Antonietta Romano era – ed è tuttora – semplicemente una delle centinaia di migliaia di napoletane che ogni giorno si prendono cura della propria famiglia, occupandosi di tutto: dal pasto quotidiano alla casa. Proprio la sicurezza di una casa dove crescere i figli mancava alla sua famiglia. Allora, siamo nel 1990, si stava completando la nuova 167 di Ponticelli, realizzata con il programma post-terremoto: palazzi quasi ultimati, mezzi abbandonati dalle imprese e non ancora assegnati. Si sparge la voce nel circondario, dentro e fuori Napoli, a frotte vanno a vedere, poi iniziano le prime occupazioni. Anche Antonietta s’allunga fino a via Botteghelle, dove vicino sta un lotto di palazzine pronte per l’uso. Forse è l’ultima possibilità, perciò organizza la famiglia e, finalmente, prende possesso di una casa.
A questo punto, comincia la guerra di Antonietta, che Alessandro Abate e Bruno Oliviero, dieci anni dopo, hanno voluto raccontare. Perché, da quel momento, per Antonietta si è trattato di costruire tutto quello che mancava per rendere quelle palazzine delle vere case: mettersi in regola con assegnazioni legittime, ottenere una manutenzione decente, poi combattere contro le indecenze del concessionario gestore, organizzare una specie di condominio volontario, eccetera eccetera.
Antonietta ha fatto tutto questo per sé, la propria famiglia e tutte le altre del lotto 10, così viene chiamato il rione. Da “donna di casa” è diventata sindacalista, politica, amministratrice, insomma una vera leader. Il comitato da lei promosso, organizzato e guidato, ha costituito un caso esemplare fra i movimenti di lotta per la casa, trasformando l’occupazione in una esperienza di autogoverno.
I documentaristi hanno seguito per due anni Antonietta nel rione, nelle manifestazioni, nel suo peregrinare tra gli uffici per ottenere risultati e rivendicare diritti. Viene raccontata una vita vissuta a 360 gradi, dalle discussioni in famiglia alla campagna elettorale che l’ha portata a diventare consigliere della circoscrizione di Ponticelli e poi anche presidente della commissione casa.
La ricostruzione puntigliosa, giorno dopo giorno, che della sua esperienza fanno Abate e Oliviero, mette in luce qualcosa che oggi sembra appartenere al sogno: l’idea e la pratica della politica che è cura del proprio prossimo. Antonietta avrebbe potuto limitarsi a sistemare se stessa e la propria famiglia, invece non s’è accontentata e si è spinta fino a scatenare una “guerra” per conquistare una convivenza civile per tutti quelli come lei. Da questo punto di vista, per esempio, la sua campagna elettorale appare finalmente come un’esperienza vera, non lo stanco rito di una democrazia ipocrita.
Il racconto si ferma al 2001, ma la guerra di Antonietta non è finita lì, anzi è continuata nel decennio successivo. Ci sono state altre conquiste e non sono mancate pure le delusioni, lei non siede più nel consiglio di Ponticelli, ma sta ancora al lotto zero a presidiare diritti.
Rivedere un ottimo documentario e, magari, discutere con Antonietta Romano può essere un’occasione per farsi venire qualche idea a proposito di buona politica. (francesco ceci)
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