Più di duecento persone sono intervenute ieri pomeriggio all’incontro convocato in galleria Umberto I dall’assemblea popolare Bagnoli Libera, in concomitanza con la riunione in prefettura della cosiddetta “cabina di regia” per la “rigenerazione urbana” del quartiere, istituita con la nomina del commissario Nastasi. L’assemblea indetta dai movimenti era una risposta all’invito del commissario, che si era detto disponibile ad ascoltare le idee dei cittadini sul futuro dell’area. Un invito tardivo, suonato come una beffa, dal momento che la cabina di regia era già alla terza riunione, e che persino il comune di Napoli ne era uscito sbattendo la porta, in contestazione al suo ruolo meramente consultivo. Le modalità di discussione e intervento della cabina di regia sono apparse tra l’altro, fin dal primo momento, poco trasparenti. Delle riunioni che avevano preceduto questo tentativo – puramente di facciata – di coinvolgimento della cittadinanza, poco o nulla si è saputo. I verbali di quegli incontri non sono disponibili, mentre l’assessore all’urbanistica Piscopo denuncia che a oggi l’unico progetto presentato dal soggetto attuatore Invitalia non è stato nemmeno diffuso in forma scritta, ma spiegato per sommi capi, oralmente, tramite delle slides. È, questo, un curioso ricorso storico, per chi ricordi la raffazzonata proposta programmatica sull’area ovest, presentata proprio in Power Point, proprio dall’assessore e dal sindaco, durante un consiglio comunale di qualche tempo fa.
La notizia di giornata è comunque l’uscita definitiva del comune dal tavolo. Fino a questo momento il sindaco, per provare a mantenere una posizione di rottura, aveva rifiutato di partecipare, inviando in delega l’assessore Piscopo. Dopo le prime due deludenti riunioni è stato impossibile continuare a tenere due piedi in una scarpa, e questa mattina un comunicato diffuso via web comunicava seccamente l’abbandono. Il comune, va detto, è stato in polemica con il governo Renzi fin dal giorno dell’annuncio del commissariamento, rivendicando il diritto negato all’istituzione cittadina di occuparsi delle questioni di carattere urbanistico.
L’assemblea inizia intorno alle cinque. Gli interventi arrivano dai rappresentanti dei singoli soggetti che partecipano all’eterogenea battaglia contro il commissariamento. C’è l’Assise di Bagnoli, i centri sociali e i collettivi politici non solo del quartiere, gli studenti dei licei della zona, esponenti del movimento per la spiaggia pubblica e gratuita. C’è anche una telefonata di Vezio De Lucia, che in pochi minuti ripercorre gli ultimi anni di storia, esponendo l’efficace teoria della mancata bonifica come pretesto per il rallentamento e l’annullamento di un processo urbanistico che avrebbe portato alla formazione del polmone verde più grande della città. E c’è anche l’intervento del sindaco, che strappa applausi con scontati proclami ¡no pasaran!, confezionati a uso e consumo della soddisfatta platea.
Per la stampa e buona parte dell’opinione pubblica, oggi de Magistris è il difensore della libertà di scelta e dell’autonomia decisionale della città nei confronti della questione occidentale. Da quasi due anni, con questo atteggiamento, il sindaco riesce a mascherare le insufficienze della sua giunta sul tema. Il mancato scioglimento di Bagnoli Futura (crollata poi sotto i colpi dei creditori), il grottesco bluff della delibera sulla spiaggia pubblica, gli equilibrismi e le trattative sulla ricostruzione di Città della Scienza, l’immobilismo durante la svendita di Zoo, Edenlandia e Cinodromo, le promesse mancate sulla Nato, tutto è stato spazzato via dalla spavalderia guascona del primo cittadino, assai più bravo a confezionare marketing politico “derenzizzando” la città che a delineare per essa degli scenari coerenti con i suoi slogan. Quello che più si dimentica, è che proprio questa sciagurata (non) politica è stata assist decisivo per il governo, che ha potuto approfittarne per appropriarsi di qualcosa che non gli compete, sottolineando la continuità del non-fatto della giunta arancione rispetto a quelle che l’hanno preceduta.
Dopo un’ora di assemblea i movimenti decidono di partire in corteo, per consegnare in prefettura un grosso pacco di cartapesta, in riferimento a quello che il governo sta tirando ai cittadini con questo commissariamento. I partecipanti all’assemblea si spostano compatti verso piazza Plebiscito. Nel corteo ci sono un paio di assessori e qualche consigliere comunale. Arrivati in piazza i manifestanti trovano un cordone di polizia deciso a impedirgli l’accesso. Dopo una manovra di aggiramento rugbistica il pacco arriva a pochi metri dal portone, ma ancora gli agenti in antisommossa ne impediscono il passaggio, finché nasce uno scontro a seguito del quale, miracolosamente, lo stesso pacco rimane illeso. Alla fine, dopo una rapida trattativa con la digos, e mazzate sparse date e pigliate, il pacco viene consegnato. L’assemblea continua per un po’ in piazza, mentre dentro la prefettura il commissario ascolta le poche associazioni e gruppi, per lo più istituzionali, che hanno accettato il suo invito. Ancora una volta, al termine dell’incontro, filtrerà pochissimo sull’esito delle discussioni. Le uniche notizie concrete le dà il sottosegretario De Vincenti: la prima è che la prossima assemblea si terrà a Roma, il 20 gennaio; la seconda è che a fine marzo il commissario e il soggetto attuatore discuteranno del progetto definitivo; la terza è che questo progetto potrebbe prevedere la permanenza in loco della famosa inquinatissima colmata. Una idea scellerata che in tanti, in questi anni, hanno provato, senza successo, a imporre. Renzi e i suoi, questa volta, potrebbero riuscire a portare a casa la disonorevole medaglia. (riccardo rosa)
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