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17 Ottobre 2017

Conservatorio di Napoli, l’aumento delle tasse e le proteste degli studenti

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(disegno di escif)
(disegno di escif)

Ogni foglio A4 riporta un carattere e una frase: “La cultura non si vende! I conservatori non sono aziende!”. La didascalia apposta a questa iscrizione è TASSAssinio. La curatela è degli studenti del conservatorio San Pietro a Majella, l’istituto di alta formazione musicale napoletano. Martedì 11 ottobre è andata in scena la rappresentazione delle conseguenze apportate dall’approvazione della legge di bilancio 2017, quella datata 11 dicembre 2016, la n. 232. In effetti, ogni istituto universitario era chiamato a ripensare la propria tassazione entro il 31 marzo 2017.

Il conservatorio San Pietro a Majella ha emanato il nuovo documento il 31 luglio 2017 – come reso possibile dall’ultimo comma, il 267. Entrato in vigore da subito, mostra con una certa evidenza in cosa possa tradursi il grado di autonomia lasciato a ogni istituto. In parole semplici, il parlamento emana il gioco e ogni istituto si fa le sue regole. Nel caso del conservatorio – dagli anni dei bollettini postali in lire ai Mav per la tassa regionale in euro – possiamo leggere una direzione specifica del fare cassa con il diritto allo studio in Italia.

In linea di principio, la misura del credito impone il suo dominio sui piani di studio a partire dal trattato di Lisbona, in modo da numerizzare ogni disciplina di qualsiasi campo – la moneta credito è poi spendibile in Europa come evidenziato dal progetto Erasmus. E nel caso specifico del conservatorio il passaggio dal vecchio al nuovo ordinamento cambia molte, troppe cose. Tra queste, la tassazione.

Quella vigente è la più costosa che si possa ricordare, avendo superato il muro dei duemila euro. Certo, non per tutti. La misura della “no tax area” sotto i tredicimila euro mette al riparo le fasce più deboli. Si infrange rumorosamente, però, tanto sullo studente il cui Isee supera i trentamila euro quanto su chi non ha portato a casa un congruo numero di crediti. Ci sarebbe anche il modo di premiare i meritevoli che hanno sulle spalle i crediti giusti nei tempi giusti, ma questa misura non è stata adottata da un conservatorio che può fare leva sull’autonomia della propria domanda e offerta, imponendo il suo personale tariffario. Eppure, il conservatorio di Napoli non brilla per efficienza didattica se è vero che molti studenti aspettano ancora che inizino alcuni corsi di un anno accademico ormai agli sgoccioli – come fossero stati messi quasi tatticamente fuoricorso. Il rischio che molti studenti non si iscrivano è reale. E non esistono cure a questa nuova situazione che definisce in un lampo le nuove condizioni del diritto allo studio nel paese.

Il credito formativo accademico/universitario disciplina, infatti, i piani di studio, mentre l’accumulo dei crediti giusti rappresenta la chiave per sbloccare l’accesso agli insegnamenti giusti, perché se anche hai terminato il tuo percorso non è detto che tu abbia le carte in regola. Si parla d’integrazione di crediti quando devi sostenere un esame, così da agguantare questo status. Il mercato degli esami a corso singolo ha chiamato in causa diverse categorie di laureati. Non ultimo, il decreto ministeriale 616 firmato il 10 agosto scorso istituisce i titoli di accesso al concorso per il percorso FIT. Tra questi, è necessario possedere ventiquattro crediti universitari o accademici nelle aree di discipline antropo-psico-pedagogiche e nelle metodologie e tecnologie didattiche. In linea di massima, ogni istituto vara il costo di un singolo credito – stavolta non ci sono differenze di reddito. Il ministero ha stabilito un tetto di cinquecento euro per questo caso specifico – solitamente ogni istituto legifera per sé.

La conclusione è anticipata dalle premesse: questa ristrutturazione è avvenuta senza chiamare in causa la controparte che deve fare i conti con i nuovi costi – sensibilmente vicini a quelli di istituti privati che sui servizi efficienti hanno basato la propria offerta. Il primo atto di quest’opera si è concluso. Nella pausa la stampa ha dato conto di modifiche varate dal CdA del conservatorio nell’ultima seduta, la cui traduzione effettiva tanto invocata viene attesa dagli studenti. Nel mentre, la nomina del nuovo direttore sembra vacillare a causa colpi di scure inferti dalla burocrazia del caso. In linea di principio, i prossimi atti dovrebbero lasciare immutata la trama. (nicola amoruso)

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