Foto di Alessandra Mincone
Diecimila persone sono scese in piazza ieri a Napoli per una tappa della mobilitazione Insorgiamo, la piattaforma di rivendicazioni nata nell’ultimo anno dopo l’occupazione da parte degli operai dello stabilimento Gkn di Firenze.
Non troppo importante, per una volta, il balletto sul numero delle persone scese in piazza, considerando la variegata composizione del corteo: disoccupati, lavoratori, studenti, fasce di popolazione che provano a individuare un terreno di lotta comune ancorato a questioni reali piuttosto che a dinamiche di “movimento”. L’obiettivo è quindi di mettere in relazione la difesa dei salari e del reddito di cittadinanza con il diritto al lavoro, l’opposizione alla guerra con le lotte ambientali e contro il saccheggio dei territori, le battaglie studentesche per l’eliminazione dell’alternanza scuola-lavoro con quelle per il diritto alla casa e a un’esistenza dignitosa.
Il corteo napoletano si muove alle 15, sotto la pioggia, da piazza Garibaldi. Lo striscione che apre la manifestazione recita: “Non paghiamo guerra, carovita e disoccupazione. Fine del mese e fine del mondo, stessa lotta”. Dietro un folto servizio d’ordine sfilano i disoccupati organizzati del Movimento 7 novembre e del Cantiere 167 di Scampia, che insieme agli operai della Gkn hanno organizzato la manifestazione. Dietro, con gli operai fiorentini ci sono quelli del sindacalismo di base (pullman del SiCobas sono arrivati da Lombardia, Emilia Romagna, Lazio), gli attivisti romani impegnati nella lotta per la casa; quelli, da tutta Italia, che si battono per i diritti dei detenuti, per l’abolizione del 41bis e per il superamento del carcere; e poi gli attivisti per le lotte ambientali, quelli di Fridays for Future, gli studenti in agitazione, le attiviste transfemministe, esponenti delle lotte NoTav e NoMuos.
Per quasi tre ore la manifestazione attraversa la città, mettendo in atto una serie di azioni, con lancio di fumogeni e qualche petardo sulle vetrine di obiettivi simbolici “dell’economia in-sostenibile e della speculazione economica legata prima alla pandemia e poi alla guerra”: un’agenzia della banca Intesa San Paolo, il supermercato Gran Gusto, le sedi di Inps ed Eni. Il corteo si conclude intorno alle 18 davanti al palazzo del comune di Napoli, simbolo del disinteresse istituzionale per la vertenza dei disoccupati negli ultimi dieci anni, sotto il governo di almeno tre amministrazioni cittadine.
A seguire, in piazza, gli interventi al microfono ricordano le prossime urgenze e iniziative: il corteo dei disoccupati di lunedì in vista di un possibile sblocco della vertenza, il rischio di sgombero del presidio permanente dello stabilimento Gkn di Firenze, lo sciopero generale dei sindacati di base del 2 dicembre, la manifestazione studentesca del 18 novembre. Tutte questioni che si sta provando a tenere unite in un momento di “ricomposizione” ambizioso e impegnativo ma, forse, non impossibile. (riccardo rosa)