Lo scorso luglio è cominciato a Napoli il processo per l’omicidio di Ugo Russo, quindicenne dei Quartieri Spagnoli ammazzato al termine di un tentativo fallito di rapina da un carabiniere fuori servizio, oggi indagato per omicidio volontario. Pubblichiamo a seguire un resoconto delle prime udienze, ricordando che fin dall’inizio del dibattimento il comitato Verità e giustizia per Ugo Russo ha attivato un blog attraverso il quale è possibile seguire l’andamento del processo, nonché leggere e scaricare le trascrizioni integrali.
A quattro anni dalla morte di Ugo, venerdì 1 marzo, il comitato ha organizzato un dibattito alla Mensa Occupata (via Mezzocannone, 14) e una serata di autofinanziamento per sostenere le spese e le future iniziative di sensibilizzazione e di lotta.
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Già nel corso delle prime udienze del processo al carabiniere Christian Brescia sono emersi alcuni limiti nelle indagini precedenti il dibattimento. Il pubblico ministero ha chiesto una integrazione probatoria agli atti preliminari, ritenuta però non necessaria dalla Corte, se non limitata all’esperimento giudiziario riguardante il proiettile, e alle deformazioni che questo avrebbe subito impattando contro lo stipite di un edificio di via Orsini.
Il processo è entrato quindi nel vivo a dicembre, con la testimonianza del tenente colonnello dei carabinieri Adolfo Angelosanto, all’epoca dei fatti in servizio presso il nucleo investigativo di Napoli. Fu Angelosanto a effettuare il primo intervento dopo la chiamata da parte di Brescia, che aveva appena sparato a Ugo Russo, al 112 e al 118.
Si legge dal blog del comitato: “Il tenente colonnello dichiara che la prima pattuglia arrivata sul luogo del delitto ha ritrovato il corpo di Ugo, ancora vivo, riverso sul motorino, mentre l’auto dell’imputato si trovava sulla carreggiata, ricostruendo come fosse uscita dal parcheggio in cui era entrata al momento in cui c’è stato il tentativo di rapina”.
In quella stessa sede è stato confermato che Ugo aveva con sé una pistola giocattolo e che al caricatore della pistola del carabiniere mancavano invece quattro colpi. Soltanto tre, però, sono i bossoli rinvenuti quella notte, di cui due all’interno dell’auto dell’imputato e uno sotto un’altra auto. È stato confermato anche che una sola telecamera tra quelle presenti in zona è riuscita a “coprire” il luogo in cui sono avvenuti gli spari. La qualità delle immagini non è alta, ma si evincono con una certa chiarezza i movimenti delle vetture e degli individui presenti.
Secondo gli attivisti del comitato la testimonianza di Angelosanto è apparsa “precisa e ordinata, seppure durante la deposizione il tenente colonnello abbia definito più volte ‘conflitto a fuoco’ l’esplosione di colpi effettuata unicamente dall’imputato all’indirizzo di Ugo e abbia sbagliato – richiamato più volte dalla giudice e dal pubblico ministero – il nome di chi esplodeva i colpi, attribuiti da lui erroneamente allo stesso Ugo”.
La difesa del teste ha provato a spostare l’attenzione sulla rapina, scandagliando la fase di fuga di Ferdinando De Crescenzo, il ragazzo che si trovava insieme a Ugo quella notte. Gli avvocati del carabiniere hanno cercato di avanzare l’ipotesi che De Crescenzo avesse con sé un’ulteriore arma, che avrebbe poi gettato in mare durante la fuga. Angelosanto ha riferito però di non poter in alcun modo prendere in considerazione, analizzando le immagini disponibili e le altre prove e testimonianze, questa eventualità. Il giudice ha richiamato quindi gli avvocati a non avanzare ulteriormente ipotesi che non fossero oggetto della fase dibattimentale in corso (una di queste, a dir poco fantasiosa, riguardava la possibilità che il padre di De Crescenzo fosse in qualche modo “regista” della rapina tentata dai due ragazzi, eventualità anche questa smentita da Angelosanto).
L’ultima udienza in ordine di tempo, quella del 10 gennaio, ha visto il conferimento delle attività integrative di cui si è parlato in precedenza al perito balistico. Va ricordato, spiegano ancora gli attivisti del comitato, che “la relazione della polizia scientifica e la perizia medica e balistica sono state concordi nel descrivere la dinamica di un omicidio in due fasi. Durante la prima, in cui Ugo si avvicina alla macchina con la sua pistola finta, Brescia esplode due colpi dal basso verso l’alto, uno a vuoto e uno che colpisce il ragazzo alla spalla. A qeul punto Ugo scappa lungo il marciapiede verso il motorino, ma il suo omicida mette in moto l’auto, esce dal parcheggio e lo segue. Quando Ugo arriva allo scooter […] il carabiniere gli spara altre due volte, il colpo mortale al capo e uno ulteriore che lo colpisce diagonalmente al petto”.
Durante l’udienza sono stati ascoltati anche altri carabinieri arrivati sul posto subito dopo il fatto, e in particolare quello che ha ricevuto dall’imputato la pistola giocattolo che Ugo aveva lasciato cadere dopo essere stato colpito. Il carabiniere ha ammesso di aver riposto la pistola giocattolo prima in giacca, e poi di averla posizionata vicino al corpo di Ugo, rendendola elemento di confusione per una prima ricostruzione della scena del delitto. La prossima udienza è prevista per il 13 marzo. (redazione)