Sono passati sette anni da quando l’ho percorsa, in salita, la prima volta, una mattina d’agosto. Aguzzavo la vista in cerca del numero di telefono che avrebbe risposto alla mia esigenza di domicilio in città. Setacciavo ogni foglio a4 scocciato sulle mura dei palazzi e degli esercizi commerciali, sui cassonetti e sui segnali stradali; dopo le telefonate, iniziava il giro di perlustrazione.
La prima settimana di corsi e la richiesta di acquistare un bel po’ di libri: la presenza di un buon numero di librerie sul lato della strada lasciato agli esercizi commerciali e la ricerca conclusa nel giro di pochi giorni. Intanto, per tutta la lunghezza di Mezzocannone, una distesa di studenti, professori e ricercatori faceva lezione all’aperto per protestare contro l’ultima riforma universitaria.
La attraverso oggi, al tempo della Buona Scuola. Mi porto sul marciapiede che costeggia gli edifici della Federico II. Sono stati realizzati col Risanamento di fine Ottocento, che ha definito le attuali proporzioni della strada – integrata nel piano Z.T.L. da quando il provvedimento è attivo – nonché la sua funzione. Fino al Risanamento, strada dei tintori; dopo, via delle università. Misure urbanistiche di intensità epocale hanno lasciato il posto a interventi più circoscritti, solitamente definiti “di riqualificazione”.
Cambio marciapiede. Mi fermo a una bancarella per consultare alcuni libri. Letteratura francese, narrativa, testi giuridici. Alla fine la mia attenzione si posa su due testi della collana di narrativa di Laterza. Il pagamento è l’occasione per scambiare due chiacchiere col proprietario. Mi dice che ne ha altri, della stessa serie; saranno consultabili la settimana prossima, una volta inventariati. Mi dice che gliel’ha portati il cognato, proprietario di una libreria poco più giù. L’ultima consegna, prima di chiudere il negozio sito ad angolo con via Sedile di Porto. Vuoi per la scarsa affluenza di clientela, vuoi per la difficoltà di garantire i costi di gestione del locale, le uscite superano le entrate. Dice che il posto è stato rilevato da una famiglia: apre un punto di ristorazione specializzato nel preparare mortadella.
Il centro storico di Napoli vive un’intensa fase di riqualificazione commerciale, segnata dall’apertura di servizi di ristorazione pensati per una clientela sempre in movimento, i forzati del mordi e fuggi. La friggitoria la fa da padrona: dall’attenzione dedicata alla patata fino ai più tradizionali cuoppi, le passeggiate si arricchiscono di un accessorio gastronomico. Non ci hanno pensato ancora le multinazionali dei fast food, attualmente posizionate in prossimità dei non-luoghi del turismo e del tempo libero. Forse la mancanza di spazi adeguatamente grandi. Ma in tale direzione si muovono non trascurabili flussi economici.
Mezzocannone è diventata la strada della ristorazione degli universitari. Certo, non esiste una mensa dedicata, se non nella controproposta costruita con la Mensa occupata. I privati sono in competizione per un servizio che si mantiene entro la soglia dei cinque euro, per pasto e bibita. Si contano cinquanta negozi su questa strada, e quasi la metà riguardano l’offerta gastronomica. Forse si può cominciare a parlare di una perdita d’identità della strada, neutralizzata da un’offerta sempre più omologante osservabile in tutto il centro storico.
All’altezza di via de Marinis, incontro un amico; si sta recando in copisteria per far rilegare la tesi. Mi chiede di accompagnarlo. Così ho modo di ridiscendere la strada. Gran parte delle copisterie, ormai, si trova in Via Sedile di Porto – che un tempo ospitava la fontana in piperno all’origine del nome di Mezzocannone. Gli racconto il motivo della mia passeggiata. Allora, lui: «Non lo annusi il cambiamento?», indicandomi una sequenza di tre canne fumarie nel giro di cinquanta metri. Scendiamo.
Scelto il formato della rilegatura, accordatosi sui tempi della consegna, ormai disteso, l’amico mi propone un caffè. Risaliamo per fermarci all’altezza del cinema Astra. Qui intorno le cose sembrano rimaste inalterate. Il barista, che sta ascoltando il nostro ragionamento ad alta voce, ci fa notare, invece, come anche qui intorno sia accaduto qualcosa di simile: la libreria ad angolo con San Domenico ha lasciato il posto a un caffè letterario.
Pago. L’amico mi dà appuntamento alla seduta, prevista a fine mese. Ci salutiamo. Risalgo la strada. Mi incammino verso il conservatorio. (antonio mastrogiacomo)