MONiTOR
  • Home
  • Ultimi
  • temi
    • ambiente
    • casa
    • detenzioni
    • iniziative
    • lavoro
    • migrazioni
    • notizie
    • sanità
    • scuola
    • spazi pubblici
    • storie
    • turismo
  • Città
    • bologna
    • milano
    • napoli
    • roma
    • torino
    • altre città
  • linee
  • culture
    • arti
    • cinema
    • fotografia
    • libri
    • musica
    • teatro
  • Foto
    • fotogallerie
    • fotoreportage
  • storie disegnate
  • Autori
  • edizioni
  • Lo stato delle città
recensioni
1 Dicembre 2016

Delight, disco d’esordio delle Coma Berenices

Monitor
(disegno di controlzeta lab)
(disegno di controlzeta lab)

Delight, album in cinque tracce, è l’esordio discografico autoprodotto delle Coma Berenices, duo polistrumentale napoletano formato da Antonella Bianco e Daniela Capalbo. Le Coma Berenices sono attive dal 2015, con molti live realizzati in giro per l’Italia e una serie di aperture a nomi significativi come Paolo Benvegnù e Caki King.

A partire dal nome della minimale formazione accompagnata da Andrea De Fazio alla batteria, si intuisce l’invito a fare esperienza sonora, in un universo di suggestioni tra mito e poesia. Coma Berenices è una piccola costellazione non sempre visibile, spesso la si può ammirare nelle notti di primavera o d’estate se il cielo è limpido e non è offuscato dallo smog. Dall’elegia di Callimaco, intitolata La chioma di Berenice, estratta dagli Aitia, apprendiamo che la costellazione si trova lì da quando la regina Berenice fece voto di consacrare ad Afrodite, dea della bellezza, la sua meravigliosa chioma come pegno d’amore. Un voto, un sacrificio, una dichiarazione d’amore e d’intenti, nonché l’affermazione allegorica di  un ideale. Se invece ci soffermiamo sul titolo del disco, sul suo significato, scopriamo che non c’è nulla di più autentico del piacere o del fascino dell’imperfezione. Un fascino distratto, o meglio, quel garbo selvaggio il cui concetto fu espresso metaforicamente dal poeta inglese Robert Herrick nei versi di Delight in Disorder. Il poeta esaltava la necessità di lasciarsi andare all’imprevedibile, all’inaspettato, nella vita come nell’arte.

Se durante l’ascolto di Delight si seguono idealmente i percorsi dai quali le Coma Berenices si sono lasciate ispirare, ci si accorge che tutto fila e che ogni traccia è legata all’altra, ma ciascuna si articola in modo imprevisto tra sospensioni, accelerazioni, leggere cavalcate, momenti che alludono a una selvaggia passionalità e subito dopo a una pacata calma. Ogni arrangiamento è un costante dialogo tra chitarre, tastiere, toys e batteria.

Le trame melodiche delle due musiciste miscelano momenti elettroacustici e post rock ben congegnati. In A Spring Blossom, primo singolo estratto dall’Ep, vengono regalati piacevoli istanti folk tra chitarre che simulano il benjo e l’ingresso del mandolino in punta di piedi, mentre in Waves, traccia centrale dell’album, la magia delle chitarre, che ora invocano un basso assente, cedono il passo a una batteria in corsa. Take Care è un invito a lasciarsi andare sui morbidi arpeggi e cadere piano sulle note sospese delle tastiere, così come accade in Idiot, secondo singolo estratto dal disco. Il gioco degli strumenti a corda, in questo costante aggrovigliarsi che è elemento centrale dell’intero lavoro, tocca infine un picco di assoluta intimità in The End, traccia conclusiva dell’album.

Mettendo insieme il mito di Berenice e la poesia di Herrick che ha ispirato Delight, ciò che emerge è una idea di dedizione assoluta alla musica e alla sua sorprendente bellezza, di cura e costruzione lenta e consapevole di un percorso, che speriamo continui a stupire ancora. (danila simeone)

Share on Facebook Share on Twitter Share on Google+
Previous Article Lucio Del Pezzo, l’arte ludica e l’etica del rifiuto
Next Article Scampia, le vele si svuotano, ma la demolizione è lontana

Related Posts

  • Raccontare il presente con la letteratura di genere. Morte astrale di Franco Pezzini

  • La storia del collettivo e della rivista S-Contro. Un libro sugli anni Ottanta a Torino

  • L’ultima fabbrica. In un libro operaio la lunga agonia dell’ex-Ilva di Taranto

  • Liberarsi dal carcere, liberarsi del carcere. Sull’ultimo libro di Beppe Battaglia

Appuntamenti

Edizioni MONiTOR

Lo stato delle città, n°14

Le case dei sogni

Un compagno

Lo stato delle città, n°13

Lo stato delle città, n°12

Lo stato delle città, n°11

Lo stato delle città, n°10

Lievito

La memoria bucata

Lo stato delle città, n°9

Confini

Le guarattelle

Lo stato delle città, n°8

Le fragili alleanze

Lo stato delle città, n°7

La settimana santa

L’estate è finita

La Venere degli stracci

Lo stato delle città, n°6

Baby Gang

Lo stato delle città, n°5

Lo stato delle città, n°4

Solidi

Detti

Lo stato delle città, n°3

Lo stato delle città, n°2

Risalendo la china

Quartieri Spagnoli

L’infelicità italiana

Lo stato delle città, n°1

Lo stato delle città, n°0

Heroes

Lo sparo nella notte

Qualcosa che bruci. Oroscopo di Foucault

Il cielo in una stanza

Lo sparo nella notte

La città orizzontale

Grigio

Primavera breve

Fino all’urdemo suspiro

Vai mo

Palude

iL SINDAKO

Lo stato della città

Il fuoco a mare

La sfida

Odissee

SUPPORTA NAPOLIMONiTOR

AUDIODOC, PODCAST, VIDEO

GALLERIE E REPORTAGE

Storie Disegnate

Lo stato delle città / LA RIVISTA

Newsletter

Loading

Chi siamo

Napoli Monitor è stato un mensile cartaceo, in edicola dal 2006 al 2014.
A partire dal 2010 è un sito di informazione e approfondimento.
Dal 2015 pubblica anche libri e dal marzo 2018 la rivista “Lo stato delle città”.

contatti

La redazione di Napoli Monitor si trova in via Broggia, 11; 80135 – Napoli – info: [email protected]

MONiTOR

© Copyright 2015 - 2023. Proudly supported by dopolavoro and Shift-Left