14 agosto 2014. La foto del giorno è un maxischermo su cui è scritto “Rinasce Bagnoli”. Accanto, su un palco, c’è un uomo in camicia bianca, in piedi davanti a un leggio. È il presidente del consiglio Renzi. Seduti, poco distanti, il sottosegretario Delrio, il sindaco de Magistris, il governatore Caldoro. Alla cerimonia partecipano anche il ministro dell’ambiente e quello del lavoro. Per peso specifico, mezzo governo. Siamo a Napoli, nel salotto buono di Città della Scienza. Si festeggia la firma dell’Accordo di programma quadro per la sua ricostruzione, un accordo che – in deroga ai piani urbanistici – stabilisce che il museo verrà ricostruito, ancora una volta, laddove non potrebbe essere ricostruito: su una spiaggia che non solo i piani, ma anche i napoletani, hanno espressamente deciso di volere balneabile, libera e gratuita. Contestualmente a quell’accordo, il governo s’impegna – pur specificando che le due cose non hanno una connessione – a un investimento di oltre quaranta milioni per la bonifica dell’ex area industriale.
4 marzo 2016. È passato un anno e mezzo. La foto del giorno non è molto diversa. C’è un maxischermo. C’è un uomo in piedi e degli altri seduti. Se fosse la settimana enigmistica le differenze salterebbero subito agli occhi. Quello in piedi non è Renzi, ma Vincenzo Lipardi, consigliere delegato di Città della Scienza. Seduto c’è Delrio, e c’è de Magistris. C’è anche il governatore della Campania, che però non è più Caldoro ma De Luca. E c’è Silvestrini, presidente della fondazione Idis e deus ex machina del museo. È di nuovo festa, e l’occasione è l’inaugurazione di Corporea, il museo del corpo umano che dal prossimo dicembre aprirà all’interno della struttura. Costo: ventisette milioni di euro (ventuno di edificazioni e sei di contenuti), in gran parte soldi pubblici, a fronte di – tanto per cambiare – investimenti minimi da parte della fondazione.
La sala conferenze è piena. Ci sono rappresentanti delle istituzioni, studenti, insegnanti. Mentre Silvestrini, de Magistris, De Luca e Delrio si alternano al microfono, un terzo della sala è concentratissimo su chat e social network, tanto da rischiare di mandare in tilt Wozzup, come accade a Capodanno quando tutti mandano messaggi nello stesso momento. L’intervento più noioso è quello di Silvestrini. Come sempre, le parole chiave sono indiscutibili: “scienza”, “tecnologia” e “legalità”. Si parla dell’incendio del marzo 2014. Si chiede giustizia, ci si lamenta perché la mano che ha appiccato il fuoco è ancora ignota. Delle indagini della magistratura – che però, almeno in una prima fase, non trascuravano le possibilità di una pista interna – in effetti non si hanno notizie.
Anche de Magistris non pare in gran forma. Con incomprensibile autolesionismo, il sindaco mette in un angolo gli ultimi due anni da barricadero dell’area ovest e si presenta a Bagnoli per celebrare la lobby che gli ha causato la figura più magra in cinque anni di amministrazione, in compagnia, per di più, di uno degli uomini di fiducia del suo principale nemico, Matteo Renzi. Ecco perché, per non tradire l’imbarazzo, per una volta de Magistris non si sbilancia. Il suo intervento è breve: non può entrare nel merito, ricordando con quale leggerezza ha firmato un accordo (quello per la ricostruzione del museo) che rendeva carta straccia la delibera della sua giunta sulla spiaggia pubblica; né può ammettere di essersi fatto gabbare da Renzi, che gli chiese quel sacrificio in cambio di una pioggerella di milioni da utilizzare per la bonifica, che in capo a pochi mesi si sono tramutati in un commissariamento grazie al quale il comune oggi conta meno del due di bastoni. Così, terminato il suo intervento, il sindaco si rimette tranquillo, aspettando con ansia che la tortura finisca.
Prima della fine, però, deve sorbirsi gli interventi di De Luca e Delrio. Il primo, scatenato, promette ai cittadini di Bagnoli – ma ce n’erano sì o no una quindicina in sala – tutto quello che si può promettere: distretti culturali, turismo, tecnologia, universiadi. Il secondo si fa garante in nome del governo di fatti e non più di parole. Entrambi vengono interrotti da alcune urla in sala che invocano «la bonificaaaaaa!» e «la rimozione della colmata!», ma le voci sono sporadiche e i due se la cavano con una battuta. Chiude il tutto un breve intermezzo di Eugenio Bennato, che di lì a poco si esibirà in concerto, dal momento che quando si tratta di suonare a Città della Scienza l’ex alunno di Silvestrini non si tira mai indietro.
Fuori, intanto, scende il freddo e i ragazzi ai gazebo cominciano ad andare in difficoltà ipotermica. Nella piazza antistante Corporea c’è di tutto. Stand sulla biomedica, l’ingegneria aerospaziale, la dieta mediterranea e il tai chi. Quelli del tai chi improvvisano anche una dimostrazione, ma vanno nel panico quando la musica new-age che fa da sottofondo ai loro armoniosi ghirigori viene sovrastata da un energetico ritmo tribale, con il quale due ragazzi africani trascinano a ballare un gruppetto di avventori.
Poco distante la gente fa la fila per entrare a vedere Corporea. L’attesa è lunga, resa più fastidiosa da improvvise raffiche di vento. Ma bisogna aspettare Silvestrini e Lipardi, per celebrare adeguatamente il momento del taglio del nastro. Dopo quasi un’ora dalla fine della conferenza, i due si avvicinano all’ingresso. La folla freme davanti alle porte a scorrimento trasparenti, e dopo la sforbiciata decisiva si entra. Della lunga attesa, si scoprirà, ne è valsa la pena, e il risultato è strabiliante: duemila metri quadrati completamente vuoti; un edificio di cinque piani con scale, scale mobili e rampe, in cui l’unica cosa che si può apprezzare è il colore delle pareti (per la cronaca: la maggior parte bianche, altre rosse, altre blu). Dopo aver girato invano alla ricerca di qualcosa che ricordi vagamente il corpo umano, i visitatori si rassegnano, scrollano le spalle e rientrano al parcheggio. Per tornare a casa ci vorrà un bel po’, dal momento che via Coroglio è una immensa fila di macchine, come accade quando il sabato sera i ragazzi vanno a ballare all’Arenile. E come in quelle occasioni, non ci si può nemmeno consolare guardando il mare, perché sia Città della Scienza (a proposito: ora ha anche una brasserie sulla spiaggia) che i locali notturni, ce li hanno piazzati davanti. Come se fosse roba loro, quel mare. (riccardo rosa)