Delight, album in cinque tracce, è l’esordio discografico autoprodotto delle Coma Berenices, duo polistrumentale napoletano formato da Antonella Bianco e Daniela Capalbo. Le Coma Berenices sono attive dal 2015, con molti live realizzati in giro per l’Italia e una serie di aperture a nomi significativi come Paolo Benvegnù e Caki King.
A partire dal nome della minimale formazione accompagnata da Andrea De Fazio alla batteria, si intuisce l’invito a fare esperienza sonora, in un universo di suggestioni tra mito e poesia. Coma Berenices è una piccola costellazione non sempre visibile, spesso la si può ammirare nelle notti di primavera o d’estate se il cielo è limpido e non è offuscato dallo smog. Dall’elegia di Callimaco, intitolata La chioma di Berenice, estratta dagli Aitia, apprendiamo che la costellazione si trova lì da quando la regina Berenice fece voto di consacrare ad Afrodite, dea della bellezza, la sua meravigliosa chioma come pegno d’amore. Un voto, un sacrificio, una dichiarazione d’amore e d’intenti, nonché l’affermazione allegorica di un ideale. Se invece ci soffermiamo sul titolo del disco, sul suo significato, scopriamo che non c’è nulla di più autentico del piacere o del fascino dell’imperfezione. Un fascino distratto, o meglio, quel garbo selvaggio il cui concetto fu espresso metaforicamente dal poeta inglese Robert Herrick nei versi di Delight in Disorder. Il poeta esaltava la necessità di lasciarsi andare all’imprevedibile, all’inaspettato, nella vita come nell’arte.
Se durante l’ascolto di Delight si seguono idealmente i percorsi dai quali le Coma Berenices si sono lasciate ispirare, ci si accorge che tutto fila e che ogni traccia è legata all’altra, ma ciascuna si articola in modo imprevisto tra sospensioni, accelerazioni, leggere cavalcate, momenti che alludono a una selvaggia passionalità e subito dopo a una pacata calma. Ogni arrangiamento è un costante dialogo tra chitarre, tastiere, toys e batteria.
Le trame melodiche delle due musiciste miscelano momenti elettroacustici e post rock ben congegnati. In A Spring Blossom, primo singolo estratto dall’Ep, vengono regalati piacevoli istanti folk tra chitarre che simulano il benjo e l’ingresso del mandolino in punta di piedi, mentre in Waves, traccia centrale dell’album, la magia delle chitarre, che ora invocano un basso assente, cedono il passo a una batteria in corsa. Take Care è un invito a lasciarsi andare sui morbidi arpeggi e cadere piano sulle note sospese delle tastiere, così come accade in Idiot, secondo singolo estratto dal disco. Il gioco degli strumenti a corda, in questo costante aggrovigliarsi che è elemento centrale dell’intero lavoro, tocca infine un picco di assoluta intimità in The End, traccia conclusiva dell’album.
Mettendo insieme il mito di Berenice e la poesia di Herrick che ha ispirato Delight, ciò che emerge è una idea di dedizione assoluta alla musica e alla sua sorprendente bellezza, di cura e costruzione lenta e consapevole di un percorso, che speriamo continui a stupire ancora. (danila simeone)