L’occupazione del liceo scientifico, classico e linguistico statale Alfonso Maria de’ Liguori di Acerra inizia l’8 gennaio di quest’anno. Alle prime ore del mattino uno striscione viene appeso in cortile: “De’ Liguori occupato contro il biocidio”. Gli studenti, dopo il partecipato corteo cittadino del 14 ottobre, sentono l’esigenza di organizzarsi: creano un collettivo e cominciano una successione di proteste contro l’inquinamento della loro zona, che di anno in anno fa alzare la probabilità di contrarre un tumore.
Non è certo la prima volta che qualcosa del genere accade ad Acerra. Le proteste contro il termovalorizzatore, per esempio, risalgono alla fine degli anni Novanta. Le promesse di prosperità erano tutte false, l’unica cosa che sarebbe aumentata erano i problemi respiratori delle persone. I gruppi di base, i partiti e le associazioni del territorio cercavano di trattare per cancellare il progetto dell’inceneritore, non solo per Acerra ma ovunque, creando una perfetta catena di differenziata e riciclo, ma la risposta era sempre negativa. I lavori dovevano iniziare; si doveva fare, e si doveva fare proprio lì.
Durante l’occupazione di gennaio 2024 gli studenti hanno affrontato argomenti di attualità non presenti nei programmi curricolari; hanno incontrato i militanti della rete Stop Biocidio, che diffondono consapevolezza sulla devastazione ambientale in Campania; hanno condiviso informazioni su temi come il transfemminismo e la cultura di genere e dedicato una giornata allo studio e approfondimento della questione palestinese, partendo dalle origini.
Giuseppe e Giulia raccontano del pessimo clima che si percepiva alla ripresa delle lezioni dopo l’occupazione. I professori hanno iniziato indagini tra gli alunni e mosso minacce verso i partecipanti all’occupazione. Le ricerche sono culminate in settantuno lettere di sospensione da tre a cinque giorni. “Queste sanzioni rappresentano una posizione chiarissima della scuola contro la lotta, nonostante sia la lotta di tutti, soprattutto degli abitanti della Terra dei fuochi”, hanno denunciato gli studenti. A quel punto si sono messi in contatto con i media nazionali, che hanno parlato dell’accaduto, e la questione è arrivata anche in parlamento, con un’interrogazione della deputata acerrana del Movimento Cinque Stelle, e membro della commissione Ecomafie, Carmela Auriemma.
Mentre la dirigenza scolastica si è preoccupata unicamente dell’immagine dell’istituto, i ragazzi sono riusciti a portare questi problemi all’attenzione dell’opinione pubblica, ancora una volta. «Dopo la discussione in parlamento, nel mese di febbraio le lettere di sospensione sono state formalmente ritirate, quindi non andranno a pesare sui voti finali di condotta», racconta Giuseppe, che di anni ne ha meno di venti, ma conosce bene la tradizione di lotte ambientali che ha segnato la storia recente della sua città. «So di persone che sono andate a manifestare quel giorno con i bambini nel passeggino – continua riprendendo i racconti dell’agosto 2009 –. Poco dopo sono dovute scappare investite dai lacrimogeni». Nonostante la forza di volontà dei cittadini, quella manifestazione dell’agosto 2009 fu l’ultima grande iniziativa di quel periodo. È ricordata come una giornata di dolore, nessuno era lì pronto per essere picchiato.
Per arrivare al ritiro delle sospensioni gli studenti hanno dovuto continuare la lotta, per esempio con un grosso corteo a metà gennaio, aperto da uno striscione con scritto “Cosa studiamo a fare se il nostro futuro è solo miseria e lutto?”. Al corteo hanno partecipato anche diversi studenti venuti da Napoli. Nonostante da qualche anno le lotte che partono dalla scuola e dall’università facciano una certa fatica a compattarsi nella creazione di un movimento più organico, è vero anche che sulle questioni ambientali molti gruppi hanno lavorato efficacemente, costruendo piattaforme come Fridays for Future: «I governi ci temono più di quanto pensiamo – continua Giuseppe –, nel nostro caso lo dimostra la militarizzazione nella zona del cantiere per l’inceneritore nel 2009. Ogni volta che qualcuno si organizza parte subito la grande macchina per la repressione».
Al momento, nonostante le proteste dei comitati siano riuscite a bloccare il progetto di ampliare il termovalorizzatore con la costruzione della quarta linea, la situazione è ancora critica. Nonostante il passare del tempo, la spazzatura continua a inquinare i terreni, i bambini a nascere con predisposizioni a malattie e l’enorme macchinario di metallo resta intatto a definire il paesaggio. Nell’ultimo report di Legambiente “Mal’Aria di città”, Acerra è risultata la città più inquinata della Campania.
Come se non bastasse, negli ultimi giorni di marzo la Corte di Cassazione ha cancellato il provvedimento di sequestro del patrimonio degli imprenditori acerrani Pellini, condannati con sentenza definitiva a sette anni per disastro ambientale (cancellazione dovuta a un vizio di tardività del decreto di confisca di secondo grado, emesso oltre i termini). E così la scorsa settimana comitati, associazioni e studenti sono tornati in piazza, prima ad Acerra e poi all’esterno del tribunale di Napoli, per protestare contro il provvedimento. “Continueremo a manifestare perché non si abbassi l’attenzione – scrivono gli studenti in un comunicato – e perché Acerra smetta di essere terra di biocidio e devastazione ambientale”. (viola varlese – laboratorio di narrazione)
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