
Anche quest’anno la Fondazione Campania dei Festival ha dato vita a Quartieri di vita, una rassegna teatrale alla sua seconda edizione rivolta alla formazione dei giovani e con l’obiettivo di favorire la partecipazione agli spettacoli di un pubblico di diversa estrazione sociale. L’esperimento, favorito anche dai prezzi simbolici dei biglietti, il cui ricavato andrà al progetto Onlus Campania per l’ospedale pediatrico Santobono-Pausillipon, prevede anche laboratori teatrali ed eventi artistici su tutto il territorio regionale. Women Crossing. Storie di sabbia e di mare, uno dei primi lavori andati in scena al Teatro Nuovo, per la regia di Alessandra Cutolo, nasce da un progetto sulla vita e la storia dei migranti che ha coinvolto le donne del centro di accoglienza straordinaria di Mugnano, Casa Sabali.
La prima cosa da dire su questo lavoro, che ha visto in scena un numeroso gruppo di donne extracomunitarie, è lo straordinario coinvolgimento del pubblico – spettatori adulti insieme a bambini e a giovanissimi – che ha seguito la rappresentazione con attenzione, riflettendo su uno dei drammi più crudeli del nostro tempo: l’esodo, lo sradicamento, la fuga di milioni di uomini e donne dalle loro terre per fame, per la guerra, per le inenarrabili violenze alle quali sono sottoposti sin dalla prima infanzia. Lo spettacolo mostra questo conflitto, evocando, nelle scene iniziali, le tradizioni e i costumi dei loro villaggi prima della sofferta decisione di scappare, di lasciarsi alle spalle tutti i loro sogni e i loro lutti.
L’intelligente regia di Cutolo ha inteso dare più l’idea di come una comunità possa rinascere anche tra le macerie, che la sensazione dell’impossibilità di agire, di iniziare una nuova vita in un altrove dove ci sono altri ostacoli, altre brutalità, altre indicibili prove da superare. Insomma, queste donne – bianche e di colore, che insieme ballano, danzano e cantano – che hanno attraversato i deserti e la sabbia con la speranza di un nuovo mondo, mettono in scena una sorta di “resilienza”; reagendo al buio della loro esistenza senza mai abbandonare la speranza, alla memoria stessa di un’infanzia e di un tempo che non possono più ritornare.
Nello spettacolo prevale il racconto del viaggio e l’atmosfera che si vive nei villaggi circondati dal deserto, dove le donne hanno paura di uscire di sera dalle loro tende per non correre il rischio di essere violentate e aggredite dalla furia di uomini di altri territori e tribù. Prima di partire, le ragazze si scambiano le proprie esperienze; qui nascono i primi amori, il desiderio di appartarsi con l’uomo che si ama sottraendosi alle rigide regole della tradizione familiare che le impongono di sposare uomini anziani che mai ameranno. E il loro rifiuto è già una presa di coscienza, una scelta di vita irreversibile che le spinge a guardare lontano e a seguire altre strade. E poi la fuga nel deserto, lontana dalla follia che distrugge la loro vita e quella dei propri cari. Ma l’esodo sarà lungo e terribile. C’è fame, c’è la grande sete, ma ci sono anche i piccoli che nascono nelle periferie delle grandi città dell’Africa, prima che il viaggio sui barconi, sempre in bilico tra vita e morte, abbia finalmente inizio. Alla fine la società opulenta è raggiunta. Il prezzo che pagheranno queste donne in termini di sfruttamento e di violenza sarà ancora altissimo. Ma hanno deciso di resistere, di riprendersi con la vita, la speranza di un destino diverso.
Alla fine un grande applauso a questa comunità di attrici migranti che hanno la capacita di essere in scena con grande naturalezza, cantando e danzando con semplicità, ironia e allegria, e trasmettendo a tutti una grande gioia di vivere. Bravissime tutte le attrici: Patience Sare, Silvia Gallerano, Aisha Montana, Simonetta Solder, Yemis Adeboye, Confort Samuel, Elisabeth Adeboga, Tiziana Borgese, Deborah Offen, Livia Lupatelli, Denise Mcnee e le ragazze del centro di accoglienza straordinaria di Mugnano. (antonio grieco)