Il 27 agosto 2017 un incendio, probabilmente doloso, ha distrutto decine di baracche, automobili e camper, bruciato terreni e cumuli di rifiuti, nel campo rom di Scampia a via Cupa Perillo. Dopo quell’incendio, sessanta rom sono stati alloggiati dal Comune di Napoli nell’auditorium di Scampia; gli altri sono stati fatti tornare al campo, nonostante le condizioni ambientali fossero ancora più insalubri rispetto a quelle precedenti all’incendio. Per oltre sei mesi i rom sono rimasti accampati nel teatro, in un contesto assolutamente inadatto all’uso abitativo (un unico bagno, acqua a intermittenza, nessun riscaldamento).
In quei sei mesi le promesse dell’amministrazione comunale – dalla sistemazione temporanea nella caserma Boscariello alla bonifica definitiva e riprogettazione del campo – si sono rivelate poco più che chiacchiere da bar. Ad aprile, una discussa delibera riconosceva ai rom che avevano “vissuto” nell’auditorium una modesta somma in cambio dello sgombero immediato della struttura, palesando tutta l’incapacità, e la mancanza di volontà, da parte di de Magistris e la sua giunta, di immaginare un futuro diverso per i rom napoletani, rispetto ai campi spontanei, ai villaggi-ghetto, alle baracche.
Riproponiamo a seguire alcuni dei pezzi pubblicati nel corso dell’ultimo anno sul nostro sito.
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Rom di Scampia, tutte le promesse mancate. De Magistris e Gaeta li abbandonano al loro destino
Sono passati cinquantasei giorni dall’incendio che il 29 agosto ha mandato in fumo diverse baracche del campo rom di via Cupa Perillo. Sessanta rom che hanno perso l’abitazione in quel rogo (doloso?) sono stati alloggiati fin dalla notte successiva nell’auditorium di Scampia. Gli altri sono stati fatti tornare al campo, nonostante le condizioni ambientali post-incendio fossero ancora più insalubri rispetto a quelle già in precedenza ritenute pericolose per la salute di chi ci abita. Eppure, da quasi due mesi centinaia di rom continuano a viverci, non avendo altro posto dove andare, mentre un’altra mezza dozzina di famiglie “soggiorna” nell’auditorium, potendo contare su una sola doccia, su brandine sistemate alla men peggio nelle sale e sul supporto nullo da parte del comune di Napoli.
Dovendo fare i conti con la propria incapacità di elaborare una soluzione a lungo termine, il Comune aveva manifestato l’intenzione di superare l’ennesima emergenza destinando, fino al termine del 2017, i rom all’interno della caserma Boscariello di Miano; in quei tre mesi lo stesso Comune avrebbe dovuto effettuare la bonifica dei terreni a via Cupa Perillo. Ne sono passati due, e alla Boscariello non è stata montata nemmeno una tenda. Allo stesso modo, la bonifica di Cupa Perillo non è nemmeno all’orizzonte.
I rom, invece, hanno continuato a dormire, mangiare, “vivere” all’interno di un teatro. I bambini sono stanchi e gli adulti preoccupati, anche perché il Comune, da qualche settimana, ha del tutto rinunciato a occuparsi di loro. Il 12 ottobre scorso, infatti, è terminato il contratto con cui palazzo San Giacomoaffidava a due cooperative la gestione dell’emergenza: la prima per la mediazione e per la logistica della struttura, e la seconda per la fornitura dei pasti. Per quattro giorni, fino a martedì 17, di quest’ultimo aspetto si sono occupate le associazioni e gli enti religiosi della zona. Una delegazione degli stessi, è stata poi convocata dall’assessore Roberta Gaeta, che ha comunicato lo sganciamento del Comune da qualsiasi incombenza di gestione dell’emergenza, demandata all’opera caritatevole della rete di individui e gruppi del quartiere.
Prima di convocare i soggetti meno conflittivi di questa rete, l’assessore Gaetaha chiamato a rapporto a palazzo San Giacomo, lo stesso giorno, anche i rom dell’auditorium. I rom sono stati redarguiti per non aver pulito a terra e per aver avuto dei comportamenti poco collaborativi con alcuni dei mediatori. Va ricordato che nei due mesi in questione, gli assistenti sociali del comune di Napoli si sono presentati all’auditorium ben una volta, e che gli addetti alla pulizia di Napoli Servizi si rifiutano fin dal primo giorno dell’emergenza di effettuare il loro lavoro. I rom hanno chiesto notizie riguardo la sistemazione provvisoria sostitutiva dell’auditorium, ma l’assessore non è stato in grado di dare risposte. Hanno chiesto se il Comune intendeva occuparsi almeno dei pasti. Anche in questo caso nessuna risposta. (continua a leggere…)
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