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napoli
10 Ottobre 2011

Area nord: casa, camorra e altre storie

Riccardo Rosa

 

(disegno di martina di gennaro)

L’Unione Inquilini di Napoli, e il suo segretario Mimmo Lo Presto, hanno organizzato per il 22 ottobre un’assemblea-concerto contro la camorra e per lo sviluppo economico e sociale dell’area a nord di Napoli. La manifestazione, “Per il diritto alla casa, al lavoro, alla dignità e alla libertà”, si svolgerà presso il Quadrivio di Secondigliano, e prevede la partecipazione di alcuni gruppi come ‘E zezi, ‘A 67, e la Compagnia d’altrocanto.

Perché è stato scelto questo luogo, e cosa rappresenta?

Il Quadrivio di Secondigliano è stato scelto come luogo simbolico, un posto che ha visto la morte innocente di undici cittadini travolti da uno scoppio terribile sotto il tunnel di un cantiere edile, nel 1996. E ovviamente perché è un luogo fisicamente vicino alle più grandi piazze di spaccio di cocaina ed eroina del nostro paese, quelle di via comunale di Limitone d”Arzano e del rione dei Fiori. Come accaduto in altre manifestazioni che abbiamo organizzato, vogliamo sfidare la camorra nei propri territori, e questo posto è la porta di ingresso nella città di Napoli per tutti i comuni limitrofi (Arzano, Melito, Casavatore, Mugnano), il cuore pulsante di tutta l’area nord, insieme a piazza Capodichino.

Cosa c’entra l’Unione Inquilini con la camorra?

Dopo l’aggressione dello scorso settembre, avvenuta all’interno della sede di via Mianella, solo perché mi ostinavo a tenerla aperta in un luogo chiave per i traffici e i “movimenti” dello spaccio, purtroppo sono cambiate tante cose nella mia vita e nella mia attività. È stata una leggerezza, in effetti, pensare che fosse possibile denunciare la presenza dei clan dentro le case popolari di proprietà del comune nella Masseria Cardone, nel Rione De Gasperi, in via Limitone d’Arzano, nel rione dei Fiori, in viale della Resistenza, in via Labriola e via dicendo, oppure in quelle in gestione agli IACP, senza che succedesse nulla. E infatti il prezzo lo abbiamo pagato e lo stiamo pagando.

Spesso quando si parla del problema abitativo a Napoli, non si fanno cifre precise. Qual è la dimensione del problema allo stato attuale?

Il problema principale, forse, è costituito dalle migliaia di sfratti pendenti o in fase esecutiva per morosità incolpevole (la gente non ce la fa più a pagare un fitto che supera i settecento euro al mese) o per uso proprio o finita locazione. Al Servizio assegnazione immobili del comune di Napoli ci sono migliaia di nuclei familiari “aventi diritto” in attesa di un alloggio di edilizia residenziale pubblica da decenni, a cui si aggiungono gli scantinatisti, le giovani coppie, chi vive negli alberghi a seguito di procedura di sgombero per pericoli per l’incolumità pubblica. Un bisogno casa che potremmo definire intorno agli otto-novemila alloggi, da trovare sul mercato privato o riconvertendo strutture pubbliche che si trovano in uno stato di abbandono. Oppure, se si volesse, cacciando i clan e i loro parenti dalle case popolari, procedendo in maniera rapida alla confisca e all’ aggiunta al patrimonio pubblico delle case e delle ville sequestrate.

La camorra quindi è parte integrante del problema-casa?

I soldi e le case, le ville e i magazzini sequestrati possono essere utilizzati immediatamente per fronteggiare l’emergenza abitativa ma anche dal punto di vista sociale: perché non destinare una parte di quei soldi per le ragazze madri o le vedove, o le famiglie affidatarie di minori a rischio che non hanno reddito? In questo modo prendo ai delinquenti e do alla povera gente. Utilizzo una parte di quei soldi per acquistare sul mercato immobiliare una serie di alloggi che mi servono per fronteggiare la fase acuta dell’emergenza abitativa, e destino un’altra parte di denaro alle emergenze sociali. Sarebbe un bel pugno nello stomaco dei boss: ti metto le mani in tasca, io pubblica amministrazione, ti tolgo tutto le ricchezze illecitamente possedute e le destino alla povera gente.

Più facile a dirsi che a farsi?

Mah, questo non lo so. Anche il sindaco, a parole, sembra entusiasta di queste proposte e le fa anche sue, ma poi concretamente non fa nulla per sollecitare il prefetto e il ministro degli interni , oppure il parlamento, a semplificare le leggi in materia di confisca dei beni e di acquisizione al patrimonio pubblico di queste ricchezze. Operazione che in questa città ha un’importanza imparagonabile rispetto a qualunque altro posto.

E invece le mani della camorra sono anche sulle nuove costruzioni…

A Napoli è prima di tutto la camorra a costruire. Poi la speculazione, la rendita. Ma costruisce praticamente solo chi ha denaro ed è disponibile a violare le leggi in termine di tutela del paesaggio e di negazione di altre cementificazioni. Chiaiano e Pianura sono esempi di come si possa violare la legge senza che succeda niente, e così avviene anche in provincia di Napoli, e penso a Melito, a Volla, Cercola, dove i clan di Secondigliano hanno investito una quantità di soldi incredibile, e sono sorte altre città, tanto che i cittadini originari di questi paesi sono diventati minoranze rispetto ai napoletani. La criminalità investe nel mercato immobiliare da sempre e da lì non solo ricicla denaro sporco ma riesce ad estrarre profitti notevoli. I territori a nord di Napoli sono luoghi dove la ricchezza viene accumulata nella sua fase primitiva, frutto della vendita di droga, di attività immobiliare, di rifiuti pericolosi, di vendita di oro e di oggetti e manufatti falsi. Poi prende altre strade, viene investito in borsa, vengono acquistati titoli azionari, persino titoli di stato. Vengono rilevate attività produttive non solo qui al sud, e sorgono dal nulla centinaia di finanziarie. I soldi partono dai nostri quartieri, fanno tutto il giro descritto e non ritornano, sotto forma di ricchezza da ridistribuire sui nostri territori. Bisognerebbe far capire alla gente che al dilà di tutto, la camorra investe ma altrove, prende e non dà nulla al territorio.

È questo il messaggio che vuole lanciare una manifestazione come quella del Quadrivio?

Le manifestazioni, le assemblee, le iniziative servono a convincere le tante signore Maria e Antonietta che questi sono padroni armati e non poveri figli di mamma, che loro posseggono ricchezze enormi e i loro figli si fanno anni e anni di galera per cinquecento euro la settimana. Che non c’è proporzione tra la ricchezza accumulata da questi signori e la miseria in cui si trovano le sentinelle o chi custodisce droga e armi o ospita latitanti. Questo è il lavoro che pensiamo sia utile fare tra la nostra gente. Noi dobbiamo convincere le persone che il gioco non vale la candela, ce la possiamo fare ma bisogna farlo sempre con prudenza, esponendosi perché è necessario, ma guardando sempre chi e cosa c’è vicino a noi. In questi territori noi ci siamo da anni, facciamo attività, e quando questo o quel personaggio viene in sede a chiedere qualcosa, è duro cacciarli fuori. Anche se necessario. (intervista di riccardo rosa)

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