È solo dopo aver passato col rosso un semaforo tra il Rione Traiano e la Loggetta che mi accorgo di quanto la sindrome del controllo si sia impossessata di me. Così accosto, guardandomi attorno: nessuno mi osserva, mi defilo di soppiatto.
È la giornata più lunga: quella che dovrebbe decidere il nome del prossimo sindaco di Napoli, anche se tutti sanno che non sarà decisiva. In realtà, quello che si prevede ne venga fuori è una buona affermazione del sindaco uscente de Magistris, oltre al nome del suo sfidante al ballottaggio, uno – salvo sorprese – tra Gianni Lettieri e Valeria Valente. Le parole d’ordine della giornata sono “controllo”, “trasparenza” e “voto pulito”. Fin dalla mattina gli input arrivano da ogni direzione: dalle dichiarazioni dei candidati dopo aver imbucato la scheda, dalla stampa, persino da improbabili galoppini e portavoti d’antan. Tra le parole e i fatti, tuttavia, nei seggi la situazione è più complessa. In ballo ci sono migliaia di candidati e, a tutelarli, altrettanti rappresentanti di lista ingaggiati dagli aspiranti consiglieri, la maggior parte dei quali per la cifra di cinquanta euro cadauno. Una cifra che, a Bagnoli (scuola Labriola, lista DeMa) come al Vomero (scuola Giustino Fortunato, Forza Italia), resiste ai colpi dell’inflazione e unisce tutti, indipendentemente dalla classe sociale e dal credo politico. In mezzo ai rappresentanti di lista ci sono anche i militanti del centro sociale Ex Opg di Materdei, che non nascondono la simpatia per de Magistris e si guadagnano il Social-Network Award di questo giro. Per tutta la giornata, mentre espletano le loro attività di “controllo popolare del voto” (fronteggiando i rappresentanti di lista avversari, chiedendo aiuto alla polizia perché faccia rimuovere striscioni e volantini con i nomi dei candidati, denunciando alle autorità le manovre poco limpide all’esterno dei seggi), i giovani attivisti twittano e condividono su Facebook tutte le tappe della loro impresa, guadagnandosi l’approvazione e l’entusiasmo generale.
Nel mondo reale, tra gli episodi più rilevanti si segnalano: tensioni e minacce continue al seggio in piazza Cavour, vera terra nullius; plebiscito arancione alla scuola Quarati (Vomero), quella in cui vota il sindaco, dove i rappresentanti della lista DeMa possiedono delle sgargianti sacche a spalla di color arancione; l’iperattivismo degli operatori di Tv Luna, che quando ci sono le elezioni organizza degli speciali da far impallidire Sky: in questa occasione, all’esterno di alcune scuole, gli operatori distribuiscono addirittura dei facsimile di scheda ai passanti dando vita ad artigianali exit-poll in tempo reale; il litigio furioso tra un marito e una moglie fuori la scuola Nicolardi, che richiama l’attenzione di tutto il Rione Alto, essendosi la signora confusa nel mettere la croce al posto giusto, compromettendo probabilmente in tal modo il bilancio familiare di questo mese; i conteggi inconcludenti dell’ex europarlamentare Rivellini, fuori il liceo Alberti (Arenella), assieme a un tizio che indossa un giubbotto smanicato della Folgore, una maglietta arancione scolorita, almeno quattro auricolari da telefono cellulare e parla con assoluta certezza del numero di voti su cui “possiamo contare”.
Pian piano, si fa sera. Ma l’attesa sarà lunga, anche perché Napoli rispetta la sua tradizione di lentezza nello spoglio delle schede, procedendo a ritmi pachidermici rispetto a tutte le altre grandi città. Nei comitati elettorali vanno disponendosi le formazioni di giornalisti e politici. Quelli della Valente e di Lettieri si trovano nello stesso palazzo, un elegante edificio di piazza Borsa. De Magistris ha il suo quartier generale all’Agorà (l’ex salone Margherita) di via Santa Brigida ma ha anche affittato uno spazio all’Hotel Oriente, dove viene collocata la stampa in attesa della sua venuta. A più di un’ora dalla fine del voto, però, non si hanno nemmeno i risultati ufficiali dell’affluenza. Quando arriveranno saranno mortificanti, più per i governanti che per i cittadini: solo il 53% dei napoletani ha infatti esercitato il diritto di scegliere il proprio sindaco.
Nel corso delle prime due ore i dati sono pochi e ballerini, provocando reazioni altalenanti. All’Agorà i sostenitori di de Magistris si lamentano e gridano al complotto perché secondo loro Sky e Rai Uno non stanno comunicando i risultati di proposito. Alla prima proiezione però il sindaco supera il 40%, mentre Lettieri ha un discreto margine sulla Valente. Nel comitato del Pd cala una comprensibile depressione: le facce sono tirate, quasi nessuno vuole parlare; la Pagano si aggira come un fantasma, Nicodemo fa il brillante per sdrammatizzare, Di Lello si immola davanti ai cronisti ma parla quasi solo dell’affluenza. Al piano di sotto, intanto, arriva Lettieri. Pare che stia per parlare, per esprimere la propria soddisfazione per aver raggiunto il ballottaggio. In quegli stessi secondi però arriva una proiezione che ridà il Pd in avvicinamento e allora Lettieri va via e sparisce definitivamente da piazza Borsa.
A mezzanotte, sui tavoli della sala stampa del comitato della Valente, compaiono due guantiere dall’aspetto invitante. Passano pochi secondi e arrivano i primi responsi: le pizzette non sono neanche male, ma i rustici con i wurstel e quelli con una strana sabbiolina bianca al vago aroma di ricotta costituiscono un’offesa alla gastronomia. Da Lettieri, i diversivi con cui ingannare l’attesa sono ancora meno invitanti. Nel frattempo si comincia a diffondere la notizia che né Valente né Lettieri parleranno prima dell’indomani mattina (lunedì): i risultati sono incerti, lo spoglio è troppo indietro e non si può rischiare una figuraccia.
Passata l’una e mezza rompo l’impasse e abbandono piazza Borsa per tornare all’Oriente, dove è stato segnalato l’arrivo di gustosi muffin al cacao. Anche lì, però, c’è aria di dismissione e pure i muffin sono stati trangugiati in fretta. De Magistris, dicono, non parlerà, anzi sembra non abbia preso benissimo di non aver vinto al primo turno, tanto che avrebbe mandato a quel paese alcuni collaboratori che gli chiedevano con insistenza cosa dire ai giornalisti in attesa. Dentro e fuori l’albergo si aggirano senza saper bene cosa fare gli ex assessori Fucito, Clemente e Palmieri, il produttore Di Vaio, il fratello del sindaco, i giornalisti del suo ufficio stampa, più tutti quelli che sperano di strappare al sindaco una dichiarazione. Alle due e sei minuti un intervento aereo di Alvaro Pereira, nel tentativo di anticipare il possibile prossimo acquisto del Napoli Héctor Herrera, porta in vantaggio il Messico nella gara di Coppa America contro l’Uruguay. È l’episodio che convince alcuni tra i cronisti meno motivati (a cominciare dal sottoscritto) ad abbandonare l’albergo, pur correndo il rischio di “bucare” una dichiarazione di de Magistris. Le dichiarazioni però non arriveranno, si saprà poi, prima del mattino. Il secondo tempo del match sarà invece spettacolare: tre a uno per i centroamericani, guidati sapientemente da Osorio, mentre per l’Uruguay a nulla serve il gol di uno statuario Godin, attualmente il miglior difensore centrale del mondo. (riccardo rosa)
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