da: Il corriere del Mezzogiorno del 5 maggio
È stato un fine settimana movimentato, l’ultimo, con l’inizio della campagna elettorale e il corteo del primo maggio a Bagnoli che ha invaso simbolicamente l’area commissariata dell’ex fabbrica. Elementi importanti emergono dalle cronache di questi giorni, a proposito del futuro dell’area flegrea: alcuni costituiscono conferme di scenari politici esistenti, altri interessanti novità. È un dato che Bagnoli resta al centro dell’attenzione, e che il confronto sulle modalità della sua riqualificazione costituirà uno dei punti chiave della sfida elettorale. Se da un lato il sindaco ha reso lo scontro con il governo un suo cavallo di battaglia, anche la candidata del Partito Democratico ha iniziato al Circolo Ilva il percorso che la porterà alle consultazioni, acclamata da ex operai e dipendenti un po’ preoccupati di perdere il proprio piccolo regno sul mare.
La novità più interessante è il fatto che, mai come in questa fase, tutte (o quasi) le parti in causa, sembrano convergere – almeno dal punto di vista della comunicazione – sulle stesse parole d’ordine. Bonifica certificata, rimozione della colmata, ripristino della linea di costa, spiaggia pubblica, parco verde con volumetrie edificatorie ridotte al minimo. Parole che la cultura ambientalista ha perseguito negli ultimi vent’anni, osteggiata con decisione da più parti, ma che oggi sembrano riscuotere l’entusiasmo generale. Sono state adottate, per esempio, dal sindaco, che dopo il commissariamento ha virato con decisione su questa impostazione, senza timore di palesare l’inconsistenza politica di tutto ciò che (non) aveva fatto negli anni precedenti, a cominciare dalla mancata applicazione della delibera per la spiaggia pubblica. A sorpresa, da qualche mese, si scopre che una linea del genere è condivisa addirittura dal commissario e dal soggetto attuatore Invitalia. Il presidente del consiglio e il commissario, infatti, parlano oggi di “grande operazione ambientale”; Renzi promette l’apertura di una spiaggia pubblica entro l’estate; Nastasi garantisce che i volumi edificatori residenziali saranno solo quelli necessari a compensare la rimozione del borgo di Coroglio; tutti si dicono pronti a rispettare il piano De Lucia. È evidente che qualcosa non torna.
Considerando l’approssimarsi delle elezioni amministrative, l’appiattimento generale verso questo tipo di posizioni risulta sospetto, apparendo piuttosto come una scaltra operazione di propaganda. Alcuni di questi bluff sono facilmente individuabili, a cominciare dagli annunci di Renzi sulla riapertura della spiaggia. In pochi giorni (l’inizio della stagione estiva è alle porte) il presidente del consiglio pretende di rimettere in sesto il litorale inquinato e restituirlo ai cittadini. Un’operazione, considerando i tempi stretti, tutt’altro che risolutiva e che – anche alla luce dell’alt arrivato ieri dalla conferenza dei servizi a seguito dell’esame dei dati Arpac – ricalcherà quella già fatta qualche anno fa con la messa in sicurezza e copertura della sabbia contaminata, copertura rivelatasi inefficace, causa i valori inquinanti delle acque che bagnano lo stesso litorale. Uno spreco di soldi che andrà a ripetersi di qui a poco.
Ci sono poi altre operazioni più concrete che stanno prendendo corpo, come quelle riguardanti gli alberghi e il porto turistico a Nisida. Si tratta di interventi che non hanno, in ottica elettorale, una ricaduta negativa sull’opinione pubblica e che allo stesso tempo garantiscono al governo il consenso di quei settori imprenditoriali interessati agli investimenti sull’area. L’apertura di due alberghi e la trasformazione del piccolo porto in un’ampia struttura per barche di grosse dimensioni, andrebbe però in contraddizione con i proclami sulla balneabilità di quella parte di litorale, per l’inquinamento e il traffico marittimo che comporterebbe. L’isola, sottratta già da un secolo alla cittadinanza per la presenza del presidio militare e del carcere minorile, diventerebbe così una location esclusiva per l’approdo di mega yatch. C’è da considerare, inoltre, che se gli slogan su una riqualificazione sostenibile andranno messi alla prova da un lungo e (come ci insegna la storia della post-dismissione) tortuoso percorso, questo tipo di interventi sarebbero invece i più certi e immediati, in quanto andrebbero solo a modificare oppure ampliare situazioni già esistenti.
Nell’attesa che il piano di Invitalia venga reso ufficiale, è evidente come la partita su Bagnoli, che ha assunto da tempo un carattere nazionale, si intreccia, in questa fase decisiva, con il duello elettorale napoletano. Da una parte il Pd, che cerca di mantenere un equilibrio tra le proprie idee di sviluppo e la necessità di un consenso generale; dall’altra de Magistris, che rinforza la propria posizione oltranzista a forza di slogan e poco altro. In mezzo, i cittadini di Bagnoli e le elezioni. Una grana in più, quest’ultima, che rischia di confondere ulteriormente le acque. (riccardo rosa)