Mi sento scossa, agitata-ah, agitata-ah,
un po’ nervosa-ah.
(prozac+, acida).
Settimana di forti scosse in zona flegrea. Le ultime, in ordine di tempo, sabato mattina, ma soprattutto venerdì a ora di pranzo. Quattro in un’ora, tre in pochi minuti, due delle quali intense (magnitudo 3.6 e 3.7). A leggere i giornali ci sarebbe da fare le valigie e scappare su Marte: ogni articolo è un grido d’allarme motivato con semplici indicazioni di allerta, naturali in una situazione bradisismica come quella in atto, che arrivano da esperti, scienziati e istituzioni. Di solito i titoli sono apocalittici, ma poi per sottrarsi alle accuse (morali e forse anche giudiziarie) di procurato allarme, negli articoli i toni si abbassano.
“Campi Flegrei, rischio gas tossici”, titolava Repubblica Napoli qualche giorno fa, beccando migliaia di click come i colombi le molliche al parco. Poi si scopriva che non c’è “nessun allarme al momento”, che eventuali misure di prevenzione sono legate al continuo monitoraggio dei valori di zolfo, biossido di carbonio e acido solfidrico, e che tutto il casino nasce dal fatto che la Regione Campania ha aggiornato il piano di evacuazione eventuale degli ospedali, in caso di aumento del rischio, inserendo un articolo che fa riferimento all’emissione di questi tre gas. Il bollettino della Protezione civile, intanto, “non ha mostrato significative variazioni dei parametri”.
Insieme a un’altra redattrice di Monitor intervistai lo scorso novembre un vulcanologo dell’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia, che ci fece riflettere sul rapporto tra esperti, enti di ricerca, esecutivo e amministrazioni locali per un’analisi di quanto stava accadendo nei Campi Flegrei. Nonostante, stando ai giornali (ma anche, per esempio, al ministro della Protezione civile), sembrava che da un giorno all’altro saremmo stati tutti ricoperti di lava bollente, poche settimane dopo quell’intervista le scosse diminuirono di intensità e frequenza. La cosa perse di interesse per i giornali, salvo ritornare con i soliti articoli ogni qual volta una scossa più forte o uno sciame sismico faceva capolino. I momenti di “vuoto” avrebbero potuto essere l’occasione per un’inchiesta seria, ma manco a parlarne: le uniche cose che si trovano on-line sulle modalità di gestione della crisi sono i comunicati istituzionali; nessuno sta indagando sul monitoraggio della stabilità degli edifici, sulle relazioni tra il ministero alla Protezione civile e i comuni, sulla spartizione dei finanziamenti. Le scosse, intanto, coi loro alti e bassi (e soprattutto le attese), ci fanno compagnia.
Napoli saluta Mazzarri, arriva Calzona. Serviva la scossa, ma… (cityrumors.it, 20 febbraio).
Meluso: “Calzona per la scossa, ce l’aspettiamo già stasera” (mauro meluso, 21 febbraio).
Napoli, la scossa di Calzona accende la rincorsa all’Europa (napolipiù.com, 9 aprile).
Calzona: “Ho dato una scossa alla squadra, dobbiamo reagire!”. (conferenza stampa, 26 aprile).
Calzona non è stato in grado di dare una scossa. Si è fatto inghiottire da uno spogliatoio che non ha più feeling con lui. […] Si dice che viva da separato in casa, che la squadra non lo segue e che va per i fatti suoi. (il roma, 8 maggio).
“Scossa” viene dal latino excutere, composto da ex rafforzativo e da quatere (agitare, scrollare).
È una scossa il movimento tellurico del terremoto, che vibra sotto i piedi e che si scrolla gli edifici di dosso; è scossa l’elettricità che scocca in un corpo e ne contrae i nervi in spasmi; una notizia o un evento può lasciare scossi, secondo quel turbamento psichico e fisico che si prova dopo un trauma. […] La parola è un’entità intellettuale, ma i concetti pronunciati si sentono con tutto il corpo, e restare bene ancorati a quella sensazione che la parola suscita non è solo mestiere da attori: è necessario per chiunque trovi un valore nella buona espressione e nel parlare bene. (unaparolaalgiorno.it)
Terremoto giudiziario a Sant’Antimo. Le intercettazioni: “I Cesaro vollero perdere le elezioni 2017 per non destare sospetti” (terranostranews.it).
Dalla scossa che ha travolto la sua famiglia continua a salvarsi, almeno per ora, l’ex senatore di Forza Italia Luigi Cesaro, che nell’ambito del procedimento che ha visto condanne a dieci e undici anni per i suoi tre fratelli, è a giudizio separatamente. La sua posizione venne a suo tempo stralciata perché, all’epoca dei fatti, Cesaro era protetto dall’immunità parlamentare (sia sul piano cautelare che per l’utilizzabilità di alcune intercettazioni). Anche lui, però, come i suoi fratelli, è accusato di essere “l’interfaccia del clan Puca” e l’anello di congiunzione nel suo feudo elettorale tra camorra e politica.
Curioso è il fatto che se con una scossa è crollato l’impero della famiglia Cesaro, con una scossa era anche iniziato. L’ex senatore e presidente della Provincia aveva cominciato infatti (ce lo dicono atti processuali di una trentina d’anni fa) la sua carriera politica proprio dopo aver ricucito i rapporti con Pasquale Scotti, uomo ombra di Raffaele Cutolo e reggente della Nuova Camorra Organizzata durante la carcerazione del suo capo, e inoltre gestore insieme a Vincenzo Casillo delle relazioni tra camorra e politica nel post-terremoto del 1980. A metà anni Ottanta Cesaro fu assolto da un procedimento che lo vedeva corriere di alcune lettere scambiate tra Rosetta Cutolo e Pasquale Scotti, processo in cui era accusato (e condannato in primo grado) di avere rapporti politici ed economici assai stretti con la Nco. Non è dato sapere, dalle sentenze, come mai (e a che prezzo) Cesaro ebbe la benedizione di donna Rosetta, la quale chiese a Scotti di smettere di taglieggiare l’imprenditore, che di lì a poco avrebbe iniziato la sua ascesa politica.
“Terremotati, sono Ciro Cirillo, sono rinchiuso nella prigione del popolo come prigioniero di guerra delle BR. Sto pagando trent’anni di attività antiproletaria. Ho capito che la ricostruzione non può essere basata sulla deportazione”. (brigate rosse, comunicato n. 5 del sequestro cirillo)
Tonino ‘o Scienziato è un eccentrico personaggio del Rione Traiano. Pioniere delle tivvù private napoletane, appena si rese conto delle potenzialità della trasmissione su rete locale acquistò decine di frequenze a pochi soldi, ma non si arricchì mai perché le emittenti private nate in seguito trasmisero per anni senza dargli un soldo, finché il suo acquisto non fu dichiarato illegittimo. Immediatamente dopo il sisma del 1980, e poi in maniera più discontinua per anni, ‘o Scienziato si mise a girare per Napoli, e in particolare tra Fuorigrotta, il Rione Traiano e Pozzuoli, per intervistare i terremotati che avevano perso tutto e vivevano in situazioni inumane, tra le baracche, il fango e i topi. Una parte importante delle sue trasmissioni fu dedicata tra l’83 e l’84 agli sfollati per il bradisismo di Pozzuoli, evacuazione che aprì la strada a numerose speculazioni edilizie. Le trasmissioni dello Scienziato si svolgevano sempre in strada e alternavano decine di minuti di tirate in cui il conduttore insultava politici locali e nazionali a testimonianze dirette dei terremotati. Viste oggi, costituiscono un documento importante sulle condizioni in cui furono lasciate per mesi, a volte per anni, nei container e nelle roulotte, migliaia di persone, così come sul sistema clientelare delle assegnazioni e sulla rabbia delle persone che di lì a poco si sarebbe trasformata in pratiche di lotta per la casa.
(riccardo rosa)