Nel film Risvegli il dottor Sayer scopre in un ospedale di New York l’effetto che un farmaco, la levodopa, ha sui pazienti affetti da catatonia. Sayer (che è l’alter ego di Oliver Sacks, neurologo autore del libro dal quale è adattato il film, e in cui Sacks racconta la sua esperienza) nota che la levodopa risveglia i pazienti, che tornano a uno stato cosciente dopo anni di letargo. La gioia per la scoperta dura però poco: Sayer infatti capisce che la catatonia ricompare, e che ai risvegli seguiranno nuovi addormentamenti. La medicina, concluderà, non può cambiare questa condizione in modo irreversibile.
Ora che il Napoli, la star, s’è eclissata, divorata da una forma di ego sostenuto da insospettabili tracce autodistruttive, nelle analisi più scomposte e superficiali c’è la tendenza a ritenere quel capolavoro un miracolo. […] Al di là d’ogni forma di disfattismo dialettico, il Napoli s’è dato e ha sparso allegria, che ora sta diventando la più cupa malinconia, perché stavolta, nel sottoscala del proprio vissuto – con quei ventotto punti che separano oggi da ieri – la preoccupazione è quel muro opaco che si staglia in vicinanza. E a cui si somma […] la percezione di dover fronteggiare un pericolo strisciante, incontrollabile e pure ingovernabile: il vuoto del potere ideativo, il lento decadimento per l’incapacità di dire no (antonio giordano, corriere dello sport, post cagliari-napoli)
In questa casa di cura – precisamente nel sottoscala dei propri vissuti (con muri opachi, forse tappezzati dai pezzi di Antonio Giordano) – si trovano i giocatori del Napoli, affidati alle cure del dottor Calzona. La struttura ha principi che s’ispirano alla libertà terapeutica di Basaglia. Anche se bisogna poi fare i conti con problemi organizzativi che da questa libertà possono scaturire.
Quando la stalla è aperta i buoi scappano. Come se ne esce? (umberto chiariello, editoriale, campania sport, post cagliari-napoli)
Nel cortile della struttura i pazienti parlano allo specchio, i discorsi si fanno via via più aspri e incalzanti. Il dottore, nascosto dietro lo specchio, annota tutto mentre scuote la testa.
La palla non gira. La palla sta troppo tempo sul piede di chiunque. Il piede di chiunque che non trova un altro piede di chiunque. Ed entrambi i piedi sono fermi. Il difensore è statico, il centrocampista è immobile, l’attaccante ruota su sé stesso. Il triangolo non avviene. Nessuno si sovrappone. Nessuno scambia. Nessuno si smarca. Nessuno viene incontro. Nessuno crossa. Nessuno dribbla. Nessuno tira. Facce cupe, occhi bassi. Palla che passa, palla che nessuno trattiene, palla preda dell’avversario, avversario che segna. (gianni montieri, il napolista, post cagliari-napoli)
Tra le attività terapeutiche all’avanguardia c’è la stanza della distruzione. Il paziente libera tutte le energie negative accanendosi con un piccone su muri, poster di vecchi idoli, statue, oggetti di poco valore.
Napoli, cancellato il murale di Osimhen e Kvaratskhelia: al suo posto ora c’è Geolier (calcionapoli24)
Quando la levodopa fa effetto l’umore dei pazienti cambia completamente.
All’improvviso la coscienza: del proprio calcio, d’un talento (esagerato) che riemerge dalle brume di sei mesi da dimenticare e poi il senso plastico della bellezza. Era stato così brutto il Napoli, e ripetutamente, da non poter essere quello vero: e ora che Osimhen più Kvaratskhelia (ma con loro Lobotka e un delizioso Anguissa) si sono rimessi in pace con se stessi, dagli equivoci di questo recentissimo passato emergono rimpianti e pure rimorsi. (antonio giordano, corriere dello sport, post sassuolo-napoli)
Si risvegliano anche i sensi, annota il dottore.
C’è chi parla di calcio champagne. Più che champagne abbiamo assaggiato un buon Lambrusco. Ora io contro la Juventus non mi aspetto un Barolo ma almeno un Aglianico. (peppe iannicelli, campania sport, post sassuolo-napoli)
In questi momenti di efficacia del farmaco si ritrova anche il senso di comunità solidale che era andato perso.
I calciatori erano trincerati nell’io e non nel noi, ora il noi torna a essere concetto prevalente. Oggi era l’ultima spiaggia. È uscito il sole. (umberto chiariello, campania sport, post sassuolo-napoli)
Poco prima che l’effetto della levodopa scompaia definitivamente e torni la catatonia, il dottore trova su un foglio alcuni versi.
Cieli lontani
che mi avete ospitato
forse da voi
nulla è cambiato
ma io oramai
non sono più lo stesso.
(ezio “il matto” vendrame, senza alcun anticorpo, 1994)
el trinche carlovich
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