco lontano, nei pressi delle scale di San Marcellino, un gruppo di circa quaranta studenti provava a muoversi verso corso Umberto per incontrare a propria volta il presidente. Il tentativo però non andava a buon fine, a causa dei numerosi e ripetuti blocchi delle forze dell’ordine. Una volta nei pressi di piazzetta Nilo, quando il gruppo stava per sciogliersi, e gli studenti cominciavano a separarsi seguiti a gruppetti da agenti della Digos, alcuni tra questi sono entrati in contatto con un piccolo nucleo di celerini, che ha attaccato in maniera insensata i ragazzi e le ragazze colpevoli di “avere affrettato il passo”. Per giorni, gli studenti napoletani, in particolare quelli che hanno dato vita a un’occupazione dell’università Orientale durata tutta la scorsa settimana, avevano elaborato un documento che mette in luce gli ambigui rapporti di una serie di atenei italiani, tra cui le stesse università Orientale e Federico II, con aziende israeliane e in particolare alcune legate alla produzione di armamenti. Dopo il corteo dello scorso sabato, in solidarietà con il popolo palestinese e contro l’aggressione militare israeliana a Gaza, gli studenti si erano dati appuntamento per questa mattina, con l’idea di condividere le loro rimostranze con il presidente della Repubblica. Un’idea parecchio ambiziosa, considerando che il documento evidenzia rapporti tra l’università e l’industria militare internazionale e chiede una presa di posizione ai rettori della Crui e un intervento diretto del presidente per un immediato cessate il fuoco a Gaza.
Mentre però gli studenti cercavano di inventarsi qualcosa per raggiungere il palazzo, le auto blu della delegazione presidenziale ricominciavano a sfrecciare su corso Umberto, destinazione Scampia, dove Mattarella avrebbe visitato il polo universitario, approvato “i grandi sforzi effettuati” ed elargito qualche perla a uso e consumo dei titolisti dei giornali (la Scampia post-Gomorra e l’Europa come ambito politico – sic! – di collaborazione tra stati).
Alle 12:30 i manifestanti di corso Umberto lasciano l’area. Qualcuno che si era allontanato per un caffè e ha avuto la sfortuna di provare a raggiungere il gruppo al momento della parata di auto blu, viene bloccato e trattato non proprio con le buone da agenti molto agitati. «Tutto a posto, ispetto’?», chiede un delegato dei disoccupati. Il dirigente della questura gli spiega che gli animi si erano agitati a causa del tentato blitz degli studenti. «Tutt’apposto allora. M’avevano preso pe’ nu studente fuori corso». (riccardo rosa)
POST SCRIPTUM
Dopo aver ricompattato il gruppo di manifestanti e aver effettuato alcuni interventi al megafono all’esterno della sede centrale dell’università, gli studenti sono riusciti a raggiungere il polo di Scampia e a consegnare alla delegazione presidenziale il loro documento di denucia sui rapporti tra le università italiane e le imprese militari israeliane.