Dopo aver consegnato al comune le quattordicimila firme in favore della destinazione a spiaggia pubblica del litorale di Bagnoli-Coroglio, il comitato promotore della campagna “Una spiaggia per tutti” ha lanciato un appuntamento a largo Sermoneta, per le 10 di stamattina.
Io arrivo con più di mezz’ora di ritardo e trovo circa un millesimo dei firmatari totali, intenti in una pacata discussione con i carabinieri. Nel frattempo, anche a Miseno, Ostia e altre località balneari si organizzano iniziative in occasione della mobilitazione nazionale di oggi, “Riprendiamoci le spiagge”. Nel giro di un paio d’ore arrivano altre persone, e al momento di partire, il gruppetto è abbastanza nutrito ed eterogeneo. Ci sono studenti, precari, lavoratori e spesso tutte e tre le cose insieme, giovani e meno giovani.
Prima di muoverci alla volta di Via Posillipo, lo striscione della campagna si apre sul parapetto che dà sulla spiaggia affollata del cosiddetto lido Mappatella. «Assurdo che a Napoli per andare al mare si debbano spendere venti, trenta euro!» Massimo, tra i promotori della campagna, spiega al megafono le ragioni dell’iniziativa, raccogliendo l’approvazione unanime della platea in costume.
Iniziamo a camminare, muniti di canotto, ombrellone, crema solare e settimana enigmistica, fermandoci all’altezza del lido Bagno Elena i cui dipendenti, alla sola vista del piccolo e innocuo corteo, chiudono il cancello. Due ragazzi di passaggio mostrano segni di insofferenza per l’impossibilità di accedere al lido, una signora inizia a lamentarsi delle sue creature «che poi se prendono il sole e si sentono male…».
La situazione, già calda per le condizioni atmosferiche, inizia ad arroventarsi. Il cancello riapre, timidamente, soltanto alla gente che paga. I manifestanti provano a spiegare ai carabinieri che impedire l’accesso al mare è illegale, e che gli ultimi cinque metri di spiaggia sono pubblici per legge. Tutto quello che ottengono sono risposte evasive e avventate minacce di arresto. A portare una ventata di freschezza sono le circa cinquanta biciclette della Critical Mass, accolte da un caloroso applauso e dai soliti cori, con le dovute variazioni sul tema. “Spiaggia libera”, “La spiaggia ce sta e nun ce a vonn rà” o “Chiediamo il mare, ci danno polizia…”.
Canotti e bici in trionfo, ci lasciamo alle spalle il Bagno Elena e Palazzo Donn’Anna, fino ad arrivare all’ingresso del Lido Sirena. Una parte della manifestazione entra subito, ma anche qui i carabinieri hanno un improvviso ripensamento e impediscono per qualche minuto il passaggio a chi è rimasto fuori, nonostante il proprietario del lido abbia anche acconsentito a farci passare. Alla fine ci ritroviamo dentro, dirigendoci subito verso il giardino privato di Alfredo Romeo, costruito abusivamente a pochi passi, sulla spiaggia demaniale.
Il giardino è lussuoso, pieno di fiori e piante grasse, l’acqua della doccia all’aperto, rinfrescante, il prato pulito e curato. Così, snobbata la spiaggia libera a pochi metri, sporca e mal tenuta, decidiamo di rilassarci sul prato all’inglese, stendendo asciugamani e rinfrescandoci con la pompa, almeno fino a quando non ci staccano l’acqua. Ragazzini e adulti accorrono anche dal lido accanto, entusiasti di aver scoperto – o, piuttosto, riscoperto – che l’oasi si trova su un terreno pubblico. Il palazzo è enorme. «Pare che a ogni piano ci abiti un figlio di Romeo» dice qualcuno, mentre gli occhi delle forze dell’ordine, guardia costiera e vigili, ci scrutano dall’alto della strada.
Alla fine andiamo via, ringraziando il signor Romeo per aver trasformato la spiaggia del demanio in uno splendido giardino, e garantendogli che ritorneremo. (giulia beat)