Lo scorso 13 giugno nel quartiere di San Giovanni a Teduccio si è celebrata l’ormai annuale commemorazione in ricordo dei martiri di Vigliena negli spazi antistanti alle rovine dell’antico Forte, ultimo baluardo di resistenza della Repubblica Napoletana e teatro di una strenua ed eroica resistenza dei giovani rivoluzionari della legione calabra contro l’avanzata delle forze reazionarie. L’evento, promosso dal Comitato di San Giovanni a Teduccio, ha visto una buona partecipazione dei cittadini e il coinvolgimento di associazioni, cariche pubbliche e istituzioni culturali attraverso gli interventi di Sergio Marotta dell’Istituto Italiano per gli Studi Filosofici e Renata De Lorenzo, presidente della Società Napoletana di Storia Patria.
Il Forte di Vigliena, monumento di interesse nazionale, versa da decenni in uno stato di incuria e degrado, destinatario a più riprese di progetti di riqualificazione e valorizzazione culturale puntualmente disattesi. Un destino che sembra condividere con il quartiere della periferia orientale della città che lo ospita, un’area segnata dal passato industriale, a cui non è seguito, con la conclusione della fase fordista e la chiusura degli stabilimenti, un processo di riconversione delle attività economiche e una progettazione capace di valorizzare le risorse dell’area.
L’antico monumento sembra riacquistare oggi, attraverso l’impegno della società civile, il suo antico ruolo di presidio di “resistenza” contro i progetti di devastazione ambientale che si traducono in un ulteriore svilimento dell’area. La commemorazione dei fatti di Vigliena – si legge nella locandina dell’evento – “non è mai stata fine a se stessa ma sempre una occasione per sollecitare la riqualificazione del territorio”. In queste settimane il quartiere è infatti chiamato a difendersi dall’ennesimo scempio. Nel novembre 2020 l’Autorità Portuale di Napoli ha deliberato a favore della realizzazione di un progetto di Edison e Kuwait che prevede la costruzione di un deposito di GNL (Gas naturale liquido) da ventimila metri cubi nell’area del molo di Vigliena, già interessata dalla presenza di attività ad alto impatto ambientale – come la Darsena petroli e la centrale Turbogas – e Sito di Interesse Nazionale fortemente inquinato per il quale sono necessari interventi di bonifica ad hoc.
La realizzazione dell’opera, contro la quale negli ultimi mesi si sono mobilitati cittadini, comitati e associazioni locali, andrebbe a compromettere ulteriormente l’area interessata, considerata a “rischio di incidente rilevante” e in quanto tale già oggetto di un piano di emergenza predisposto dalla Prefettura. L’incidente rilevante – si legge in una nota della Protezione civile – viene definito come “un evento quale un’emissione di gas nocivi, un incendio o un’esplosione di grande entità, dovuto a una o più sostanze pericolose che si verifica presso uno stabilimento industriale e che dia luogo a un pericolo grave, immediato o differito, per la salute umana e per l’ambiente”. Un rischio che potrebbe non essere relegato all’ambito delle possibilità remote: è ancora vivido tra gli abitanti del quartiere il ricordo della terribile esplosione che nel dicembre del 1985, proprio in quelle aree, coinvolse venticinque serbatoi del deposito Agip, con un tragico bilancio di cinque morti, 165 feriti e 2.594 sfollati.
Il lavoro di un gruppo di cittadini del quartiere ha portato alla definizione e alla stesura di dieci buoni motivi per dire no al deposito GNL di Vigliena. Il documento e i relativi punti sono stati presentati e discussi in un incontro pubblico tenutosi lo scorso 4 giugno nell’ex Villa Signorini per poi essere inviati al ministero della transizione ecologica come parte della documentazione che la commissione per la Valutazione di impatto ambientale (VIA) esaminerà per decidere se bloccare o meno il progetto di costruzione del deposito.
Le osservazioni, in sintesi, evidenziano l’importanza di preservare il patrimonio artistico, storico e culturale dell’area; i pericoli e i gravi rischi per la salute dei cittadini; l’esistenza di un problema sanitario che si traduce in tassi di mortalità più elevati rispetto al dato cittadino e in una significativa incidenza di patologie imputabili all’inquinamento e che richiederebbe tutt’altro tipo di interventi; la situazione socio-economica del quartiere e l’impatto negativo sul tessuto sociale ed economico del quartiere che simili progetti producono e riproducono.
Agli inizi di giugno l’attuale presidente dell’Autorità Portuale di Napoli ha annunciato il ritiro della delibera emanata dal suo predecessore, che prevedeva la costruzione del deposito GNL, annunciando altresì che il porto in sede di VIA “esprimerà la sua contrarietà a che il deposito si faccia”. Il dietrofront dell’Autorità Portuale, tuttavia, non significa che il pericolo è scampato. Come sottolinea Enzo Morreale (Comitato Civico di San Giovanni), che da anni si batte per le problematiche che investono il quartiere, la procedura di VIA è stata avviata ed è ancora in corso, pertanto il ritiro della delibera non basterà a bloccare il progetto.
Di seguito si pubblica per intero l’osservazione n. 10, relativa all’analisi del contesto sociale ed economico del quartiere di San Giovanni a Teduccio.
Per il download dell’intero documento (di cui si consiglia la lettura) si rimanda a questo link.
10. San Giovanni a Teduccio: analisi del contesto socio-economico
Il quartiere di San Giovanni a Teduccio, localizzato nell’area orientale della città di Napoli e facente parte della sesta municipalità insieme ai quartieri di Barra e Ponticelli, si caratterizza per una situazione socio-economica disastrosa. Condizione che condivide con gli altri quartieri periferici della città e di cui ci si può fare un’idea analizzando gli indicatori socio-economici prodotti dall’Istat. In questa breve relazione sono tre gli indicatori che andremo ad analizzare per avere un primo quadro generale: tasso di occupazione; percentuale di laureati; percentuali di Neet. Anche se l’aggiornamento di questi dati risale al censimento del 2011 e al momento non è possibile averne di più aggiornati, questi possono comunque essere considerati come rappresentativi della situazione attuale. È da sottolineare, inoltre, che sulle pagine del comune di Napoli o dell’Istat è possibile reperire, oltre ai dati che saranno esposti a breve, anche altre informazioni utili ad avere un quadro più esaustivo della condizione socio-economica nel suo complesso.
Per quel che riguarda l’occupazione, l’ultimo dato disponibile ci dice che a San Giovanni, solo il 24,1% degli abitanti risulta occupato. Percentuale ben distante dalla media cittadina che è pari al 31,8% e dai quartieri più benestanti della città come Posillipo che mostra una percentuale di occupati pari a 43,4% o il Vomero che si attesta al 41%. Guardando al passato il “quadro” diventa ancora più problematico poiché mentre Napoli e molti dei quartieri che la compongono hanno visto nel tempo aumentare la propria percentuale di occupati a San Giovanni, invece, sono stati fatti passi indietro: sebbene di poco, nel 1981 la percentuale di occupati era più alta rispetto a quella registrata nel 2011 (25,4%) (figura 1). È da sottolineare inoltre che se nel 1981 il divario sugli occupati tra San Giovanni e Posillipo era di tredici punti percentuali, nel 2011 questo divario sale a circa venti punti percentuali. È chiaro come all’interno della città ci sono quartieri che avanzano e quartieri – San Giovanni così come altri quartieri periferici – che restano dietro; vedendo crescere sempre più il divario con i quartieri benestanti della città. Il dato sorprende in parte conoscendo la storia del quartiere, che nei decenni scorsi era caratterizzato da una importante realtà operaia. Infatti, la deindustrializzazione e la mancata riconversione produttiva sono da considerarsi alla base di quanto si osserva oggi.
Guardando ai titoli di studio la situazione non sembra migliorare. Il “capitale umano”, come è noto, è un indicatore importante per lo sviluppo di una realtà territoriale ed entro quest’ottica, se guardiamo alle percentuali di laureati più che di sviluppo, si prospetta una realtà di desertificazione per il quartiere. Mentre nei quartieri come Chiaia (34%), Posillipo (34%), Vomero (33,8%), San Giuseppe (29,8%) e Arenella (27%) la percentuale di laureati viaggia intorno al 30%, San Giovanni presenta un’imbarazzante percentuale del 3,6%. Il quartiere non è l’unico a viaggiare così in basso; infatti, Scampia (3,4%), San Pietro a Patierno (3,6%), Miano (3,6%), Barra (4,3%), Ponticelli (4,7%), Secondigliano (4,8%), Piscinola (5,2%), Zona Industriale (5,3%) mostrano dati simili.
Così come per l’occupazione anche sull’istruzione i divari tra quartieri sono aumentati rispetto agli anni Ottanta. Se nel 1981 il divario con il quartiere con la più alta percentuale era di quindici punti percentuali, nel 2011 questo divario raddoppia e passa a trenta punti percentuali (figura 2).
Infine, Sempre con riferimento al capitale umano, un altro dato preoccupante è quello che riguarda i NEET, ovvero la quota di giovani che non sono né occupati né impegnati in percorsi di formazione. Nel quartiere di San Giovanni, nel 2011, il dato si attesta intorno al 30%, mentre a livello cittadino è pari al 22% e in alcuni quartieri come il Vomero non supera il 10%.
Dalla lettura dei tre indicatori appena menzionati emerge come la condizione socio-economica del quartiere di San Giovanni a Teduccio risulti molto complessa e preoccupante. Complessità a cui si aggiunge il dato relativo alla situazione epidemiologica. I ricercatori di Medicina Democratica – Napoli, infatti, hanno messo in evidenzia come il Rapporto di Mortalità Standardizzata (SMR) risulta essere tra i peggiori della città e prodotto dall’esposizione pluridecennale a veleni industriali mai rimossi dall’ambiente.
Alla luce del fatto che gli ultimi dati disponibili indicano che il numero di disoccupati (compresi i NEET) è di circa 2.500 unità nel quartiere e di 11.700 unità nella zona orientale (Barra, San Giovanni, Ponticelli), l’impatto sul quartiere in termini di occupazione del deposito GNL sarà praticamente nullo per due motivi:
1) nel rapporto Studio di Impatto Ambientale, 3.5.2.5.2 – Personale Addetto, si legge che per l’effettivo esercizio saranno assunte circa trenta persone, numero che rappresenta solo l’1,2% del totale dei disoccupati del quartiere e addirittura lo 0,25% dell’intera area orientale comprensiva dei quartieri di Barra e Ponticelli.
2) all’attuale capitale umano del quartiere saranno probabilmente preferite figure esterne considerando le competenze specialistiche richieste e gli stessi accordi sottoscritti per le trenta posizioni aperte così come risulta nel SIA nel paragrafo 5.2.3.7 Incremento Occupazionale in Fase di Esercizio. Peraltro, la tempistica per effettuare dette assunzioni è molto diluita nel tempo. Questo progetto, quindi, oltre a non avere ricadute positive sull’occupazione, potrebbe influenzare in negativo la qualità del tessuto sociale del quartiere.
A nostro avviso, l’installazione del deposito di GNL e i pericoli reali o “percepiti” a essa connessi, renderanno il quartiere ancora meno appetibile dal punto di vista di eventuali investimenti per una auspicabile riqualificazione produttiva, sociale e civile. È fondamentale tenere conto, poi, del fatto che qualora le istanze dei cittadini del quartiere contrari all’installazione del deposito non venissero ascoltate potrebbe generarsi in loro un sentimento di distacco e sfiducia verso le istituzioni. Distacco e sfiducia che, alla luce dei tassi di astensionismo registrati in loco, già caratterizzano buona parte del tessuto sociale. Perdere quest’ulteriore pezzo di società civile a lungo termine potrebbe essere disastroso per il quartiere.
Dal punto di vista sociologico, dunque, si ritiene deleteria l’installazione del deposito GNL nel quartiere per tre motivi:
a) impatto nullo – sia presente che futuro –, sia sui numeri che sulla struttura del mercato del lavoro;
b) impatto negativo sull’immagine del quartiere e sulle possibilità di rigenerazione futura;
c) impatto disgregante sugli ultimi baluardi della società civile in essa innestati. (ciro clemente de falco / antonio de falco)