Il prossimo 11 marzo dovrebbe corrispondere al primo del mese di ramadan 1445 secondo il calendario islamico. La data esatta dipende, per molti, dall’avvistamento della nuova luna crescente. Quando sarà certa, i musulmani a Napoli e in Campania inizieranno il digiuno rituale dall’alba al tramonto di tutti i giorni del mese di ramadan che si chiuderà con l’eid el fitr, la festa dell’interruzione del digiuno appunto, che dovrebbe cadere tra il 9 e il 10 aprile 2024. Per la festa, molti musulmani e musulmane si ritroveranno in piazza Garibaldi o nelle moschee lì intorno. Piazza Garibaldi e le aree limitrofe sono diventate nel tempo spazi del vissuto religioso islamico individuale e collettivo, un balzello nella continuità dello spazio non-islamico, cristiano-cattolico o laico.
In Allah ‘a ccà. L’islam e i musulmani in Campania si ascoltano anche le voci e le invocazioni che nel giorno della festa si diffondono dalle casse installate dalle comunità islamiche e si sovrappongono ai suoni del traffico di piazza Garibaldi. Il podcast, finanziato dall’Università L’Orientale di Napoli, è un racconto dell’adattamento, un diario di appunti su mobilità, precarietà e appaesamenti delle comunità islamiche in contesti anche molto diversi, quello metropolitano, della provincia o delle aree dell’agro-industria campane.
I musulmani e le musulmane si adattano al contesto e questo modella il vissuto religioso islamico individuale e collettivo. Insomma, il contesto conta. Se in altre regioni del paese, a Nord, le comunità islamiche hanno storie lunghe di stabilità e insediamento nel tessuto sociale, economico e politico, a Napoli e in Campania mobilità, precarietà e pluralità sembrano essere le costanti. Il podcast prova a dar conto di questo interrogando i rappresentanti delle organizzazioni islamiche nazionali, studiose e studiosi che hanno lavorato con le comunità islamiche locali, lo fa raccontando almeno in parte le storie di Naser, Diabate, Matar, Rashid, Karima.
Il titolo potrebbe dar fastidio a qualcuno, come se fosse a metà tra un gioco di parole canzonatorio e qualcosa che ha a che fare con l’esotico nell’esotico, l’islam a Napoli e in Campania appunto, per chi napoletano o campano non è. Forse funziona anche per questo, o almeno fa discutere perché il significato che gli si dà nel podcast è ben altro che una canzonatura o un esotismo: l’islam, le musulmane e i musulmani con i corpi, le associazioni, le moschee, gli spazi, le relazioni, sono qui e non sono un altrove; Allah è di là e di qua, l’islam è anche qui, in un contesto che può essere anche duro, respingente – con buona pace di chi alimenta la retorica di un territorio sempre accogliente e fluido –, ma pur sempre una dimora. (chiara anna cascino / nicola di mauro)