È il grande giorno. Poco dopo le tre arrivano le intenzioni di voto. De Magistris già sta scassando. Si va a via Palepoli, comitato di Lettieri, consigliere comunale e niente più. Far piangere Napoli. L’ufficio stampa, i giovani in corsa, giornalisti e fan di Lettieri, Martusciello e tutti gli altri: sul viso la desolazione di Baresi dopo il rigore sbagliato, Usa ’94. Succede qualcosa fuori, telecamere in mano e si corre a vedere. Il popolo arancione che provoca, volano caschi. Una frangia violenta, ancora una volta. Si grida vendetta.
Qualcosa è andato storto, Lettieri. Voci amiche si stringono. Hai sbagliato spin-doctor o forse hai tappezzato la città di slogan. Troppe volte Berlusconi a Napoli e poi Gigi d’Alessio. Negli ultimi giorni le hai provate tutte: distruggere il San Paolo, legalizzare la droga, questo è De Magistris. Fatto sta che i moderati queste cose non le gradiscono. La tua migliore immagine l’hai offerta ora, ringraziando tutti e andando via. Sul tuo sito ci hai lasciato in eredità un ambo: uno, come primo cittadino, e settantadue, le azioni del tuo programma. Provi sempre a far vincere Napoli, tu. Adieu.
“Tutti al Royal a festeggiare”, dice un cartello fuori l’altro comitato. La strada non è poca, ma la gente si incammina a piedi. Traffico bloccato, prendere un pullman è un suicidio. Suggestioni sul trasporto pubblico: «Quando ci sarà lui…». Fascette arancio legate in fronte. Braccialetti e bandiere, sempre arancio. Calcio totale e succhi di frutta. Anche rosse, però. Persino rossissime, e qualcuno fa un po’ di confusione. Da domani c’è il Soviet di San Giacomo, i consigli del popolo e i piani quinquennali. Napoli è rossa, tendente all’arancione. Rinascite e euforie.
«Noi, dell’Italia dei valori…», dice Di Pietro. Per entrare al Royal bisogna fare a mazzate. Sotto il palco, tutto e il contrario di tutto. Gli stati generali di Rifondazione comunista. Enzo Gragnaniello e Rosaria De Cicco. Teloni arancioni e bandiere bianche. «Noi, dell’Italia dei valori…». Attori, cantanti, avvocati, giornalisti, musicisti; Avitabile rilascia interviste. Ritmi.
Poi arriva lui: un po’ intontito, contentissimo. Cori da stadio. «Gi-gi-no-sindaco», applausi e ovazioni. Napoli è sua. I ragazzi fanno casino, lui ringrazia, l’appuntamento è alle nove. Piazza Municipio. Meno di cento passi, casa e bottega. Anche quando va via si continua a cantare. Bandiera arancio trionferà. Sul maxischermo i volti degli avversari. Fischi per Laboccetta, un occhio a Milano. Lì la bandiera è un po’ più rossa, ma è un’impressione. Far vincere l’arancione. Mentana sullo schermo, forse scaramanzia, era lì anche quindici giorni fa, dopo il primo turno. Si esce, si festeggia all’aperto.
La sera sarà un trionfo. Caroselli e clacson. Abbracci stretti e camicie sudate. Tutto è più bello, ora. Davanti a un bar spazzano e già buttano i cartoni nella riciclata. Turisti sorridono e ammirano il mare. Due sposi mano nella mano attraversano il Plebiscito. Giovinastri aiutano signore ad attraversare. Il pennacchio sul Vesuvio. E poi, la funicolare: treno diretto, nessuna fermata. Napoli è già migliore. Solo una signora, in disparte, bofonchia: «Adda venì baffone». Suggestioni. Per il resto tutti felici. Tutti abbracciati. Napoli è sua. Tutti sul carro. (testi e video di riccardo rosa e davide schiavon)
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