Negli ultimi mesi il dibattito sul futuro di Bagnoli non è riuscito a svincolarsi dalla ormai trita questione “coppa America”. Subito dopo il suo insediamento, infatti, la giunta comunale aveva rispolverato il vecchio progetto del sindaco Iervolino, per provare a portare le regate sul mare che bagna l’ex quartiere operaio. Un’operazione, come palese già in altre occasioni, assolutamente irrealizzabile.
La corsa alla regata è stata persa abbastanza in fretta, ma con un colpo di mano la giunta è riuscita a portare a casa il piano B, quello di ospitare a Bagnoli le pre-regate della coppa, una kermesse accessoria che gli americani si sono inventati nel tentativo di monetizzare ulteriormente. Dopo settimane di batti e ribatti tra comune, procura, regione e ministero dell’ambiente, l’amministrazione ha dovuto prendere atto dell’impossibilità di svolgere la coppa sulla cosiddetta colmata a mare, piattaforma costruita negli anni Sessanta per il trattamento e il trasporto dei materiali industriali, inquinata e inquinante, e la cui rimozione è prevista da una legge datata 1996.
In ogni caso, a dispetto degli annunci sullo sviluppo economico che il grande evento avrebbe portato, i cittadini di Bagnoli non sono sembrati mai particolarmente interessati alla questione, anzi. Nel corso dei mesi si sono moltiplicate le iniziative per sottolineare come la bonifica della colmata e dell’area, e il ripristino della linea di costa, fossero le uniche priorità per il quartiere. I partecipanti all’Assise di Bagnoli, in diverse occasioni hanno provato a far notare l’inutilità di un evento take-away; i giovani del collettivo Ba.Fu. Ca. invece, ne hanno organizzato un’altra, di coppa, la coppa America dei poveri, andata in scena lo scorso 31 marzo. Di lì in poi tutte le realtà di Bagnoli hanno provato a dire la propria, ma il fatto che in tempo di democrazia partecipativa la voce di un quartiere che, malgrado tutto, ancora vive le sorti del proprio territorio in maniera “politica” sia stata totalmente ignorata, è un’altra storia.
In linea con la logica dei grandi eventi, una volta archiviata la questione coppa America (soprattutto a causa delle pressioni della procura), le luci sul quartiere si stanno nuovamente spegnendo. Le necessità per Bagnoli, però, sono le stesse di quando, ormai un anno or sono, il sindaco e la nuova giunta comunale mettevano piede a palazzo San Giacomo. Necessità che in fin dei conti sono più o meno le stesse dai tempi della chiusura della fabbrica, venti anni e rotti in cui pochissimo è stato fatto. A cominciare dalla bonifica dei terreni, che non vuol dire solo rimozione della colmata. Su questo argomento, sarebbe interessante sentire cosa pensino i magistrati dell’operato di BagnoliFutura. Proprio da ex magistrato, d’altronde, nel ruolo di deputato europeo, l’attuale sindaco di Napoli si era scagliato contro la partecipata del comune, beccandosi una querela per averla definita “una pagina vergognosa di commistione tra politica e crimine”. Durante la campagna elettorale, poi, l’immediata chiusura del carrozzone era stata promessa da de Magistris, che aveva garantito l’apertura di una nuova pagina di storia cittadina sulla questione Bagnoli.
A distanza di appena qualche mese, però, più o meno in concomitanza con l’ennesima gara deserta per la vendita dei suoli, BagnoliFutura è ancora in piedi. Eliminati in maniera quasi indolore i residui pezzi grossi bassoliniani (Marone e Hubler), de Magistris ha preso le redini della situazione. La fiducia nei confronti di BagnoliFutura è stata di fatto rinnovata. A capo del consiglio d’amministrazione è stato nominato Omero Ambrogi, anche lui magistrato, ex presidente della corte d’assise, e nel corso della prima riunione, il sindaco ha ribadito che il rilancio del quartiere resta una delle priorità dell’amministrazione. Uno dei passi fondamentali per farlo sembra essere la prossima modifica di BagnoliFutura, da società di trasformazione a società di sviluppo (che ha possibilità di costruire in proprio sui suoli dell’area, di gestire i processi di vendita, oltre a quelli, in generale, di un’area che va dalla Mostra d’Oltremare alle terme d’Agnano). Nemmeno il cambio della mission della partecipata, però, sembra essere una novità (in una prima fase il compito di BagnoliFutura era esclusivamente quello della bonifica del territorio), e così come gli infausti cambi del passato, nasconde non poche insidie. Il sindaco, dopo il fallimento della coppa, ha mostrato come una grande vittoria lo sblocco di fondi fermi da anni in regione (ottanta milioni di euro), per la realizzazione di “opere strategiche” (il parco urbano, il centro benessere, il parco dello sport). Più che i fondi, che pure sono importanti, quello che sembra mancare però è un’idea chiara di come rilanciare il processo di riqualificazione. Il recupero dell’ex area industriale è costato fino a questo momento quasi cinquecento milioni di euro, eppure Bagnoli non è un quartiere molto diverso (sicuramente non in meglio) da quello che era dieci anni fa.
Un dibattito serio che coinvolga la cittadinanza su quale direzione, e con quale tempistica, debba (ri)partire il cammino di Bagnoli, andrebbe aperto immediatamente. Lo scioglimento di BagnoliFutura, che ha accumulato assai più debiti che successi, dovrebbe essere il primo passo; una seria e certificata bonifica, il secondo. A quel punto bisognerebbe cominciare a interrogarsi su cosa dovrà essere davvero Bagnoli domani, e soprattutto quale ruolo debba avere nel complesso una zona importante come quella ovest della città, che comprende anche Fuorigrotta e Agnano. Oggi, va ricordato, lo zoo e l’Edenlandia sono a un passo dallo sparire: il comune non ha saputo far di meglio che indire un bando di gara, ma considerando gli enormi vincoli della zona, nessun imprenditore sembra disposto a metter mano al portafogli e alle ruspe. Di conseguenza, probabilmente per la paura di un nuovo deserto, il bando a oggi non è stato ancora pubblicato.
Si rifletta, più che agire in questa maniera così raffazzonata, su cosa dovrà essere tra cinque, dieci, venti anni quella zona. Si provi a procedere, per una volta, per macro-ragionamenti, e si costruisca qualcosa di concreto, coinvolgendo veramente, nelle decisioni, gli oltre centomila abitanti della zona. Lo si faccia subito, senza aspettare il prossimo grande evento, che sia la coppa di vela, la fiera dei catamarani, o il gran premio intergalattico delle mongolfiere. (riccardo rosa)