Le tarantelle cominciano (e si esauriscono, dopo pochi minuti) una mezzora prima delle 19.00, quando alcuni dei manifestanti decidono che è il caso di entrare all’interno della Città della scienza a Bagnoli, senza curarsi troppo di essere o meno invitati. Ci tengono a sentire cosa avranno da dire loro il sindaco de Magistris, il presidente della regione Caldoro e il ministro Profumo. Tutto questo ben di Dio, infatti, è atteso per le sette all’interno del museo della scienza bagnolese, in occasione della giornata di inaugurazione della manifestazione “Futuro Remoto 2012”. Ad aspettarli, fuori, ci sono un centinaio di persone, appartenenti a vari gruppi e organizzazioni del quartiere: dai ragazzi di Iskra, a quelli del centro sociale Bancarotta, fino ai disoccupati del Movimento disoccupati flegreo. Si aggiunge successivamente qualche curioso, e qualche militante di Rifondazione comunista un po’ indeciso sulla politica del sindaco (e forse anche sull’accoglienza da riservargli).
La digos e gli agenti di polizia che rapidamente si schierano a protezione della porta, però, sono molto attenti alla forma, e fanno notare nel modo a loro più consono che senza invito non si va da nessuna parte. Cominciano a volare spintoni e buffettoni di varia entità, qualcuno finisce anche tra le inferriate del cancello, fino a che dopo contatti davvero poco amichevoli il gruppo si disperde e organizza un presidio all’esterno della struttura. Gli animi, in ogni caso, rimangono accesi ancora per un po’, almeno fino a quando arriva la notizia che nessuno dei tre tenori parteciperà alla serata di gala, forse (almeno per quanto riguarda i due amministratori locali) anche per evitare contestazioni. I partecipanti al presidio a questo punto cominciano a interrogarsi sull’efficacia dell’azione. Qualcuno ritiene di aver sbagliato, e che forse sarebbe stato più intelligente provare a entrare in sordina, senza farsi notare e aspettare l’arrivo dei tre all’interno. Secondo qualcun altro, che segue una linea un po’ più oltranzista, anche le defezioni sono a loro modo un segnale politico.
«Sono mesi che cerchiamo un dialogo con l’amministrazione – raccontano alcuni tra i disoccupati –, ma finita la campagna elettorale qua il sindaco non l’abbiamo visto. Abbiamo incontrato il vicesindaco Sodano, gli abbiamo descritto il quadro della situazione, nerissimo, che viviamo nel quartiere, e ci ha promesso a più riprese, tutte le volte che è venuto qui, un incontro che non è mai arrivato». I disoccupati ce l’hanno parecchio con Sodano, che in effetti qualche mese fa annunciò – lo ricordo bene, durante una seduta della municipalità a cui partecipava come “scopritore” di una targa al presidente Pertini – un prossimo incontro che avrebbe portato all’apertura di un tavolo istituzionale permanente, per discutere con i cittadini dei problemi del quartiere. I cittadini stanno ancora aspettando.
«Ma io lo so – gli risponde accalorandosi un militante under trenta di Rifondazione – e avete ragione! Figurati che sono mesi che noi del partito gli chiediamo un incontro (Sodano è stato eletto un anno fa tra le fila della compagine comunista, ma attualmente, a quanto si dice, di Rifondazione non avrebbe nemmeno più la tessera), e non c’è niente da fare!». Al di là degli aspetti grotteschi della vicenda, va detto che il rapporto tra l’amministrazione comunale e i cittadini di Bagnoli sta prendendo una piega particolare. Anche l’ultima volta che de Magistris era giunto nel quartiere, in occasione dell’inaugurazione-bis della Porta del parco, aveva subito una contestazione, e a seguito delle proteste alcune persone erano state denunciate. In precedenza, in un altro paio di occasioni, il primo cittadino era stato costretto a cambiare i programmi o ad allontanarsi frettolosamente dalla zona.
Le ragioni della rottura sono tante. La questione ambientale, i mancati passi avanti per quanto riguarda la bonifica dell’ex area industriale, e anzi, il ventilato rafforzamento della Bagnolifutura; infine, il tentativo di puntare ancora una volta sui grandi eventi (come la coppa America, di fatto vietata solo dalla procura) piuttosto che su una politica di “normalità”. Queste, tuttavia, non sembrano grosse novità per il destino del quartiere. «Ma è proprio questo il punto», riflette qualcuno dei ragazzi. «La storia si ripete, anche con chi si è proclamato rivoluzionario dal primo giorno di campagna elettorale». E c’è anche chi si dice stanco di cercare il dialogo: «Da un po’ di mesi accade che chiunque si appresta a venire qui per portare le solite chiacchiere, muove decine, a volte centinaia di persone, che di tutto questo sono stanche. Se la nostra presenza li mette in fuga, a questo punto, che si mettano l’anima in pace e ci rinuncino. Se vogliono venire a parlare a Bagnoli, dovranno farlo a quel tavolo per il quartiere che stiamo chiedendo da mesi». (riccardo rosa)
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