Intorno al dieci di aprile mi hanno chiesto di candidarmi come consigliere di municipalità. Due persone diverse, una in buona fede, l’altra un po’ meno. C’è grande entusiasmo attorno alla lista civica di De Magistris. Napoli è tua! Borghesia napoletana, ce l’ho; delusi di sinistra, ce l’ho; comunisti in cerca di alleanze, ce l’ho; movimenti, ce l’ho. Movimenti? Eh, movimenti, c’ho anche quelli. Napoli è tua, mica mia. Studenti, ce l’ho. Se il voto della gente contasse davvero qualcosa, De Magistris probabilmente vincerebbe al primo turno. Però magari è solo il genere di persone che conosco io. Poi hanno chiuso le liste, ed è partita la campagna elettorale.
Walter è un giovane candidato per il Pdl, con Lettieri sindaco. Lettieri è stato bravissimo in campagna elettorale: è riuscito a far perdere alla destra un sacco di voti. Ha sbattuto pugni sul tavolo rompendo orologi, ha disertato quasi tutti i confronti con gli altri nove aspiranti a sindaco, si è visto arrestare sotto al naso diversi candidati, mentre un altro, che poi è un giovane rampollo di Casapound, ha pensato bene di accoltellare alcuni studenti. Poi è arrivato Borghezio che ha detto che Napoli non fa parte dell’Europa e che puzza di camorra e di immondizia. Far vincere Napoli.
Che Napoli puzza di immondizia un po’ è vero, soprattutto di questi tempi. Sono arrivati pure i soldati, che però non hanno fatto niente, perché stavolta il problema non era la raccolta, era che le discariche e gli impianti sono quasi tutti chiusi o esauriti. Berlusconi però ha detto che la colpa è dei giudici che le hanno chiuse. Credo che Walter se lo andrà a sentire, Berlusconi, alla mostra d’Oltremare, l’ultimo giorno utile per la campagna elettorale. Venerdì 13.
Alla fine ho deciso di andarlo a vedere anch’io, Berlusconi. La Mostra d’oltremare è presidiata: blindati della polizia, digos ovunque. Decine di camioncini di Lettieri, che col suo sorriso illumina tutto viale Kennedy. Alle quattro ci sono già molte persone all’ingresso, la maggioranza fan del presidente, ma pure operai che vorrebbero entrare per contestarlo. Manifesti con l’ultima promessa di Lettieri affissi in tempo reale. La tensione sale, e ci sono trenta gradi. All’odore di monnezza si unisce quello di sudore. Ragazzi con un mega striscione: “Respingiamo Berlusconi”, c’è scritto, e c’è il disegno di un operaio che prende a calci il cavaliere. Si era visto già il giorno prima, al corteo antifascista. La polizia si schiera in assetto antisommossa. Alle quattro e mezza in pochi riescono a entrare, il cancello lascia aperto un piccolo passaggio, e quelli che rimangono incastrati sono i fan di Cosentino. Baci, abbracci, sorrisi e simpatiche carocchie, per Nik ‘o ‘mericano. La protezione civile distribuisce giornaletti di Marco Mansueto, candidato al consiglio comunale del centro destra. È passata un’ora e Berlusconi dovrebbe iniziare il suo intervento. Il vero spettacolo però è fuori:
In sala l’aria è soffocante. Bandiere, palloni super-tele con lo slogan di Lettieri, ragazzi con la pettorina del partito pensionati. Sul maxischermo Napoli, la pizza, Eduardo, Sofia Loren, Totò, Pino Daniele e Cannavaro. Una signora azzarda un cartellone: “Questo presidente non mi rappresenta”. Due agenti le tolgono ogni smania di provocare e l’accompagnano fuori tirandola per i capelli. La folla gradisce l’espulsione, grandi pacche sulle spalle. Non tutti riescono a entrare nella sala gremita, sui prati all’esterno c’è pure il tale con la tunica tricolore e il sombrero, quello che allo stadio suona i piatti. Far vincere il Napoli. Alle sue spalle c’è il bar del Pdl: babà, sfogliatelle e pizzette, tutto dall’aspetto triste e consumato. Troppo tempo in piedi. Mi stendo al sole e ascolto Lettieri, che spiega come ha fatto a dimagrire velocemente, poi Berlusconi che sfotte la Iervolino. E poi me ne vado.
Pure Walter ci sarà andato a sentire Berlusconi, però io non lo conosco, di persona. L’ho visto su facebook. Dà cinquanta euro ai rappresentanti di lista, «…dovresti votare Lettieri però!». «Lettieri? Non sarei tanto d’accordo…». «Vabbè dai, che te ne fotte di ‘ste cose!». Punti esclamativi a gogo’. Far vincere Napoli. I rappresentanti di lista sono tantissimi, se moltiplichi il numero per cinquanta euro fa una bella cifra. «Considera che se conosci la persona giusta per cinquanta euro ti vendi direttamente il voto», mi dice mia zia. A Pianura arrivi fino a quattrocento, per pacchetti di cinque voti. «A Capodichino se li comprava Cigliano – mi racconta la signora Anna – ma mo’ l’hanno arrestato, roba di camorra, hanno appicciato alcuni camion dell’immondizia. Quest’anno non lo so chi lo fa, a me non l’hanno chiesto proprio». Al centro storico si fa il pieno: attacchinaggio (centocinquanta manifesti a sera), voto, e rappresentante di lista. Tutto quanto cento euro. È economico. Far perdere Napoli.
Egidio Donadio è un candidato del Pd. Ha preparato un dossier dove si racconta che ai quartieri spagnoli i voti si vendono pure a trenta euro. L’ha consegnato alla digos. Poi qualcuno ha cominciato a riempirlo di minacce. Gli mandano un sacco di messaggi sul cellulare: «Fatti i cazzi tuoi!». Ma dove li pigliano i numeri di telefono? «Mi hanno devastato l’ufficio», racconta. Sembra che abbia scovato una signora che gestisce la compravendita di voti in tutta la zona. Si scherza col fuoco. Il Pd però pure tiene le sue tarantelle. C’ha gli occhi addosso per quello che è successo con le primarie, dove votavano pure i cinesi. I portavoti democratici della zona nord, storicamente di sinistra, sembra che siano un po’ in difficoltà, perché un po’ di gente vota De Magistris. Altri stanno con Lettieri. Lettieri ha detto che lui è la discontinuità. Far vincere Napoli. Però l’ha detto pure De Magistris. Napoli è tua. E l’ha detto pure Morcone. Però il Pd ha candidato tutti i consiglieri comunali uscenti meno che uno. Bassolino ha detto che va bene. Far vincere Bassolino.
Domani si comincia a votare, comunque. Stasera mi faccio un giro, anche se per la strada, dopo che se ne è andato Berlusconi, ci sta un sacco di munnezza: volantini, bandiere, cartelloni, la gente non è che se ne importava più di tanto, a quanto pare, e quando sono usciti dalla mostra li hanno buttati a terra. Però non voglio incontrare politici: do un occhio ai siti internet, voglio capire bene dove vanno per chiudere la campagna elettorale. Stanno dappertutto. Resto a casa. (riccardo rosa/ davide schiavon)