Sono stati liberati ieri sera Ana e Alfonso, i due ciclisti della Critical massarrestati mercoledì, mentre si radunavano lungo Calata Trinità Maggiore. Le accuse di resistenza a pubblico ufficiale e inottemperanza all’ordine di sciogliere la manifestazione, sono state in effetti smontate dal giudice per le indagini preliminari, non appena – sembra – il pm ha dato un’occhiata ad alcuni video con i quali gli ormai onnipresenti cittadini-giornalisti avevano immortalato il momento dell’arresto. In realtà non solo la fase del fermo si vede bene nei video, ma anche una serie di comportamenti non troppo edificanti tenuti dagli agenti di polizia, che hanno per esempio più volte spintonato alcune ragazze – che provavano a ripararsi dall’avanzata dei caschetti blu – facendole cadere per terra.
Quello che è certo, è che si è trattato di una festa dell’Immacolata particolare. Già dalle prime ore della mattina, si era capito che la giornata sarebbe stata movimentata: i disoccupati protestavano ai margini di piazza del Gesù, chiedendo di essere utilizzati nelle operazioni di raccolta differenziata, «così risolviamo il problema del lavoro e quello della munnezza». Con loro c’erano i “ciclisti urbani”, radunati all’esterno del centro sociale Ska, che aspettavano di partire per la loro pedalata. Non lontano, gli studenti, che a palazzo Giusso incontravano l’attore Luigi Lo Cascio, per un dibattito sui tagli alla cultura e all’università.
Una cosa che si poteva subito notare era come le facce degli agenti, che quasi subito hanno indossato le loro corazze antisommossa, fossero piuttosto tese. Si trattava, evidentemente, di tenere tutti lontani da piazza del Gesù, dove – come se non bastasse tutto quell’ambaradan – il cardinale Sepe celebrava la messa dell’Immacolata, mentre un pompiere depositava i fiori in cima all’obelisco ingabbiato a causa della caduta di alcuni marmi la scorsa settimana. Non è passato molto tempo, però, che gli agenti hanno cominciato a spingere i manifestanti verso via Monteoliveto, in maniera piuttosto brusca, e due tra i ciclisti sono stati fermati e portati in questura.
«Io sono stata trattata un po’ meglio – ha detto la ragazza ieri sera – mentre Alfonso sembrava fosse un terrorista. In carcere non è successo niente, ma appena ci hanno fermati ci hanno portati alla questura centrale, e non ci hanno permesso non dico di difenderci, ma nemmeno di parlare. Dicevano che nella zona non ci doveva essere “bordello”, di nessun tipo, perché dovevano arrivare il sindaco e il cardinale». Ana è brasiliana, è una studentessa, e parla un ottimo italiano. Racconta di aver solo chiesto ai poliziotti qualche secondo per allontanarsi, perché tra ciclisti, cordone di polizia, e disoccupati che stavano lasciando il loro presidio, lo spazio era effettivamente poco. Fin da subito è stata strattonata, spostata bruscamente e successivamente portata da un agente all’interno di un furgoncino. «Il succo di questa storia è che è rimasta in carcere per un giorno e mezzo senza aver fatto niente» dicono gli studenti, che dopo gli arresti hanno dovuto salutare Lo Cascio, per recarsi in presidio all’esterno della questura e chiedere la liberazione dei due ciclisti.
È lì che è andata in scena la “guerriglia” descritta da giornali e televisioni, che in effetti hanno fatto un po’ di confusione nel ricostruire quello che è successo. Ben poco si è parlato di chi fossero i due ciclisti, diventati di volta in volta “studenti, disoccupati, no global” e chi più ne ha più ne metta. Deve essere sembrato strano al giudice, ieri pomeriggio, vedere in quei video che i temibili terroristi di cui si stava parlando erano ragazzi in bicicletta, armati di maschere e palloncini. A quel punto il rilascio è stato immediato. «È la seconda volta, dopo l’arresto del ricercatore Saso, che i pm smentiscono clamorosamente l’operato degli agenti, che hanno ormai l’abitudine di prelevare a casaccio studenti, manifestanti, anche pacifiche signore come accade a Terzigno, solo per creare tensioni gratuite o provare a intimorire chi non ha alcuna intenzione di stare in strada a menare le mani».
Questa storia, probabilmente, fa riflettere su due cose: la prima è una situazione di difficoltà in cui si stanno trovando le forze dell’ordine in questi giorni, mentre la città è percorsa quotidianamente da cortei e manifestazioni, che partono dagli studenti in lotta contro la riforma dell’università, ma si allargano volta per volta ai lavoratori del San Carlo, ai disoccupati, ai precari della scuola. La seconda è che la conseguenza di questa difficoltà sembra per ora essere una risposta addò coglio coglio, fatta di misure che non solo non diminuiscono la rabbia e la presenza di manifestanti in strada, ma anzi sono controproducenti perché finiscono per aumentare la tensione, come accaduto mercoledì dopo gli arresti. Senza contare che il carcere non è certo un grand hotel, e non si capisce perché due ragazzi debbano passarci una notte, per aver provato a pedalare tra i fedeli e il cardinale nel giorno dell’Immacolata. (riccardo rosa)
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