Foto di Claudia Muniz
Venerdì mattina la polizia è tornata nel quartiere. Una camionetta e un cordone di agenti controllano l’accesso al canale Molassi, accanto sostano due auto della polizia municipale. Un’altra camionetta presidia la piazza di San Pietro in Vincoli, chiusa ancora dalle barriere in cemento. Ho intravisto una pattuglia di agenti in fondo al canale, mentre le vie attorno sono presidiate da vetture della municipale. Le forze dell’ordine sono tornate per impedire lo svolgimento del Balon, il mercato degli straccivendoli.
Il canale Molassi si trova dietro l’arsenale della pace, il quartier generale del Sermig. Il Sermig è un ente cattolico fondato per promuovere accoglienza e solidarietà a favore dei poveri. Nel pomeriggio la presidente del senato Casellati varca la soglia dell’arsenale che s’apre su via Borgo Dora, fra il fiume e la mongolfiera. Casellati inaugura al Sermig una nuova struttura di accoglienza per donne e dichiara di essere «molto colpita dalle tante straordinarie iniziative di solidarietà che questa città ha saputo mettere in campo. Torino ha davvero una grande vocazione per l’impegno sociale». Chiara Appendino è al suo fianco, le camionette disposte contro mercanti e robivecchi sono a pochi metri in linea d’aria.
La giunta comunale ha deliberato lo sgombero del mercato dieci mesi fa per favorire gli interessi dei commercianti e degli investitori nel quartiere. Per un inverno, una primavera e un’estate, tuttavia, gli straccivendoli hanno resistito alla delibera e soltanto l’intervento delle forze dell’ordine venerdì 4 ottobre li ha allontanati da San Pietro in Vincoli. Già sabato 5 ottobre, tuttavia, un piccolo numero di resistenti aveva disposto gli oggetti ritrovati lungo il fiume, proprio di fronte all’arsenale. È un ritorno, perché il mercato lambiva il fiume già nel passato. Poi, quindici anni fa, la giunta di centrosinistra decise di governare il fenomeno, creò un associazione che gestisse il Balon dei poveri e impose lo spostamento in San Pietro in Vincoli.
Alla sera di venerdì la visita istituzionale è già dimenticata. I primi venditori si avvicinano alla Dora e dispongono le stuoie fra il ponte e l’arsenale. Nasce un piccolo presidio notturno, stiamo accanto ai venditori e qualcuno cucina una torta. I banchi crescono sotto la luna piena. Di giorno il mercato è vivo e accoglie un centinaio di straccivendoli, qualcuno porta in giro succhi di frutta, tè e pizzette. Nell’area istituzionale in via Carcano – lontana, accanto al cimitero monumentale – i posti sono esauriti, ma i venditori si lamentano perché gli affari sono esigui. Alcuni temono la polizia e non intendono tornare vicino al fiume, altri assicurano che sabato prossimo si uniranno ai dissidenti.
«Ho visto un germoglio buttare esili radici», mi dice un’amica osservando il nuovo mercato. A Borgo Dora la povertà rimossa riemerge inesorabile, nonostante la delibera della giunta e l’azione dispendiosa delle forze dell’ordine. Questa rinascita mostra le contraddizioni e le difficoltà del governo cittadino ed è un’inattesa pietra d’inciampo per i piani d’investimento. Per questo motivo gli straccivendoli meritano ogni forma di solidarietà, sostegno e vicinanza che gli altri abitanti della città sapranno offrire.
Anche Claudia, amica da lungo tempo ormai, vende vicino al fiume dopo una notte di presidio. Le sue foto raccontano la notte e l’arrivo dei primi mercanti, il sorgere dell’alba, la vita diurna del mercato. (francesco migliaccio)
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