Quel 16 gennaio Michele aveva un appuntamento importante. L’aveva segnato con il pennarello rosso su un calendario altrimenti immacolato. Sedici gennaio: bidet. Poteva sembrare un messaggio in codice ma non lo era. Il bidet per Michele era la Pasqua dei sensi, la rinascita dopo settimane di fatica sporca e pensieri impuri. Per questo appuntamento Michele si era ben preparato, facendosi aiutare dal cugino Ettore.
Furto al Carrefour, acciuffati in due. Sono stati bloccati con l’accusa di aver asportato prodotti per l’igiene personale. (cronache di napoli, 15 gennaio).
Pagato il suo irrisorio debito con la giustizia, Michele poté dedicarsi alla catarsi. Al culmine della trascendenza arrivò lo squillo del telefono. La suoneria era Dance on di Morricone. Michele abbandonò le schiume e rispose. Era una multinazionale che desiderava fissare un colloquio con lui, il giorno stesso. Stabilito l’orario, fatti due rapidi calcoli sui tempi, Michele tornò felice alla sua occupazione. Un leggero stato di malessere cominciò a innervargli le tempie, il disturbo di doversi muovere, di dover lasciare il suo trono e andare incontro all’occupazione. Ripensò ai suoi proverbiali ritardi.
Incinta di due mesi prenota l’ecografia, l’Asl: tra dieci mesi (cronache di napoli, 15 gennaio).
Si concentrò sull’immagine da offrire, un’immagine ripulita, limpida, concreta ma con una vena di buonumore.
In opposizione ai cippi illegali si terrà un grande e sicuro “cippo”, la tradizionale pira di Sant’Antonio, sulla spiaggia di Mergellina, anticipato da uno spericolato show di danza verticale nel cielo di Napoli. Cosi Nalbero celebra oggi la festa di Sant’Antonio che a Napoli è spesso accompagnata dalla tradizione di accendere il fuoco. La grande struttura nata per il Natale alla Rotonda Diaz, sul lungomare partenopeo, propone per la serata di martedì una festa del tutto sicura e spettacolare. […] Poi la festa si trasferirà nel ristorante al primo piano della struttura, dove Sire, che gestisce la sala, propone un menù di degustazione dal titolo: “A tavola con il porco”. (il roma, 17 gennaio).
In perfetto orario prese il tram. Si concentrò sulle letture dei gialli che tanto lo appassionavano.
Nowy Targ, novanta chilometri da Cracovia nel sud della Polonia. Conta poco più di trentatremila abitanti e dicono che abbia ospitato Vladimir Lenin, imprigionato per scontare una condanna. «Tutto vero», secondo i residenti. Fa freddo a Nowy Targ. Da qualche settimana le temperature sono talmente rigide che la neve copre gli sterminati prati all’inglese cresciuti a ridosso del fiume Dunajec. C’è bianco ovunque davanti agli occhi dei carabinieri di Torre Annunziata che seguono le tracce di Luigi Bollino. Bianco ai lati delle stradine del centro ordinate a scacchiera, bianco sulle case alte al massimo tre piani, bianco sulla facciata del museo Podhalanskie, e bianco laggiù in fondo alla strada che finisce davanti alla chiesa cattolica Aleksandryjskiej. E bianco è anche il camicione che indossa il boss mentre continua a infilare le sue ricette nel forno di un ristoratore italiano che gli ha offerto lavoro. «È lui». È Luigi Bollino. […] Il pizzaiolo è un criminale pericoloso in fuga da Torre Annunziata. Intanto le sirene sono già all’esterno del locale e lo show è finito. Ora Luigi Bollino è rinchiuso nel penitenziario a pochi chilometri da Nowy Targ in attesa dell’interrogatorio dell’estradizione. In cella nel capoluogo della regione Podhale proprio come Lenin, ovviamente con un’altra storia. Diversa. Profondamente diversa. (giovanna salvati, metropolis, 15 gennaio).
Meraviglioso. Michele era giunto in sede. Un palazzo nuovo nel centro direzionale della metropoli. Uffici disadorni, scrivanie pulite, segretarie ovunque. «Entri, il dottor Luciano la aspetta». Michele aprì la porta e allungò la mano, titubante. Poi il sorriso del dottor Luciano lo mise a suo agio. Che bella persona, qua la mano!
“Saviano-de Magistris, datevi la mano” (la repubblica napoli, 16 gennaio).
«Lei mi sembra un bravo giovinotto», disse il dottor Luciano, un uomo che riponeva fiducia nell’umanità.
Faceva propaganda all’Isis durante le lezioni, definendo “brava gente” i combattenti jihadisti e assicurando che l’obiettivo del califfato è quello di difendere i musulmani in Siria. La professoressa di una scuola media superiore della comunità musulmana della città di Scutari, è stata arrestata. (cronache di napoli, 20 gennaio).
«Mi racconti delle sue esperienze», proseguì Luciano. Michele scelse cosa omettere e cosa aggiungere, poi, con voce sicura, parlò.
Ho venduto camion in Togo, ora faccio la spesa alla Caritas (intervista a francesco, ex imprenditore; la repubblica, 16 gennaio).
«Bene, lei già mi piace», asserì il dottor Luciano. «Ha la risposta pronta e sa incuriosire il suo auditorio».
Pensa che qualcuno tornerà al San Carlo per il Rigoletto o Lucia di Launermoor?
«Non so». (anna paola merone intervista rosanna purchia, sovrintendente del teatro san carlo; il corriere del mezzogiorno, 18 gennaio).
«Il lavoro è mio, il lavoro è mio», pensava Michele. Si immaginò coperto di schiuma nell’estasi del sedicesimo giorno, il giorno del bidet. Che vita! «Mi dica», fece Luciano, «sa lei dirmi per quale lavoro l’abbiamo chiamata?». Michele non lo sapeva. «Lei è così simpatico che vorrei promuoverla ancora prima di assumerla», ridacchiò il dottor Luciano. «Lei conosce Cacopardo? Le spiego: in questa ditta si lavora molto e si produce moltissimo. Ogni fine mese arrivano i complimenti da Tokyo, dalla sede centrale, e nei primi giorni del mese successivo la produzione cala. I dipendenti si cullano sugli allori, capisce? Lei dovrà essere come Cacopardo: riportare i miei dipendenti al raziocinio. Legga questo». Il dottor Luciano gli allungò un foglio di giornale.
L’ultimo inaccettabile scandalo, di cui, da Posillipo a San Giovanni a Teduccio, nessuno è sembrato accorgersi, in una sorta di folle esaltazione collettiva, è costituito dalla celebrazione del trentennale della conquista del primo scudetto nel teatro San Carlo (il più bello d’Italia e dalla prestigiosa tradizione) con la presenza special guest di Diego Armando Maradona. È possibile distinguere tra lo sportivo (si fa per dire, vista la sua poca dimestichezza con i duri allenamenti) naturale e l’uomo? Intorno a questo interrogativo si pone il problema costituito da questa incredibile esaltazione di Maradona, svoltasi nella città in cui, in queste ore, sono stati arrestati quarantacinque adepti del clan Elia, per cui lavoravano tanti minorenni, addirittura bambini di dodici anni, addestrati alla preparazione delle dosi di droga e alla loro distribuzione. Figuratevi che il cinquantaseienne campione argentino (che, invero, dimostra molti più anni di quanti ne abbia anagraficamente), detto il pibe de oro, grasso come si conviene a uno che era già grasso quando giocava, ha addirittura palleggiato sul palcoscenico. (domenico cacopardo, italia oggi, 19 gennaio).
«Capisce ora?», chiese il dottore. «Il posto è suo. Questa ditta ha bisogno di lei, vogliamo essere i migliori e ci serve un Cacopardo come lei».
a cura di palanza
ma che cazzo di genio sei Palanza? ! Io ti adoro.