
All’alba di sabato 9 marzo termina lo sciame sismico che in circa trenta ore aveva fatto registrare cinquantadue terremoti nell’area dei Campi Flegrei. La scossa più forte ha raggiunto una intensità di magnitudo 2,3 con epicentro tra la Solfatara e l’Accademia aeronautica di Pozzuoli. Gli scienziati dell’Ingv-Osservatorio Vesuviano provano a tranquillizzare la popolazione: lo sciame rientra nella fase ascendente del bradisismo. Controlli sono stati effettuati su infrastrutture e sottoservizi stradali.
Ancora problemi legati al collasso della rete stradale invece al Vomero. Sempre sabato mattina i giornali pubblicano sconcertanti foto dei danni provocati da un fiume di fango che ha invaso via Morghen e via Solimena, nei pressi dell’area dove il 21 febbraio si era aperta una voragine innescata dal cedimento di una condotta dell’acqua. Il fango ha invaso il pian terreno del palazzo evacuato a via Morghen e allagato il magazzino di una pizzeria. A collassare è stata la condotta delle acque reflue che attraversa la strada (e la voragine stessa).
Domenica 10 Il Mattino riporta l’arresto di Omar Rivera Gomez, uno dei più grandi narcotrafficanti del mondo. Tra le numerose accuse nei confronti del sessantanovenne l’associazione a delinquere finalizzata al traffico internazionale di stupefacenti, in particolare di ingenti quantità di cocaina dalla Colombia all’Italia (soprattutto a Napoli e a Latina). Rivera Gomez era scomparso da Napoli nel 1992, rendendosi latitante.
Lunedì 11 una nuova scossa di terremoto, stavolta di magnitudo 3, crea preoccupazione nel napoletano. Non proviene dai Campi Flegrei, ma dal Vesuvio. L’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia specifica che si tratta di un caso raro e isolato: “Il Vesuvio è un vulcano attivo, e come tutti i vulcani attivi ha la sua sismicità caratteristica […]. Una sismicità che è totalmente indipendente da quella in atto ai Campi Flegrei. […]. A oggi la rete di monitoraggio del Vesuvio dell’Ingv-Osservatorio Vesuviano non ha registrato anomalie riconducibili a variazioni nello stato dinamico del vulcano. Pertanto, il livello di allerta è verde”.
Martedì 12 il commissario prefettizio Francesco Cappetta incontra la segreteria del comune di Melito, in attesa delle disposizioni che dovranno arrivare dal ministero dell’Interno sullo scioglimento del consiglio, successivamente alle dimissioni di quattordici consiglieri di maggioranza (centrodestra) dopo l’arresto del sindaco Mottola, di alcuni consiglieri di maggioranza e minoranza e di personaggi legati alla malavita locale. Tra le numerose accuse, quelle di scambio elettorale politico-mafioso, attentati ai diritti politici del cittadino, corruzione, tentata estorsione, associazione di tipo mafioso e concorso esterno in associazione mafiosa. Lo scioglimento per il consiglio comunale di Melito è il secondo dal 2005, il quarto dell’ultimo anno e mezzo nel napoletano, dopo quelli di Castellammare, Torre Annunziata e San Giuseppe Vesuviano.
Nelle primissime ore di mercoledì 13, in una strada al confine tra Caivano, Acerra e Afragola, spari contro le baracche in cui da vent’anni abitano alcune famiglie rom. Il parroco Patriciello prova a gettare acqua sul fuoco: “Sugli spari al campo rom non vedo nessi con quanto sta avvenendo qui da qualche mese, dove c’è la presenza delle forze dell’ordine sul territorio ventiquattro ore su ventiquattro. Qualcosa di bello sta succedendo, le cose si vedono”. Bruno Mazza, dell’associazione Un’infanzia da vivere, denuncia invece a Repubblica Napoli: “Vediamo la presenza delle forze dell’ordine ma il degrado non è risolto. […] Nella zona del campo rom i rifiuti solidi urbani e non solo sono molto presenti. Nel Parco Verde non abbiamo ancora lo spazzino. Neppure gli assistenti sociali, di cui avevamo denunciato con forza la mancanza, sono arrivati. […] Nel nostro comune il settanta per cento dei ragazzi non ha superato la quinta elementare”.
Il giorno successivo arrivano cinque misure di sorveglianza speciale per altrettanti uomini, quattro su cinque dei quali sulla cinquantina, residenti a Napoli e appartenenti all’organizzazione neonazista e suprematista Ordine di Hagal. La cellula pianificava azioni e blitz a scopo eversivo. Il “giovane” del gruppo è un ventinovenne ucraino, attualmente nel proprio paese e quindi latitante, in contatto o forse organico nelle fila del Battaglione Azov.
Venerdì 15 paginone del Mattino a celebrazione degli sviluppi turistici della città. “Turisti, Napoli al top, presenze da record: un milione in più” è il titolo principale. Ancora: “Crociere, Msc leader nel Mediterraneo: tre navi a settimana per tutta l’estate”. Chiude il tutto un’intervista all’assessora Armato che dispensa pillole di buona politica: “Ho chiesto all’assessore al bilancio di passare dai 4,2 ai 5,2 milioni stanziati per la promozione turistica”; “Operazioni come il Giro d’Italia o la Napoli Racing show di metà aprile tendono a portare in città visitatori spendenti”; “Stabilizzeremo info-point e bagni”; “Nel 2024 avremo le nuove edizioni di ‘Napoli sacra e misteriosa’, ‘Vedi Napoli e poi…mangi’, e ‘Uanema’. Puntiamo alla fidelizzazione del visitatore che arriva per enogastronomia e cultura”. Mi vengono in mente un paio di incontri a cui ho partecipato, in cui l’assessora Lieto e il sindaco Manfredi ammettevano timidamente che la turistificazione rischia di essere un problema per Napoli e che bisogna immaginare delle politiche di gestione differenti da quelle attuali. Per un attimo penso che la giunta comunale soffra di schizofrenia. Poi mi rendo conto che ci prendono solo per il culo.
Vale la pena, infine, assegnare un premio speciale al solito Mattino e al giornalista Paolo Barbuto, per un articolo sui rom di Scampia, arrivato qualche giorno dopo la morte di un giovane napoletano della comunità rimasto folgorato nel campo di Cupa Perillo e a cui per giorni, per un’assurda vicenda burocratica, il comune di Napoli ha addirittura rifiutato la sepoltura (su questo torneremo nei prossimi giorni). L’articolo è un goffo tentativo di mostrare un presunto, di fatto inesistente, interesse da parte del comune di Napoli – indirettamente corresponsabile della morte del giovane – nello spostare i rom dal campo verso delle case dignitose. A guardare meglio, però, il pezzo è un eccezionale compendio di cattiva informazione, nel suo oscillare tra ammiccamenti alle istituzioni, che in fondo avrebbero a cuore il destino di una comunità che nei fatti è totalmente abbandonata a sé stessa, e continue provocazioni con l’obiettivo di aizzare l’opinione pubblica contro la comunità, a cui si millanta verranno assegnate “case fresche di ristrutturazione”, accompagnate da “un percorso di avviamento al lavoro, esonero dal pagamento delle bollette e delle tasse locali” e “incentivi in danaro per lasciare le baracche”. Un progetto “che più allettante non si può”, una nuova vita in appartamenti “minuziosamente ristrutturati” con “arredamenti nuovi di zecca”. In due righe nel finale, a dispetto dei toni trionfalistici di titolo e testo, si viene a sapere però che il progetto è poco più che un foglio volante in un cassetto di una scrivania e non è stato nemmeno ancora presentato al ministero. Chapeau. (redazione)