Non capita tutti i giorni di entrare a palazzo San Giacomo dalla porta principale. Non capita tutti i giorni, nemmeno in tempi di democrazia partecipata, di essere ricevuti con tutti i crismi dal primo cittadino in persona e da autorevoli esponenti della sua giunta. Non capita tutti i giorni di passare due ore nella calda stanza del sindaco, a discutere di quale sarà il destino della città.
Tutto ciò (o quasi) è accaduto invece questa mattina, ai cittadini della zona ovest di Napoli, riuniti in un coordinamento di associazioni, e ricevuti da de Magistris in persona. L’oggetto del dibattito era il destino dell’area che comprende lo zoo, l’Edenlandia e l’ex cinodromo, area la cui nuova gestione – dopo il fallimento della società Park and Leisure – verrà assegnata a un imprenditore o a una cordata di imprenditori tramite un bando di gara. Il bando, in realtà, avrebbe dovuto essere pubblicato domani, ma la sua pubblicazione è stata rimandata di almeno una settimana.
Già da diverso tempo il coordinamento si era detto contrario alla modalità di assegnazione scelta dalla giunta, e avrebbe preferito che la stessa coinvolgesse i cittadini della zona, le associazioni, e chiunque altro avesse voluto partecipare al progetto di rilancio dell’area. Il comune, dal canto suo, aveva già in diverse occasioni risposto picche (leggi articolo di Napoli Monitor) dal momento che, come ribadito oggi da de Magistris, «la decisione in merito spettava al tribunale fallimentare, il quale solo per “cortesia istituzionale” ha deciso di rendere il comune partecipe del progetto». Tutto questo, anche alla luce del fatto che, come ha sottolineato il sindaco, «lo stesso comune si è impegnato per favorire il mantenimento almeno temporaneo dei posti dei settanta lavoratori, evitando che questi finissero in mezzo a una strada».
L’incontro inizia intorno a mezzogiorno, e la delegazione esprime al sindaco le proprie perplessità. La prima, ammesso e non concesso che il bando fosse l’unica scelta possibile, riguarda la partecipazione dei cittadini allo stesso. Le associazioni, infatti, intendono consegnare all’amministrazione un dossier in cui propongono un percorso alternativo, e per fare questo chiedono al sindaco quali siano i famosi “paletti” da rispettare nella formulazione del bando, di cui aveva parlato l’assessore al bilancio Realfonzo. In secondo luogo, si chiedono garanzie per il destino dei settanta lavoratori la cui cassa integrazione scadrà inderogabilmente il 31 maggio, e infine, di specificare nel bando che qualsiasi progetto debba essere realizzato a “volumetria zero” (niente cemento, per farla breve) e nel rispetto integrale dei vincoli ambientali esistenti.
Le risposte del sindaco e del suo vice, sono state all’apparenza abbastanza soddisfacenti. La linea de Magistris-Sodano è: il mantenimento dei vincoli ambientali è garantito per legge, e di conseguenza si può stare tranquilli, «non c’è nemmeno necessità di discuterne». Il progetto sarà a volumetria zero, «nessuno ha intenzione di favorire speculazioni». L’area sarà a libero accesso: in particolare per quanto riguarda il parco verde (che probabilmente ospiterà animali, anche se supererà le condizioni attuali dello zoo, a cominciare dall’abbattimento delle gabbie), l’ingresso sarà completamente gratuito; per quanto concerne il parco divertimenti, invece, è necessario far pagare gli utenti, anche se la soluzione privilegiata sarà quella di far pagare non per un biglietto di ingresso, ma per l’utilizzo delle singole attrazioni. È così, d’altronde, che funzionava l’Edenlandia fino a metà degli anni Novanta.
I lavoratori dovranno invece essere assorbiti dalla nuova azienda, ma «se qualcosa dovesse andare storto (vedi un’eventuale assenza di offerte interessanti, ndr) il comune si impegnerà per trovare una soluzione alternativa». Per quanto riguarda la partecipazione dei cittadini alla costruzione del bando, infine, il sindaco si è impegnato a fornire alle associazioni una bozza, non appena pronta, e ad analizzare il dossier che i cittadini hanno preparato, senza escludere a priori nessuna alternativa, comprese quelle riguardanti una diversa idea di “parco dei divertimenti”.
Quando il sindaco lascia l’incontro, però, le discussioni proseguonocon l’assessore Esposito, dalle cui parole, e dal cui animo concreto, emerge una realtà decisamente più problematica. A distanza di una ventina di minuti dal congedo del sindaco, si viene a sapere che: primo, il comune «non può risolvere i problemi di tutti i cittadini che hanno bisogno», per cui, se i lavoratori non dovessero trovare una sistemazione con il nuovo corso, è da escludere «che l’amministrazione se ne faccia carico assumendoli o collocandoli altrove, per esempio nell’ente Mostra d’Oltremare». Secondo, il mantenimento del marchio Edenlandia è una prerogativa, e di conseguenza le idee alternative al mega-parco sono già da considerarsi ai margini. Terzo, viene smontata la favola della volumetria zero: «E se qualcuno volesse costruire un ristorante nel cinodromo?», non trova nulla di meglio da dire al riguardo l’assessore Esposito, eludendo, di fatto, le domande sui rischi di speculazione.
L’incontro, insomma, finisce lasciando un sentimento ambiguo nei presenti. Quel che è certo è che sul futuro dell’enorme area in questione si gioca il destino dell’intera zona ovest, con gli sviluppi che prenderanno questioni delicate come la bonifica e riqualificazione di Bagnoli, di piazzale Tecchio, i nuovi confini geografici e politici della Mostra d’Oltremare, e così via. Se da un lato, il comune dice di non avere voce in capitolo nella decisione di promuovere un bando per privati (che di fatto esclude la partecipazione attiva dei cittadini), dall’altro l’assessore Esposito fa capire che sarebbe una tragedia se questo dovesse andare deserto. Di conseguenza, non tutte le richieste delle associazioni possono essere accolte, dal momento che renderebbero il bando inappetibile per qualunque imprenditore. A quel punto, sarebbe il comune a doversi occupare da solo della questione, e magari sarebbe davvero costretto a interpellare i cittadini della zona, per sentire la loro opinione sul da farsi. (riccardo rosa)