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24 Aprile 2017

Vieni a lavorare a Napoli. Il reality on-line del Caffè Gambrinus

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(archivio disegni napolimonitor)
(archivio disegni napolimonitor)

Per arrivare in tempo al Caffè Gambrinus percorro via Benedetto Croce, piazza del Gesù, via Toledo. Sbatto contro borse, mazze colorate per i selfie, ombrelli-guida, cartelloni di agenzie turistiche, calzerotti bianchi in sandali marrò. Al Gambrinus c’è la presentazione di Vieni a lavorare a Napoli, un reality show “100% partenopeo” che andrà in onda da stasera. Dove? Sui social. Quando arrivo i turisti stanno facendo le foto alla poesia di D’Annunzio sull’insegna che precede l’ingresso: qualcuno decide dove mangiare («Nennella è come la Parolaccia»), altri capovolgono mappe per scegliere prossime destinazioni. «Il flusso di turisti è una manna per questa città», spiega il proprietario del Gambrinus Michele Sergio, che ha forse meno di trent’anni e l’aspetto del giovane manager mediterraneo. «In questa fase storica noi lavoriamo tanto e bene, e questo reality vuole essere un messaggio per i giovani: restate a lavorare a Napoli, c’è tanto da fare!».

Il reality andrà in onda tre volte a settimana, ogni puntata durerà cinque minuti. Ci saranno tre squadre composte da cinque persone: quindici dipendenti scelti – «a fatica», rivela Sergio – tra gli staff del Caffè&Ristorante Rosati e del Gambrinus (entrambi di proprietà di Michele Sergio). «Ogni settimana sarà dedicata alle sfide tra mestieri diversi», racconta mentre il trailer riscuote i meritati applausi. «Ad esempio, nella settimana dei baristi le tre squadre faranno dei caffè speciali; in quella dei pizzaioli si cimenteranno nella preparazione delle pizze gourmet. Ci saranno anche i famosi momenti nel confessionale, tra timori e paura di non farcela. Poi i concorrenti saranno giudicati nella puntata del mercoledì dal critico de Il Roma, Giuseppe Giorgio, e il venerdì il pubblico dei social decreterà il vincitore», continua a spiegare Sergio, che peraltro capitanerà la “squadra del boss”. Dopo un mese e mezzo di reality ci sarà una squadra con più punti delle altre, e la competizione finirà: ai vincitori spetteranno i premi di sponsor come Nastro Azzurro e Caffè Moreno. Il titolo del reality, invece, vuole essere «un invito ai giovani, perché a Napoli ci sono mestieri e competenze per cui non vale la pena andarsene».

In platea ci sono anche diversi dipendenti del sodalizio gastronomico di Trieste e Trento, chiamati a riempire una sala con diverse sedie scoperte. In sala echeggiano le parole dei capitani delle tre squadre, del direttore, del boss, di Giuseppe Giorgio, mentre quei quattro o cinque giornalisti che pure devono dare un senso a questo ponte scattano foto a ripetizione. Su un tavolino sono sistemate le confezioni di caffè che saranno regalate a tutti, mentre del “gustoso cocktail” che “seguirà”, annunciato in grassetto nel comunicato, non v’è traccia. La conferenza si avvia verso il termine, mentre oltre la corda di velluto rosso, i turisti – a cui sembra piacere tutto – mangiano codine d’aragosta accompagnandole con un “caffè speciale”. Una volta terminato il tutto alzano lo sguardo, e dopo aver letto sul proiettore, commentano convinti: «Wow, il primo reality partenopeo! Figo!».

Poi di nuovo la folla, le borse, il rossetto, famose un selfie, pulcinella che offende, le mani nella frittura… (lamberto nidi)

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