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napoli
29 Giugno 2023

Per un parco pubblico e sempre aperto. La lotta del comitato di quartiere alla Sanità

Dario Cotugno
(disegno di escif)

Quando arrivo al Parco San Gennaro, sulla collina che si staglia nel quartiere Sanità, le attività programmate sono in pieno svolgimento: dal torneo di calcetto per i più piccoli a un corso di boxe, c’è chi monta una cassa per la musica e chi raduna su di un tavolo rustici e bevande. L’iniziativa, che anticipa il Mediterraneo Antirazzista a Scampia, è nata in risposta all’ultima chiusura del parco ordinata dal comune di Napoli, a causa di una piccola zona di terreno interessata ormai da tempo da un’infiltrazione e vistosamente transennata. 

Incontro Maurizio, artista di strada e membro del comitato che da anni si prende cura del parco. Da quando nel 2008 da frutteto privato è diventato uno spazio pubblico, è stato aperto a singhiozzo e più volte riaperto grazie a percorsi autogestiti, mossi dall’insofferenza degli abitanti nel vedersi sottratta l’unica zona verde del quartiere. L’aspetto del parco restituisce il suo passato turbolento: l’ingresso e una buona metà dello spazio sono perfettamente curati, una seconda parte, inoltrandosi, molto meno, tanto che la vegetazione si infittisce al punto da non far filtrare la luce. Nel mezzo, una struttura di cemento con le mura semidistrutte, destinata alla guardiania: «Nel periodo in cui nel parco lavoravano dipendenti della Napoli Servizi – mi spiega Maurizio –, in cui comunque non era aperto con regolarità, si innescavano spesso conflitti tra questi e i ragazzini del quartiere, che non prendevano troppo sul serio i vigilanti…».

Il comitato Parco San Gennaro raggruppa una quindicina di realtà diverse, dalle associazioni di quartiere (Vergini Sanità, Napoli invita, Crescere insieme, Un popolo in cammino) ai disoccupati organizzati (7 Novembre), da alcune realtà attive nello sport popolare (Spartak San Gennaro, Palestra Vincenzo Leone) agli attivisti dell’Ex-Opg Je so Pazzo e agli operatori sociali della Rete educativa del quartiere, quasi tutti abitanti della Sanità. «Quest’albero si chiama Vittoria – dice Maurizio, indicandomi un ulivo rigoglioso che occupa il centro del parco –. Tre anni fa c’era una piccola radice che lo teneva attaccato al terreno, non aveva una foglia, gli esperti del comune lo volevano portare via. Dopo che se ne andarono, ci mettemmo a scavare un buco grande, lo ripiantammo, era il giorno di San Vittoria … Guarda ora!». Un boato di esultanza dal campetto provoca un breve intervallo nella nostra conversazione. Mauro si inserisce: «Vorremmo dedicare il parco a Francesco Ruotolo, storico militante scomparso negli anni scorsi a cui è dedicato uno striscione all’ingresso del parco. Lui conosceva ogni singolo albero, non sai quante storie con lui quando volevamo potarli…».

«Sarebbe importante che la custodia di questo luogo andasse a qualcuno di loro», aggiunge Paola, accompagnando con lo sguardo lo scambio di piatti e bicchieri tra i presenti. «Conoscono molti dei ragazzi che lo frequentano, non sono visti come corpo estraneo. Molte dinamiche da guardia e ladro scomparirebbero».

Una volta risolta l’inagibilità causata dalla piccola frana – pare entro metà luglio – l’attenzione del comitato sarà rivolta nel vigilare sui lavori di riqualificazione che cominceranno da settembre, per cui sono stati stanziati dalla precedente giunta seicentomila euro, fondi della Città Metropolitana confluiti ora nel Pnrr.

Una seconda, più spinosa questione riguarderà la gestione del parco. In un recente incontro del comitato con l’assessore al verde Santagada, si è accennato all’imminente pubblicazione di un bando pubblico-privato vincolato a norme di autosufficienza economica, calando di fatto diritti essenziali per il quartiere come la libera fruizione di uno spazio verde, in una partita competitiva. Condizione questa già attentata con modalità ben più esplicite negli anni scorsi, durante la pandemia, quando a seguito dell’ennesima riapertura il comitato ha rispedito al mittente un’ingente somma di denaro offerta da parte di un privato per sgombrare il campo.

Intorno al parco, in effetti, il quartiere negli ultimi anni si va trasformando rapidamente, tra cambiamenti simbolici e altri più concreti. A cominciare dalla miriade di b&b presenti nei condomìni. Uno studio recente di Alessandra Esposito, Le case degli altri (Editpress, 2023), sottolinea come nel 2015-2019 la Sanità abbia primeggiato in città per numero di compravendite immobiliari destinate principalmente al fitto, con le prime stime qualitative di questi flussi che escludono il coinvolgimento dei residenti nel centro storico. Il Cimitero delle fontanelle, da sempre luogo di culto aperto alla città e chiuso negli ultimi tre anni, è stato assegnato dal Comune a una cooperativa del terzo settore tramite un bando che, dalla bigliettazione a dieci euro (per i due primi anni) alla gratuità riservata ai soli abitanti della municipalità, ne accentuerà la fruizione turistica. Ancora, la pizzeria Concettina ai Tre Santi, un tempo riferimento del quartiere, ormai da anni meta esclusiva da Tripadvisor, è stata rilevata in parte da un noto marchio milanese, completando così la conversione “tradizione-innovazione”, dal gourmet alla quotazione in borsa.

A rischio, nel caso dell’ingresso dei privati nella gestione del Parco San Gennaro, sono soprattutto le delicate relazioni e pratiche educative che le diverse realtà associative coltivano con i più giovani, fili invisibili che raccontano però una chiara idea della città e dei suoi veri bisogni, in un contesto in cui chi governa sembra invece sempre più orientato a rafforzare una presunta vocazione commerciale e privatistica, con il consenso dei pochi ma influenti attori economici che si trovano nelle condizioni di trarne profitto. (dario cotugno)

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