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napoli
20 Aprile 2015

Sblocca Italia. I sindaci, i movimenti e de Magistris

Giuseppe Orlandini
(disegno di diego miedo)

Sabato 18 aprile alla Mostra d’Oltremare si è svolta una conferenza organizzata dal comune di Napoli contro la cosiddetta legge Sblocca Italia. L’obiettivo è stato quello di allargare il fronte dei sindaci che vogliano opporsi al provvedimento che di fatto esautora i poteri locali su importanti decisioni riguardanti il proprio territorio, deregolamentando procedure e centralizzando le decisioni strategiche e gli iter amministrativi.

Lo Sblocca Italia è una legge fortemente voluta dal governo Renzi che, sulla base della retorica di far “ripartire il Paese” e rimetterlo sulla strada dello “sviluppo”, deroga a una serie di garanzie a tutela del territorio e della collettività. Tra le tante misure, i provvedimenti più critici riguardano la ridefinizione delle procedure per il rilancio delle Grandi Opere, la costruzione di inceneritori e le agevolazioni per l’esplorazione e l’estrazione di idrocarburi dal sottosuolo.  L’articolo 33 della legge costituisce poi il trattamento speciale riservato dal governo Renzi per la città di Napoli e dispone la nomina di un Commissario ad hoc per l’area di Bagnoli per gli interventi di bonifica ambientale e progettazione urbanistica. Con i suoi poteri straordinari, il commissario potrà dare il via libera alla speculazione immobiliare sull’area e camuffare il saldo del debito ecologico dell’era industriale.

In una sala del Teatro Mediterraneo, erano presenti una ventina di sindaci da tutta Italia, vari assessori e rappresentanti di associazioni, comitati e movimenti sociali. Dai sindaci della Val di Susa in opposizione alla Tav, ai sindaci siciliani contro il Muos e le estrazioni petrolifere nella val di Noto, passando per i sindaci irpini e della Basilicata sempre contro le trivellazioni petrolifere, gli interventi hanno marcato una forte critica alle misure del governo e si è ricercata un’unità strategica per la battaglia, forse con l’idea di creare un blocco contro l’egemonia del Pd nell’ANCI, sempre timida nel far sentire la propria voce.

Anche il sindaco de Magistris ha espresso le sua già nota opposizione al provvedimento di Renzi, tra l’altro comunicatagli anche in un incontro precedente in mattinata, quando il premier era in visita a Pompei. Il discorso del sindaco si è concentrato sullo svuotamento della democrazia che produce lo Sblocca Italia e sulla incompatibilità delle sue norme con gli articoli della Costituzione a tutela del paesaggio e dell’ambiente. De Magistris si è lanciato in una sorta di zapatismo partenopeo affermando la necessità di praticare la “disobbedienza civile” e una “Costituzione camminando”.

Sappiamo che a parole il nostro sindaco è solito collocarsi su posizioni radicali, ma sappiamo pure che tutto questo non basta. Soprattutto lo sanno i movimenti sociali presenti alla conferenza e che hanno preso parola. Sono i comitati cittadini e dell’area flegrea che da tempo denunciano la mancata bonifica e lo sperpero di risorse a essa destinate nel passato; che rivendicano una pianificazione dal basso dell’area e la creazione di una grande spiaggia pubblica; che hanno la consapevolezza di quanto la legge Sblocca Italia sia inscindibile da altri provvedimenti indecenti come il Patto di Stabilità, la Spendig Review, il Jobs Act e il Piano Casa.

I movimenti pare abbiano dato apertura al sindaco in questo percorso e hanno chiesto che da questo incontro nasca un coordinamento; che i sindaci facciano tutti gli sforzi possibili per bloccare le privatizzazioni nei propri comuni, per coinvolgere le comunità nella lotta e che si convochi successivamente una manifestazione nazionale a Roma. Alcuni attivisti hanno lanciato l’idea di costituire un fondo per le spese legali contro i provvedimenti repressivi che potrebbero piovere sugli attivisti qualora i cantieri vengano avviati e qualcuno provi a impedirlo. Perché la determinazione della cittadinanza contro il saccheggio del territorio è chiara, così come lunga è la memoria rispetto a tanti politici che hanno costruito carriere sulla pelle di chi si mobilita per la giustizia, soprattutto in campagna elettorale.

Infine, se in Val di Susa non si può essere sindaco senza essere No Tav e in Irpinia, nel Sannio, in Basilicata e Sicilia non si potrà esserlo senza essere No Triv, a Napoli non si potrà essere sindaco senza opporsi in maniera concreta e condivisa con movimenti e comitati di base, al commissariamento di Bagnoli. (giuseppe orlandini)

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