Non poteva che finire così. Perdere la Supercoppa ma “a testa alta”, certificando il ritorno del Napoli tra le squadre subalterne. Perdere la Supercoppa per gli errori arbitrali, specialità napoletana. L’espulsione di Simeone avrebbe fatto sicuramente ridere Gigi Riva, che proprio ieri è morto ed è stato ricordato con una grafica improvvisata e proiettata a
ll’intervallo nello stadio Re Sa’ud di Riyad. In una bella intervista a Gianni Mura di vent’anni fa, Riva sembra commentare l’episodio chiave della finale tra Napoli e Inter.
Adesso faccio fatica a seguire fino al novantesimo, ma mi sforzo, per dovere. Non sopporto le moviole, le frasi tipo: “Ecco, la maglia è leggermente tirata, c’è trattenuta, è rigore”; oppure: “Anche se minimo un contatto con la caviglia sinistra c’è stato”. Sarà che ho vissuto un calcio in cui certi liberi tiravano una riga vicino alla loro area e dicevano: “Se la passi ti spacco”. Tempi in cui per ottenere un rigore a Milano o a Torino non bastava un certificato medico di quindici giorni. Ma tutto questo rovina il calcio, che è un gioco fisico. Io sarei spietato coi simulatori: prova tv e anche cinque giornate di squalifica. Mi ha fatto sincera pena quel difensore dell’Udinese, Bertotto, con Adriano che avanzava lui pedalava all’indietro, non lo sfiorava nemmeno per paura del rosso. Ma che calcio è, così iperprotettivo?”. (gigi riva intervistato da gianni mura, repubblica, novembre 2004)
Che calcio è, caro Gigi?
I novanta minuti sono diventati cento, e tutto quello che succede in campo è marginale rispetto a quello che succede fuori. Le polemiche, il razzismo e la solidarietà di facciata, le quote, i pronostici, gli expected goals. Ogni giorno diventa vigilia di una partita e commento di quella precedente. Le tribune sportive, i processi, le analisi, il calciomercato.
Il bello del calcio va in onda su Televomero ed è una storica produzione televisiva napoletana. Ci sono opinionisti nazionali che si confrontano con quelli locali, il solito format ma con pretese più alte. L’ultima puntata è cominciata così: accanto alla conduttrice c’erano due giovani circensi, una delle quali se ho ben capito diretta discendente della famiglia Togni. Erano in studio per reclamizzare il circo, che è in città per qualche giorno. Una delle due aveva in braccio un pinguino di nome Cocotte, al quale sono stati rivolti molti complimenti. Solo che Cocotte era evidentemente a disagio e ha deciso di evacuare in diretta, costringendo la conduttrice a lanciare la pubblicità e a chiamare gli inservienti per la pulizia.
Nel corso della stessa trasmissione può capitare di assistere a una stupefacente mise en abyme: al centro dello studio viene collocato un tavolino, e solo quattro tra i migliori opinionisti si siedono. A loro è concesso mangiare pezzi di formaggio e bere vino, rispondendo a domande su Raspadori. Gli altri commentatori diventano spettatori. E noi guardiamo loro guardare. Un giorno capiremo perché.
L’espulsione di Simeone ha cambiato la partita. Probabilmente il Napoli avrebbe perso anche in undici, non lo sapremo mai. Sull’arbitro Rapuano si sono scagliati tutti.
«Dispiace che sia stato ancora l’arbitro a decidere una partita del genere». (ivan zazzaroni)
«Si è toccato il punto più basso della storia recente del calcio».(carlo alvino)
«Finale sporcata anche dai fischi arabi alla morte di Gigi Riva, una leggenda, è una responsabilità della Lega Serie A. È una partita illegale!». (umberto chiariello)
De Laurentiis ha preferito non attaccare direttamente gli arbitri, facendo deragliare il discorso verso Lega Calcio, diritti, stadio virtuale, scugnizzeria, preferenze gastronomiche.
Devo ammettere che mi ha molto colpito la crescita e la democratizzazione dell’Arabia, in pochi mesi, si è trasformata in un paese apertissimo. Diventerà la centrale del nuovo mondo, ho visto un luogo che annebbia Disneyland. Con centomila gru costruiranno un nuovo paese. Sono furbi e intelligenti questi arabi: usano il calcio per attrarre la gente in vista del 2030. (aurelio de laurentiis)
Che calcio è, caro Gigi? (el trinche carlovich)