È arrivato a Bagnoli sereno e sorridente, lunedì pomeriggio, per la seconda volta in poco più di un mese, il sindaco Manfredi, per dare conto alla cittadinanza degli avanzamenti riguardanti il processo di bonifica del Sito di interesse nazionale Bagnoli-Coroglio, per il quale è commissario straordinario. È stato accolto da salamelecchi e riverenze, ringraziato a oltranza dai consiglieri di maggioranza e opposizione, ossequiato per aver fatto null’altro che il proprio dovere: spiegare ai cittadini a che punto siamo con le operazioni e dare un senso a un’assemblea, quella della Decima municipalità, che negli ultimi dieci anni si è rivelata buona solo a far adottare aiuole ai commercianti e a far girare qualche spicciolo attraverso progetti e progettini.
Manfredi sorride, perché carte da mettere sul tavolo ne ha: l’azzeramento dei contenziosi (il sindaco dimentica che quello con la Cementir è ancora aperto, ma poi si corregge); il completamento del processo di bonifica dell’ex area Eternit, l’inizio della bonifica del Parco dello sport, l’approvazione in sede nazionale (ministero dell’ambiente, Ispra, Istituto superiore sanità) dei progetti sulle zone edificatorie e il Parco urbano, e persino una data credibile: la fine della bonifica a terra per dicembre 2026. A quel punto, però, saranno finiti anche i soldi.
Soldi che mancano per le infrastrutture, le strade e le fogne (per le quali il progetto è stato già approvato); per il lungomare e per il Parco (si sta ultimando il progetto esecutivo); per la bonifica del mare – e tanti: più o meno seicento milioni – indispensabile per la piena attuazione del Praru, che prevede balneabilità totale del litorale e spiaggia pubblica.
Eppure il sindaco continua a sorridere. Non ha colpe, dice, anzi sta discutendo con Fitto (ministro per le politiche di coesione) per riprendere il discorso nella cabina di regia che sarà riconvocata a breve, pare, dopo un anno di latitanza. Seicento milioni da trovare sono tanti, senza contare i duecentocinquanta circa per rigenerazione e infrastrutture, soprattutto perché il più piccolo violino del mondo, che in questi anni ha suonato per gli amministratori di mezza Europa (vedi Pnrr), non è strumento adatto a questa causa, per colpa delle lunghe tempistiche previste dal progetto.
E allora, sindaco? Che ti ridi? I fondali, gli arenili, la colmata? Il lungomare e il Parco urbano? Manfredi invoca calma: «Non esisteva un progetto, noi l’abbiamo fatto. […] Si tratterà della più grande bonifica a mare mai realizzata in Europa», rassicura la platea di cittadini e comitati di quartiere. «Abbiamo anche messo su carta la questione delle clausole sociali per il lavoro nell’ex area industriale, e tutti i bandi prevederanno l’assunzione di lavoratori del territorio». Ma qualcosa ancora non torna.
Ci sono situazioni irrisolte, e pressioni di gruppi che ogni giorno battono i pugni sul tavolo per conservare le proprie rendite di posizione (vedi il Circolo Ilva, feudo del Pd locale, che proprio non vuole sloggiare dal lungomare che il progetto vorrà liberato); c’è ambiguità sulle clausole sociali, su cui si stanno facendo passi avanti ma che non sono state ancora imposte come vincolanti per le aziende all’interno dei bandi; c’è l’assenza di una progettualità formativa per questi lavoratori del territorio, resa ancora più evidente dall’assenza dell’assessora al lavoro Marciani al consiglio di ieri.
Soprattutto c’è l’assenza di una copertura finanziaria per gli interventi post-bonifica, collegata con il problema della gestione degli spazi e con il rischio di privatizzazione aggressiva dell’area: in questo senso, la sacrosanta politica dell’utilizzo immediato dei lotti già bonificati comporta il rischio di vedere fin dall’inizio tanto privato e poco pubblico, tanto è vero che le proposte concrete finora, per gli spazi in via di apertura, sono state un Parco Tecnologico (investimento di quaranta milioni da aziende private), il porto di Nisida (polpetta succosissima per i grandi ricchi) e un centro per la Federazione tennis e padel, che già in zona flegrea si è appropriata per decenni di uno dei pochi complessi sportivi di proprietà pubblica.
Questi problemi, assicura Manfredi, sono per la maggior parte superabili (anche se non spiega come, se non dicendo che chiederà i soldi a Fitto). Stiamo parlando di un Sin, e torto il sindaco non ne ha. In trent’anni di università-azienda ha evidentemente imparato a risolvere le problematiche con pazienza, sa benissimo che bisogna trattare, scalfire resistenze, concedere qualcosa. E il punto è proprio questo. In ogni sede in cui sia necessario va ricordato al sindaco e ai suoi che il Praru di Bagnoli è un progetto con tanti limiti, molto migliorabile, e nel caso peggiore appena accettabile così com’è. Ulteriori compromessi al ribasso, come la rinuncia a una parte di opere, una privatizzazione più consistente di quella concordata, il rinvio a oltranza degli interventi per la balneazione, la trasformazione in resort dell’isola di Nisida, non potranno essere elementi di trattativa. E qui torna la spocchia del sindaco, che sembra prendersi anche meriti che non sono i suoi. Lasciate fare a me, sembra dire. Ma se il Praru, con tutti i suoi limiti, è stato approvato così com’è, e se Manfredi stesso è commissario per Bagnoli, è per gran parte merito di un ciclo di lotte che si è sviluppato per più di trent’anni sul territorio, e che – al netto di scivoloni come il love affaire con l’imbonitore de Magistris – ha contributo alla modifica dei punti più critici di una legge incostituzionale (lo Sblocca Italia), ha sfiduciato governi con gigantesche manifestazioni, ha promosso la creazione di organismi territoriali che oggi interagiscono con commissario e soggetto attuatore alla pari, ingoiando tanti bocconi amari, certo, ma portando a casa anche qualche risultato (vedi clausole sociali).
Se Manfredi pensa di andare a Roma e ottenere tutto quello che c’è da ottenere senza cedere nulla, oltre a essere spocchioso pecca di superbia. Ciò nonostante, nel suo programma le realtà del territorio non vengono minimamente considerate. «Andiamo in massa a Roma e chiediamoglieli tutti insieme i soldi a Fitto!», ha gridato qualcuno dalla platea alla fine dell’ultimo intervento del sindaco. Ecco, questa per esempio non sarebbe una cattiva idea. (riccardo rosa)