Domenica 2 giugno finisce agli arresti domiciliari l’imprenditore Bruno Sansone, che si sarebbe dovuto occupare del risanamento della cosiddetta ex cava Suarez, ai Camaldoli. Nella cava erano invece presenti oltre duecentomila tonnellate di rifiuti pericolosi e inquinanti, tra cui amianto e idrocarburi, molti dei quali trasportati proprio nel periodo in cui l’area avrebbe dovuto essere bonificata per ordine del comune e del tribunale. Le accuse per Sansone sono di inquinamento e disastro ambientale. L’imprenditore era stato già rinviato a giudizio in precedenza per omessa bonifica dell’area.
Lunedì 3 il Comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza pubblica di Napoli, presieduto dal prefetto Michele di Bari, comunica lo sgombero, nel termine stabilito dall’autorità giudiziaria, degli appartamenti occupati nell’ex canonica adiacente la chiesa di San Biagio ai Taffettanari, alle spalle del corso Umberto. La struttura appartiene all’omonima Opera pia, attualmente gestita da un commissario prefettizio. Lo sgombero mira a “ripristinare la legalità presso il complesso monumentale e a proseguirne le attività di recupero per la restituzione alla collettività”. Il Comitato provinciale e il prefetto garantiscono che verranno tutelate le “situazioni di fragilità”.
Martedì 4 i quotidiani ufficializzano la prossima installazione di una struttura permanente in piazza Municipio, su iniziativa del comune. Si tratta di una gigantesca e colorata scritta “Napoli”, lunga dodici metri e alta due, finanziata dal ministero del turismo e progettata dall’architetto Marco Tatafiore. Sul retro dei pannelli-lettera ci saranno alcune immagini simbolo della città: la pizza, il corno portafortuna, il babà, il Vesuvio, e così via. Secondo il comune l’installazione si trasformerà “nel lungo periodo, in un simbolo identificativo della città […] contribuendo alla sua notorietà a livello nazionale e internazionale”.
Lo stesso giorno viene trovato al liceo Plinio di Castellammare di Stabia un volantino firmato da Azione Antifascista che lancia dure accuse alla dirigente dell’istituto, Fortunella Santaniello: prima di tutto per la gestione della scuola ritenuta “insostenibile per noi studenti e per i professori”; e in secondo luogo per lo svolgimento di iniziative politiche come un incontro sulle foibe tenutosi a marzo e organizzato da Ernesto Sica, consigliere di Fratelli d’Italia della ex maggioranza stabiese (il consiglio comunale di Castellammare è stato sciolto per infiltrazioni camorristiche). Gli studenti parlano di “deliri fascisti” e “discutibile interpretazione di eventi storici”.
Il 5 il presidente regionale dell’Anpi comunica alla stampa di essersi attivato per denunciare Pina Castiello e Antonio Pannone per apologia di fascismo. I due, rispettivamente sottosegretaria della Lega e sindaco di Afragola, avevano, a margine di un’iniziativa elettorale per la candidata leghista alle europee Angela Russo, tagliato una torta invocando la milizia fascista Decima Mas.
Sempre mercoledì 5 i giornali riferiscono di un piccolo “colpo di Stato”, avvenuto la domenica precedente, con l’approvazione in giunta comunale di una delibera sulla governance dell’azienda idrica partecipata ABC – Acqua Bene Comune. Il provvedimento elimina l’obbligo per il comune di nominare nel consiglio di amministrazione dell’azienda dei rappresentanti indicati dai comitati per la difesa dell’acqua pubblica. La “partecipazione” sarà “garantita” da un comitato che avrà potere consultivo e non più decisionale.
Lo stesso giorno Giorgia Meloni riferisce al consiglio dei ministri di aver consegnato al procuratore nazionale antimafia Melillo un esposto sui “dati allarmanti”, emersi in alcune regioni (e su tutte la Campania), durante il monitoraggio dei permessi lavorativi attribuiti a cittadini stranieri nell’ultimo biennio. La Meloni parla di “ingerenze mafiose” sugli arrivi dei migranti in Italia per motivi di lavoro, anche stagionale, in riferimento alle quote numeriche di ingressi stabilite per decreto dalla presidenza del consiglio. Secondo la premier, il numero di domande di nulla osta al lavoro per extracomunitari registrato durante gli ultimi click day è “totalmente sproporzionato rispetto al numero dei potenziali datori di lavoro, siano essi singoli o imprese”.
Il vero megafono delle dichiarazioni della presidente del consiglio è l’edizione del giorno successivo del Mattino, che riporta tutti i dettagli dello scandalo, che coinvolgerebbe “un’associazione di colletti bianchi: manager vesuviani che avrebbero intascato fino a quindicimila euro per ogni contratto”. L’occhiello del quotidiano è in pieno stile ufficio stampa della Meloni: “Operazione verità – Il coraggio di cambiare”.
Consapevole di avere in mano uno scoop, e il beneplacito del governo, il Mattino diluisce nei giorni successivi, con sapienza, le varie notizie che arrivano da non meglio precisate “indiscrezioni”, distribuendole tra le pagine dell’edizione locale e nazionale. Il 7 conia il termine “Migrantopoli”, ricostruendo l’operato dell’organizzazione che agiva tra l’area vesuviana e il Bangladesh e delineando le figure principali protagoniste dello scandalo: avvocati, commercialisti, fiscalisti e pubblici ufficiali.
Se il Mattino esalta il coraggio della Meloni, Repubblica prova a ridare alla Procura quel che è della Procura, evidenziando, sempre venerdì 7, come tanto Melillo, quanto il procuratore generale Gratteri, fossero in possesso di tutta la documentazione e stessero indagando sul caso già da mesi, sottintendendo che la Meloni ha alzato il polverone appena prima che fosse troppo tardi. È proprio questo posizionamento, chissà, che consente a Repubblica di contro-scavalcare Il Mattino e dare la notizia di giornata, ovvero la presenza nello scandalo della camorra di area vesuviana, che avrebbe chiesto e ottenuto consistenti somme a mo’ di tangente dagli ideatori dell’operazione.
Sempre venerdì Antonio Conte firma ufficialmente il suo contratto e diventa allenatore del Napoli, al termine di una lunga trattativa iniziata, pare, lo scorso inverno (guadagnerà sei milioni e mezzo di euro a stagione per tre anni). Napoletani preoccupati, al momento della presentazione, non tanto dal passato juventino del tecnico, quanto dalle sue prime parole in azzurro: “Amma fatica’”. (redazione)