A Soccavo il sole splende alto nel cielo. Non fa caldissimo, anzi. Un bel vento fresco. Il fresco di solito mette appetito…
Anche a Fuorigrotta c’è il sole. «Stronza!». Urla. «Vai a cacare, stronza!». Il vecchietto non vuole sapere niente, non ha fatto niente di male. Tutto sommato sembra una persona per bene. La presidente del seggio, dal canto suo, nemmeno ha fatto niente, è stata un po’ fiscale, ma tiene ragione. A momenti il vecchietto le mette le mani addosso. «Sì ma lei è tesissima, tutti stanno tesi in questi giorni, molto più che le altre volte», racconta un rappresentante di lista. «Pensa che bell’ e buono avevano deciso che non potevamo tenere i simboletti delle liste in petto. Nessuna circolare, nessun foglio scritto, pure i poliziotti gli davano man forte. Noi stavamo là dalla mattina. Magari rompeva il fatto che la gente vedeva a noi e agli altri no. Alla fine tenevamo ragione, e ce li hanno fatti mettere». C’è il sole, però ci sta puzza di immondizia, a Fuorigrotta. Il vecchietto ha dato di matto all’improvviso. Forse era teso anche lui, ci teneva molto a votare il suo candidato. Solo che a una certa età i nomi te li scordi, pure se sono persone che conosci bene e di cui ti fidi. Il voto è importante e l’ha chiesto alla moglie. A Fuorigrotta ci sta un sacco di immondizia. Pure fuori alla scuola Leopardi, e magari per il vecchietto non è stato nemmeno facile entrarci. Ci stanno i cumuli di fronte, e le campane bruciate a destra. Il vecchietto ci teneva a votare, ma i nomi a una certa età te li scordi. A una certa età parli pure troppo ad alta voce, e la moglie ha urlato un po’, quando gliel’ ha detto. La presidente li ha richiamati, ma senza fare scenate. Il vecchietto ha dato di matto, le voleva alzare pure le mani addosso. «Vai a cacare, stronza!». Urlava e si dimenava. Stanno tutti nervosi, questa volta.
Che poi Soccavo non è molto lontano da Fuorigrotta. Il sole ci sta sempre, ma la munnezza è un po’ di meno. Pure il vento ci sta sempre, e di questi tempi, figuriamoci l’appetito…
Di cene e pranzi elettorali ne avranno fatte a decine a Pianura. Un consigliere della municipalità, grande amico di Cosentino, e ora candidato al consiglio comunale, è fermo davanti la scuola. Ora schizzichea. All’uscita dal seggio, sulla strada intitolata al piano regolatore, appare stanco. Da consigliere di municipalità a palazzo San Giacomo il passo non è breve. Attraversa chissà quante abbuffate. E poi succede che fai fatica sui falsipiani. Mentre i carabinieri discutono dei loro prossimi impegni («mò il martedì e il mercoledì ci dobbiamo fare pure la partita di champions league»), nel regno di Marco Nonno e Natalino Zarra succede quello che durante le votazioni in molti vociferano. Il candidato al comune chiama a sé due valvassini, allunga loro un po’ di filigrana e li ringrazia. Però, «che ci vuoi fare, s’arrocchiano sempre, succede durante tutte le elezioni», mi dice un vigile poco vigile.
Soccavo sta pure vicino a Pianura. Però si è fatto tardi a Soccavo. Il sole di mezzogiorno è il più caldo. Si dovrebbe sempre votare col sole…
Il fischio di inizio è alle nove meno un quarto. Il sole non ci sta più, il vento sì. Tutto esaurito, dalla curva non vedo un posto libero. La partita è importante, se il Napoli pareggia o vince va in coppa dei campioni, direttamente ai gironi, che significa incontrare il Real, il Manchester, il Barcellona. Il Napoli “ha scassato” quest’anno, terzo è tantissimo. Pure De Magistris nel suo ultimo comizio ha detto che “ha scassato”. Lettieri invece dice sempre che lavora. Nelle interviste dopo il voto tutti i candidati hanno detto che si andavano a riposare, Morcone ha pure detto che andava a Roma a comprarsi i vestiti, perché ora viene il caldo. Lettieri no, ha detto che avrebbe lavorato. Chissà se il Napoli se l’è visto.
Il Napoli avrebbe pareggiato, si sa. Tutti contenti, l’Inter al secondo posto, noi al terzo. Lo stadio è pienissimo, non si vede un posto libero. In mattinata alcuni signori hanno fatto il giro per le case popolari con i biglietti per la partita in mano. I biglietti erano esauriti già da cinque giorni. I biglietti stavano nella mano destra. Nella sinistra il fogliettino con il nome del candidato. È stato strano andare a vedere una partita così importante a seggi aperti. Però là allo stadio pare che non se n’è accorto nessuno. Il Napoli ha pareggiato. Il Napoli giocherà la coppa dei campioni. Che significa Real Madrid, Manchester, Barcellona. La mattina dopo sono contento.
Meno contenti sono quelli del Pd. Cinque e mezza, sede cittadina, via Roma. Che in fondo nemmeno è molto lontana da Fuorigrotta. Dentro il deserto. Tailleur, giacche di tweed, cravatte solo un po’ allentate. Lo stile c’è sempre, al di là del risultato. Paolo Ferrero è quello che si piglia più insulti. Lui e i suoi di Rifondazione comunista, quando compaiono sullo schermo del tg 1. «Ma vedi a ‘sto stronzo, tiene l’uno per cento e parla pure!». Sono incazzati neri, i dati dai seggi sono pessimi. Morcone sta perdendo, non solo contro Lettieri, ma pure contro De Magistris, che a quanto pare andrà al ballottaggio. I giornali direbbero che quella è “la base”. La base è incazzata. Hanno voglia di sfogarsi: «Niente di meno pare che la Iervolino ha tenuto il coraggio di fare un comunicato e dire che la colpa è della sinistra e di Morcone. Faccia tosta!». Ce l’ha con tutti, la base. Farebbero volentieri a mazzate con qualcuno. Con Rutelli, per esempio. Lui spunta in tivvù, si vanta di aver vinto le elezioni. Ancora tailleur. Ma un tailleur incazzato: «Più bugiardi sono e più vanno avanti in politica… miettete scuorno!». Poi all’improvviso mi perdo qualcosa, non capisco che succede. La grande fuga. Neh, scusate ma dove sta Morcone? «Sta in albergo, pare che farà una conferenza stampa da là, ma sono voci». E allora andiamo! «Ma che andiamo a fare, scusate?», fa una giacca di tweed. «Dobbiamo andare, credo sia giusto», risponde il tailleur. Rimango solo, con due vecchietti, nella sede del Pd. La discontinuità. Far perdere Morcone.
Comitato di Lettieri. Sono a via Palepoli, a dieci metri dal mare. Eppure l’aria è pesante. Cesaro non sembra rendersene conto: «Questo è un risultato storico», dice durante una diretta tivvù. Pare ci creda solo lui. Facce lunghe. Martusciello è attaccato al computer e preme F5: «Aggiorna, aggiorna, e aggiorna!». Frequentatore del punto Snai, in attesa di gol a tempo scaduto. Far vincere la bolletta. Il cronista simpatico intanto gira gli uffici gridando :«Pizza e droga per tutti!» e «Ma mò escono le femmine?». Nessuno ride. Un pò di numeri: settantadue punti nei primi cento giorni. Due black-out in due ore. Impressionante la media di Gianni Lettieri e del suo comitato. Gli operatori televisivi chiamano a raccolta i santi. Tu sei lì, in diretta con Cesaro e salta la corrente. E che si fa? Meno male che c’è lo staff di Lettieri che si raccomanda: «Eh, aggiate pacienza, spegnete i fari. Se zompa l’impianto qua, zompa anche al bingo di fronte». Far perdere il bingo: poi chi le sente le vecchiette di Santa Lucia?
La festa, in ogni caso, è altrove. La festa è da De Magistris, la festa è al Jolly. Non c’entra Batman, anche se a pensarci un po’ i due si somigliano. Però quello faceva il giudice, e tiene qualche chilo in più. Lettieri invece è dimagrito, lo disse pure davanti a Berlusconi. In effetti è sciupato. Ma la festa sta sempre al Jolly, inteso come hotel. Entusiasmo, abbracci, militanti. «L’inarrestabile vento del cambiamento trasparente», detta un futuro assessore a un giornalista. Si esagera volentieri. Nessuno lo dice, ma qua sono sicuri che De Magistris sarà il nuovo sindaco. Il Pd alla fine i voti glieli darà, pur di non fare salire Lettieri. Lui se li piglierà. Magari chiederanno qualche assessore, magari qualche volto noto, ma queste cose si vedranno dopo il ballottaggio. Lui, in ogni caso, glieli darà. Far vincere De Magistris, e un poco poco pure far vincere il Pd. De Magistris è contentissimo. Napoli è sua. (testi di riccardo rosa e davide schiavon)