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napoli
23 Aprile 2015

Bagnoli, la sai l’ultima?

Riccardo Rosa
(archivio disegni napolimonitor)

Sono passati quasi sei mesi dall’approvazione della legge Sblocca Italia, ma il piano strategico del governo su Bagnoli sembra essere ancora incerto. Sabato de Magistris ha incontrato Renzi a Pompei, ribadendo il no a un commissario che avrebbe dovuto, nei piani del presidente del consiglio, essere già a lavoro. I rinvii di questi mesi sono dovuti alla difficoltà nel trovare un nome adatto, al mezzo no incassato da Cantone (che avrebbe chiesto di ricoprire un ruolo di controllo più che dirigenziale), alle dure risposte, anche di piazza, da parte dei coordinamenti di attivisti e comitati del quartiere, ma forse anche alla vicina scadenza delle elezioni regionali.

Nel frattempo il comune prova a sfruttare questa impasse rafforzando la propria posizione. Sempre sabato mattina de Magistris ha riunito un gruppo di sindaci contrari allo Sblocca Italia a Fuorigrotta, registrando parecchie defezioni tra gli amministratori, ma candidandosi a guida politica di un “movimento istituzionale” dai contorni ancora incerti. Qualche giorno dopo, l’assessore Piscopo è tornato a parlare dell’atto con cui il comune ha messo su carta le proprie idee sulla riqualificazione del quartiere. Non è un caso l’accelerazione data, lo scorso inverno – quando sembrava che il commissario dovesse essere nominato da un momento all’altro – al processo di scrittura delle “linee guida” su Bagnoli, presentate poi a marzo, in pompa magna, durante un consiglio comunale monotematico sull’area ovest. Il documento, più che rappresentare un atto concreto, sembra un tentativo di dissimulare l’immobilismo di questi anni, rivendicando una visione d’insieme agli occhi di un commissario che avrà tutte le carte in regola per procedere invece in totale autonomia.

Da quel momento in poi, i popular tags dei membri della giunta che hanno preso la parola su Bagnoli sono stati: salvaguardia delle opere già realizzate, rimozione della colmata, recupero della linea di costa, porto turistico leggero a Nisida (forse), e attrezzature per la produzione di beni e servizi. Nessuna di queste rappresenta una grossa novità rispetto al passato, se del passato si considerano tanto gli strumenti urbanistici approvati quanto le chiacchiere da bar. Riguardo l’ultimo punto però – pur dichiarando di non voler mettere in discussione le dimensioni delle aree verdi del piano De Lucia – il dogma ambientalista e la “religione del parco” che avevano guidato la progettazione negli anni Novanta, sembrano lasciati alle spalle. Proprio l’assessore all’urbanistica, nelle ultime interviste rilasciate, elabora invece un nuovo (si fa per dire) vangelo: quello dell’attrattore capace di far incontrare “arte, turismo, ricettività e strutture commerciali”.

Si tratta di un’idea coerente con le politiche di sviluppo a livello globale degli ultimi vent’anni: lo sfruttamento economico del marchio (il modello dichiarato è quella Tate Modern di Londra, diventata uno dei quindici o venti brand di maggior successo nella capitale inglese); la concezione del museo come parte di un grande centro commerciale all’aperto; il marketing culturale che precede, per importanza, tanto la forma quanto il contenuto. Meno coerente, certo, è tutto questo con l’oratoria fuori controllo del sindaco, con l’idea di una città globale ma non globalizzata, ieri anarchica, domani francescana, eppure già oggi usata come cartolina su cui apporre il logo dell’America’s Cup, del Forum delle Culture o del Village Ferrari.

Sarebbe a questo punto divertente (si fa per dire), isolarsi a osservare il quartiere rimanere ancora immobile per i prossimi venti o trent’anni, aspettando la relazione con cui il prossimo assessore ci spiegherà che sarà fondamentale, e al passo con i tempi, per il futuro, puntare tutto non più sul verde, né sulla cultura, ma sulla diportistica pesante o sui parchi tematici per bambini. Scenari che, considerando lo stato dell’arte, sarebbero pure probabili, se non ci fosse all’orizzonte l’arrivo di un emissario del “governo del fare”, pronto a chiudere definitivamente la questione Bagnoli nel peggiore dei modi possibili. (riccardo rosa)

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