L’annuncio è di quelli che fanno ben sperare. Gli ospedali psichiatrici giudiziari potrebbero chiudere entro il 31 marzo 2013. Questo stabilisce un emendamento, approvato all’unanimità in Commissione Giustizia al Senato, al disegno di legge del governo sulle carceri. Potrebbe divenire più concreta, quindi, se in aula si confermerà il testo, la possibilità di chiudere e superare quelli che una volta si chiamavano manicomi giudiziari.
Allo stato attuale nei sei OPG (Aversa, Barcellona P.G., Castiglione delle Stiviere, Montelupo Fiorentino, Napoli, Reggio Emilia) sono presenti circa millequattrocento internati. Sofferenti psichici autori di un reato, sottoposti a una misura di sicurezza detentiva che può essere prorogata. Il meccanismo della proroga fa si che centinaia di persone, per le quali non vi è più alcuna condizione di pericolosità sociale, siano ancora internate. Secondo i dati della Commissione Marino almeno il trenta per cento degli internati potrebbe trovare la libertà se fosse preso in carico dai servizi sociosanitari. Una condizione che va sommata allo stato di estremo degrado e abbandono di queste strutture, gironi danteschi di un inferno a lungo dimenticato.
È stato indispensabile che fosse reso pubblico, nel 2010, il rapporto del comitato europeo per la prevenzione della tortura sulla visita all’Opg di Aversa. Il rapporto denunciava le condizioni inumane e degradanti degli internati, in completo abbandono medico e sociale, l’uso della contenzione fisica, una lunga serie di morti. Ciò ha consentito si mettesse in moto il processo che ora sembra riuscire a portare alla chiusura di questi luoghi. La commissione parlamentare di inchiesta sull’efficienza del sistema sanitario, presieduta da Ignazio Marino, ha, a seguito del rapporto, ispezionato (in compagnia dei carabinieri dei NAS), tutti gli Opg e ha riscontrato quasi ovunque condizioni vergognose e insufficienti a garantire cura e assistenza. Addirittura alcuni reparti di Barcellona e Montelupo sono stati posti sotto sequestro, per via delle loro stato di fatiscenza. La Commissione ha realizzato un filmato delle visite effettuate che non lascia spazio a dubbi sulla inumanità di queste ultime istituzioni totali. Lo stesso presidente Giorgio Napolitano, prendendo atto di questo lavoro, li ha definiti un orrore medioevale.
Bisogna ora dare concretezza alla prospettiva di chiusura. Non è semplice. Innanzitutto, perché è probabile che il governo chieda tempi più lunghi. Poi si pone il quesito di come sostituirli. Perché è alto, fanno notare da più parti, il rischio di riprodurre manicomi civili, magari in piccolo, o di prendere come modello per il futuro l’Opg di Castiglione. Inoltre, non sono previste modifiche al codice penale e al sistema di proroga delle misure di sicurezza.
Ignazio Marino è più ottimista. Le strutture sanitarie sostitutive, assicura, saranno conformi agli standard per le strutture residenziali di tipo psichiatrico e parla di «piccoli nuclei assistenziali (max venti posti), ubicati all’interno della regione di appartenenza del malato» con il compito di garantire il reinserimento sociale una volta finita la pericolosità sociale. Certo è difficile garantire standard uniformi se la materia sanitaria è di competenza delle regioni e se l’intero sistema di tutela della salute mentale funziona a macchia di leopardo. Ma certo ben venga un termine, anche se non risolutivo di per sé. Perché bisogna non solo chiudere gli Opg, ma anche riuscire a scardinare il dispositivo di internamento psichiatrico. Non è facile, ma almeno oggi non sembra più impossibile. (dario stefano dell’aquila)