Venerdì 20 gennaio si è svolta al tribunale di Novara la prima udienza del processo dov’è imputato Alessio Spaziano, ventisei anni, camionista alla guida del tir che il mattino del 18 giugno 2021, durante uno sciopero nazionale, uccideva il sindacalista del SiCobas Adil Belakhdim, fuori i cancelli della Lidl di Biandrate (Novara). Un’udienza preliminare, in cui il giudice avrebbe dovuto valutare la sussistenza di condizioni per rinviare a giudizio l’imputato e iniziare il dibattimento. Spaziano, sui cui pendono le accuse di omicidio stradale, omissione di soccorso e resistenza a pubblico ufficiale, ha richiesto di definire il procedimento con rito abbreviato.
Insieme alla famiglia della vittima, anche il SiCobas ha ottenuto la possibilità di costituirsi parte civile, dal momento che, come sottolineato da uno dei due legali Eugenio Losco, l’uccisione del sindacalista ha costituito un lutto pesantissimo per l’organizzazione, tanto da un punto di vista emotivo quanto nella gestione delle vertenze dell’intero coordinamento provinciale di Novara. Un colpo doppiamente pesante, se si considerano le costanti rivendicazioni del sindacato sui temi delle condizioni di sicurezza sul lavoro, della salute e dell’integrità fisica dei lavoratori, e ancora di più della tutela dell’esercizio dell’attività sindacale e di sciopero.
L’avvocato Losco, intervistato, precisa di aver richiesto la citazione in giudizio di “ulteriori responsabili”: ciò significa che al banco degli imputati dovranno presentarsi anche il datore di lavoro per cui Spaziano prestava servizio, in quanto “responsabile dei fatti illeciti commessi dai preposti” (come previsto dagli art. 2043, 49 e 59 del codice civile) e l’assicurazione dell’autoarticolato che guidava, ai sensi dall’art. 2054 dello stesso codice. I legali della vittima contestano però l’accusa di omicidio stradale, un reato per cui è prevista una pena fino a sette anni di carcere – che con il rito abbreviato potrebbero ridursi a quattro grazie allo sconto di un terzo della stessa – per un caso che invece ritengono qualificarsi come omicidio volontario (per il quale non è previsto il rito abbreviato). La parte civile ha sottolineato che questo processo non può macchiarsi di alcun fanatismo a carattere giustizialista contro l’imputato, ma che necessario è il riconoscimento del giusto reato, alla luce delle indagini effettuate dalla procura, basate sulle testimonianze degli autisti, dei poliziotti e degli agenti della Digos presenti sul luogo del fatto, che confermerebbero la dinamica di una manovra effettuata in maniera volontaria e consapevole, con cui l’autista si assumeva coscientemente il rischio di un omicidio. Il giudice ha accolto la richiesta dei legali della vittima e rinviato l’udienza al 5 maggio.
L’omicidio del sindacalista Belakhdim si colloca in un panorama in cui le procure sembrano plasmare accuse di reato utilizzando pesi e misure differenti, a seconda che i lavoratori – specie nel settore della logistica – siano la parte lesa o imputata. Con questa riflessione si apre la conferenza stampa indetta dal SiCobas all’esterno del palazzo di giustizia di Novara, dove nel frattempo si erano riunite alcune centinaia di operai accorsi da varie parti d’Italia, dopo aver partecipato a un presidio fuori ai cancelli della Lidl. Il presidio si era trasformato ben presto in realtà in un blocco dei camion, «per non limitarsi a puntare il dito contro l’esecutore materiale della morte di Adil», ma più in generale contro il sistema di sfruttamento che alimenta gli omicidi e le morti sul lavoro, di cui gli stessi camionisti sono a loro volta vittime (più restie, tuttavia, a forme di sindacalizzazione, dal momento che lavorano lontani dalla regione di residenza e con indennità di trasferta che sfiorano il doppio degli stipendi di un facchino – come da vangelo del capitalismo: condizioni peggiori-ricompense “maggiori”).
Per quanto riguarda il polo logistico di Novara, questo si è consistentemente ampliato negli ultimi anni, attraendo gli investimenti delle grandi multinazionali della logistica grazie a una favorevole collocazione geografica. La presenza di siti Amazon, FedEx, Dhl, Sda, Esselunga, Lidl, rappresenta però per il sindacalismo di lotta una prospettiva importante, che sta portando in diversi magazzini, come spiega il coordinatore provinciale Papis Ndiaye, «a una crescita degli iscritti e, non senza difficoltà, alle prime vittorie su alcune vertenze». È il caso, per esempio, proprio del magazzino Lidl, dove successivamente all’uccisione di Adil Belakhdim la vertenza continua. «Lidl – spiega Ndiaye – adotta uno stratagemma molto funzionale nei magazzini della logistica per abbattere i costi del lavoro. Negli ultimi anni hanno evaso migliaia di euro di tasse risparmiando sui contributi, assumendo i lavoratori con contratti part-time da venticinque ore mentre , quasi sempre, lavorano persino più ore di quelle previste dal contratto full-time. Circa sei mesi fa, con l’intervento del tribunale, la cooperativa che gestisce il magazzino ha dovuto riconoscere l’orario pieno a tutti i dipendenti indiretti, ma noi abbiamo intenzione di ottenere anche tutti gli arretrati contributivi».
A dispetto delle lotte sui luoghi di produzione, tuttavia, l’ispettorato del lavoro e le istituzioni preposte sembrano disposte a chiudere un occhio sull’evasione fiscale delle cooperative appaltanti, a fronte dell’interesse delle grandi multinazionali a investire sul territorio. Secondo un prospetto fornito da Ndiaye, ammonterebbero a circa un milione e duecentomila euro i contributi non versati dalla sola cooperativa operante in Lidl Biandrate.
Le irregolarità, in ogni caso, non sono solo economiche. In Esselunga, per esempio, dove i ritmi di lavoro sono insostenibili, o in Fercam, dove a seguito della scadenza di un appalto importante ci sono stati dei licenziamenti “giustificati” con la bassa produttività. Anche a Novara, è però il sindacato a essere sotto giudizio dei tribunali. Negli ultimi anni non sono mancate le denunce ai lavoratori per scioperi e blocchi stradali. «Ci hanno denunciati e portati a processo in otto per uno sciopero in DSV, azienda che si occupa della logistica e distribuzione di pneumatici, gomme e altri materiali per la Pirelli. Per alcuni lavoratori c’è stata la conclusione delle indagini ma per qualcun altro non ancora. Tra i denunciati c’era anche Adil». (alessandra mincone)
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