MONiTOR
  • Home
  • Ultimi
  • temi
    • ambiente
    • casa
    • detenzioni
    • iniziative
    • lavoro
    • migrazioni
    • notizie
    • sanità
    • scuola
    • spazi pubblici
    • storie
    • turismo
  • Città
    • bologna
    • milano
    • napoli
    • roma
    • torino
    • altre città
  • linee
  • culture
    • arti
    • cinema
    • fotografia
    • libri
    • musica
    • teatro
  • Foto
    • fotogallerie
    • fotoreportage
  • storie disegnate
  • Autori
  • edizioni
  • Lo stato delle città
recensioni
28 Ottobre 2015

Un’abbuffata rock, l’ultimo disco degli Slivovitz

Riccardo Rosa all you can eat, barotraumi, currywurst, la zappa sui piedi, napoli, oblio, passannante, riccardi, riccardo rosa, rock, santangelo, slivovitz

(archivio disegni napolimonitor)

(archivio disegni napolimonitor)

All you can eat, ovvero: tutto quanto riesci a mangiare in cinquanta minuti. È questo il nuovo album degli Slivovitz, un percorso a zig-zag nell’apparato digerente del ciuccio da sempre simbolo del gruppo napoletano – per l’occasione disegnato da Rak, dopo quello ritratto in foto sulla copertina di Slivovitz e l’altro dipinto da cyop&kaf su quella di Bani Ahead. Un disco che comincia con una notte persiana e culmina in un oblio che resetta le sensazioni di quasi un’ora di musica.

È un concept-album, in un certo senso, All you can eat, sebbene i pezzi siano stati scritti in momenti diversi, in tracce separate e non in presa diretta, e non siano nemmeno tutti completamente inediti (anche se tutti, per la prima volta, compaiono su un supporto compatto). È allo stesso tempo un’abbuffata incontrollata e una colonscopia sonora (indolore: lodato sia l’Ipnovel, che annebbia e confonde ma non lascia dimenticare del tutto); un viaggio a ritmo serrato tra le ans(i)e intestinali e quelle musicali, che inizia col primo boccone e termina con l’ultimo bicchiere; uno stomaco che reclama hangover da colmare e torna a riempirsi quando la strada sembrava ormai in discesa, con un curry alla tedesca (cinque minuti e quindici per palati fini), che lascia cadere chi ascolta, sfinito, appunto, nell’Oblio.

All you can eat è il quarto disco degli Slivovitz, band che raggiunge quest’anno il traguardo di un decennio e un lustro di attività (con il primo album fuori nel 2006), seppure le formazioni siano state cangianti, nel corso di questo lungo cammino. È probabilmente il più rock, forse il meglio amalgamato (si veda: “organico”, giusto per rimanere in tema), tanto da farsi immaginare, a tratti, colonna sonora di un Umberto Lenzi o sceneggiatura musicata di uno Scerbanenco. Senza dubbio è il “più perfetto”, da un punto di vista stilistico: un album senza sbavature, dalla prima all’ultima nota, ma di una perfezione formale che quasi nulla sacrifica ad anima e personalità.

Per allestire il banchetto, d’altronde, i sette cuochi (e commensali) ci hanno messo quattro anni. In questo tempo hanno rielaborato, ripensato, litigato, dimenticato, ripescato e ricucito. Hanno accentuato alcune sonorità senza accantonarne altre, hanno suonato un po’ da Goblin un po’ da Napoli Centrale, o forse oggi, dopo quindici anni, è lecito dire semplicemente da Slivovitz. Hanno ripercorso a suon di bassi e chitarre (molto più presenti, rispetto al passato) i propri (baro)traumi (o: La zappa sui piedi, di Santangelo, voce e sax). Hanno riletto con trombe e violini, armoniche e batterie le storie dimenticate, rendendo omaggio, per esempio, con la traccia numero quattro (Passannante, di Riccardi), all’anarchico lucano che, nella Napoli di fine Ottocento, tra via Rosaroll e via Carbonara, tentò di accoltellare Umberto I, finendo poi per morire da folle, tra carcere e manicomio. È proprio questo pezzo l’apice ritmico del disco. Il punto in cui l’andamento, in crescita costante dall’inizio, cambia, ri-discendendo lentamente e preparando chi ascolta (si veda: “mangia”) alla dolce chiusura. Non prima di concedersi un ultimo sussulto digestivo con Currywurst, che è probabilmente il brano più riuscito di questo All you can eat. Un album di sola musica, che non spreca una parola, talmente riuscito da non pagare – come talvolta accade – nemmeno lo scotto di essere troppo riuscito. (riccardo rosa)

Share on Facebook Share on Twitter Share on Google+
Previous Article Il torneo della Fiorelli. Quando la scuola serve a qualcosa
Next Article Dal libro al fritto. Una passeggiata lungo via Mezzocannone

Related Posts

  • Raccontare il presente con la letteratura di genere. Morte astrale di Franco Pezzini

  • La storia del collettivo e della rivista S-Contro. Un libro sugli anni Ottanta a Torino

  • L’ultima fabbrica. In un libro operaio la lunga agonia dell’ex-Ilva di Taranto

  • Liberarsi dal carcere, liberarsi del carcere. Sull’ultimo libro di Beppe Battaglia

Appuntamenti

Edizioni MONiTOR

Lo stato delle città, n°14

Le case dei sogni

Un compagno

Lo stato delle città, n°13

Lo stato delle città, n°12

Lo stato delle città, n°11

Lo stato delle città, n°10

Lievito

La memoria bucata

Lo stato delle città, n°9

Confini

Le guarattelle

Lo stato delle città, n°8

Le fragili alleanze

Lo stato delle città, n°7

La settimana santa

L’estate è finita

La Venere degli stracci

Lo stato delle città, n°6

Baby Gang

Lo stato delle città, n°5

Lo stato delle città, n°4

Solidi

Detti

Lo stato delle città, n°3

Lo stato delle città, n°2

Risalendo la china

Quartieri Spagnoli

L’infelicità italiana

Lo stato delle città, n°1

Lo stato delle città, n°0

Heroes

Lo sparo nella notte

Qualcosa che bruci. Oroscopo di Foucault

Il cielo in una stanza

Lo sparo nella notte

La città orizzontale

Grigio

Primavera breve

Fino all’urdemo suspiro

Vai mo

Palude

iL SINDAKO

Lo stato della città

Il fuoco a mare

La sfida

Odissee

SUPPORTA NAPOLIMONiTOR

AUDIODOC, PODCAST, VIDEO

GALLERIE E REPORTAGE

Storie Disegnate

Lo stato delle città / LA RIVISTA

Newsletter

Loading

Chi siamo

Napoli Monitor è stato un mensile cartaceo, in edicola dal 2006 al 2014.
A partire dal 2010 è un sito di informazione e approfondimento.
Dal 2015 pubblica anche libri e dal marzo 2018 la rivista “Lo stato delle città”.

contatti

La redazione di Napoli Monitor si trova in via Broggia, 11; 80135 – Napoli – info: [email protected]

MONiTOR

© Copyright 2015 - 2023. Proudly supported by dopolavoro and Shift-Left